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Inchiesta Mose, Orsoni chiede il patteggiamento e torna sindaco

Scarcerato dal gip, ora si attende la decisione sui quattro mesi patteggiati per lʼaccusa di finanziamento illecito. Orsoni è subito rientrato a Caʼ Farsetti per riprendere i poteri da sindaco di Venezia

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Giorgio Orsoni ha concordato, attraverso i suoi legali, con i pm dell'inchiesta Mose un patteggiamento a quattro mesi. Sulla congruità del patteggiamento dovrà esprimersi il Gup. Orsoni è indagato per finanziamento illecito ed è stato rimesso in libertà dal Gip. In questo modo è tornato a tutti gli effetti a ricoprire la carica di sindaco di Venezia. Immediatamente ha raggiunto l'ufficio a Ca' Farsetti, accolto da un breve applauso di alcuni dipendenti.

Questa mattina il Gip, Alberto Scaramuzza, aveva accolto la richiesta del difensore di Orsoni, Daniele Grasso, e revocato i domiciliari a Orsoni ritenendo, anche dopo l'interrogatorio del sindaco, che non vi fossero più esigenze cautelari. Orsoni era stato arrestato, e posto ai domiciliari, il 4 giugno, assieme ad altre 34 persone.

"Non mi dimetto da sindaco" - Giorgio Orsoni ha escluso di dimettersi dall'incarico di sindaco e ha sottolineato di aver sempre operato a favore della città: "Mi sono fatto molti nemici e forse questo è lo scotto che ho pagato. Ho deciso di non dimettermi perché non ci sono le condizioni oggettive per farlo, non ho nulla personalmente da rimproverarmi". Poi, su quanto detto dall'ex presidente di Cvn riguardo a soldi che gli avrebbe, almeno in una occasione, portato a casa in una busta, ha tuonato: "Giovanni Mazzacurati è un millantatore".

"Finanziamenti illeciti? Non potevo saperlo" - Orsoni ha poi detto di non aver mai immaginato "che venissero utilizzati sistemi illeciti" per la sua campagna elettorale nel 2010. Per il sindaco a ricevere il denaro era il suo mandatario: "Non potevo sapere che i fondi fossero illeciti" e "su come le aziende del Cvn reperissero quel denaro". Ho incontrato durante la campagna elettorale - ha aggiunto - "imprenditori o sedicenti tali che mi hanno detto che mi avrebbero sostenuto e votato senza sapere come e perché".