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Gallarate, fuga finita: preso Domenico Cutrì

Lʼergastolano era in fuga da lunedì, dopo che un commando armato, a colpi di pistola, aveva consentito la sua evasione

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I carabinieri hanno posto fine all'evasione di Domenico Cutrì, l'ergastolano fuggito dal tribunale di Gallarate (Varese) dopo una sanguinosa sparatoria in cui ha perso la vita il fratello Antonino. Cutrì è stato preso non distante dalla zona in cui è verificata l'evasione. Era fuggito lunedì scorso, intorno alle 15, quando un gruppo armato era entrato in azione davanti al tribunale di Gallarate dove l'ergastolano doveva sostenere un processo.

Gallarate, fuga finita: preso Domenico Cutrì

Ad entrare in azione per catturare l'ergastolano Domenico Cutrì e l'uomo che si trovava con lui sono state le teste di cuoio dei carabinieri del Gis (Gruppo intervento speciale). A individuare il covo erano invece state le indagini dei carabinieri di Varese, Milano e del Ros (Raggruppamento operativo speciale). La pistola 375 magnum che Mimmo Cutrì aveva con sè aveva il colpo in canna, ma gli investigatori lo hanno sorpreso nel sonno e non è stato in grado di usarla.

Il covo dell'evaso: come un animale braccato - All'interno del covo dove è stato catturato, c'erano generi alimentari, pacchi di pasta e scatolette di tonno, sparsi a terra, davanti al divano dove dormivano l'ergastolano e il suo complice Luca Greco. Sul pavimento anche copie di quotidiani come 'Il Giorno' e 'La Prealpina' con la cronaca dell'evasione. Cutrì aveva a disposizione una palazzina in ristrutturazione di due piani in via Villoresi, poco lontano dal centro di Inveruno (Milano) e dalla casa dove vivono i genitori. Le porte delle stanze sono state sfondate.

Trovate centinaia di videocassette - Cutrì viveva in condizioni di degrado, e per cucinare utilizzava un fornelletto da campeggio. Il cortile dove si trova la palazzina è circondato da altre case ma, come raccontano alcuni residenti, nessuno si sarebbe accorto di movimenti sospetti. Nell'iniziale covo di Cellio, nel vercellese, i carabinieri hanno trovato centinaia di videocassette a dimostrazione che Domenico Cutrì aveva intenzione di passarvi molto tempo. L'uomo è stato definito un "maniaco" della sicurezza dei covi (era stato latitante anche in passato). Nell'abitazione della sua famiglia è stato trovato uno scatolone di telecamere.

Trasferito a Opera con il fratello -
Cutrì e il fratello più giovane, Daniele, che è accusato di avere fatto parte del commando che l'aveva liberato, sono stati trasferiti nel carcere milanese di Opera. I due si trovano in un settore ad alta sicurezza. Domenico Cutrì, da quando i carabinieri del Gis hanno fatto irruzione nel suo ultimo covo, dopo esser stato arrestato, si è chiuso nel silenzio.

La Cancellieri si complimenta - Il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, ha telefonato al comandante dell'Arma dei Carabinieri, generale Leonardo Gallitelli, per complimentarsi per la cattura di Domenico Cutrì. "Il ministro - dice una nota - ha ringraziato tutte le forze di Polizia e la magistratura per collaborazione che ha portato alla rapida conclusione della fuga e anche alla cattura dei complici".

Alfano: "Importantissimo segnale per i cittadini" - L'arresto di Domenico Cutrì "è un importantissimo segnale per i nostri cittadini, perché dimostra che la sicurezza è sempre al primo posto". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Angelino Alfano. "E' stata una settimana di grande sacrificio per tutti - ha aggiunto il ministro - che però ha prodotto degli ottimi risultati".

Procuratore alla famiglia Cutrì: "Un morto e due in carcere bastano" - Il procuratore di Busto Arsizio, Gianluigi Fontana, ha replicato alle dichiarazioni dei familiari di Domenico Cutrì che giorni scorsi si erano detti contenti che il figlio fosse libero. La madre, in una intervista lo aveva anche invitato a non costituirsi. "Voglio fare un appello ai familiari di Cutrì - ha detto il magistrato -. Lo Stato è forte e il suo lavoro non è finito. Un figlio morto e due in carcere bastano".

Un testimone: assistito all'irruzione, ho avuto paura - "Ho sentito un forte rumore, nel pieno della notte, e mi sono svegliato: poi mi sono affacciato alla finestra e ho visto i carabinieri che facevano irruzione". Questo il racconto di un pensionato che vive nell'appartamento di fianco alla palazzina dove si trovava il covo dell'evaso Domenico Cutrì, bloccato dai Gis dei carabinieri in una palazzina in ristrutturazione a Inveruno (Milano). "Ho avuto molta paura - ha proseguito - Non mi sarei mai aspettato che l'evaso si nascondesse proprio di fianco a casa mia - ha concluso - non ho mai sentito rumori strani e, solo una volta, ho visto una persona che portava all'interno uno scatolone con dei generi alimentari".

Mandante di un omicidio - Domenico Cutrì, 32 anni, era stato condannato in appello all'ergastolo come mandante dell'omicidio di un polacco che aveva insidiato la sua fidanzata. Del commando che lo ha liberato facevano parte, secondo quanto accertato dai carabinieri, i suoi fratelli Antonino, 30 anni, ucciso nel conflitto a fuoco con gli agenti della Polizia penitenziaria, e Daniele, 23 anni, fermato due giorni fa. Altri tre componenti del commando erano stati fermati a Cellio (Vercelli) dove era stato allestito un covo e un quarto a Napoli. In carcere si trova anche la compagna di Antonino Cutrì, Carlotta Di Lauro, accusata di aver fornito supporto logistico all'evasione.