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"Bisogna pensare in modo strategico e riflettere su ciò che si fa per arrivare alla cima"

Appassionata di sport e viaggi, amante della natura, Paola Trecarichi, VP Italy di HiPay, si racconta a Tgcom24

Grinta e dolcezza: Paola Trecarichi, VP Italy della fintech HiPay, oggi ai vertici della carriera, ha saputo accettare le sfide con grande coraggio e determinazione, anche buttando il cuore oltre l'ostacolo.

Paola Trecarichi, VP Italy di HiPay

Ciao, Paola. So che ti trovi a Milano in questo momento…
Sì, sono nel mio ufficio. Con questa bella giornata e le montagne che sembra di poterle toccare non vedo l’ora che sia domani: ho progettato un fine settimana lungo per andare a sciare.
 
Lo sport fa parte della tua vita.
E’ così da sempre. Tanto per cominciare devo dirti che io ho origini valtellinesi e anche se sono cresciuta a Milano la montagna fa parte del mio DNA. Fin da piccola sono stata abituata al contatto con la natura: non solo lo sci, uno sport che adoro, ma lunghe passeggiate e anche l’esperienza di vivere in baite dove si arriva solo a piedi e manca l’elettricità. Recuperare la legna, fare rifornimento di acqua e vivere appieno il contatto con le cose più vere sono per me esperienze assolutamente fondamentali.
 
Aria aperta e fatica fisica: come si conciliano con un ruolo professionale importante come il tuo?
Sono importantissimi! Io mi occupo fondamentalmente di numeri e, come manager, le giornate sono dense di incontri e di attività. Ritrovare la concentrazione e fare fatica fisica vera è vitale per mantenere un sano equilibrio anche psicologico. Mi rendo conto che maggiori sono le responsabilità, maggiore diventa il bisogno di evasione: ecco perché mi impongo di “staccare” e ogni tanto decido anche di interrompere la settimana con una piccola fuga fuori dalla città.
 
A proposito di fatica: arrampicarsi è difficile?
L’arrampicata è uno sport che ho iniziato a praticare di recente, d’altra parte io adoro affrontare nuove sfide, sul lavoro come nello sport, anche per misurarmi in ambiti diversi. L’arrampicata è molto mentale, occorre pensare in modo strategico, riflettere su ciò che si fa per riuscire ad arrivare alla cima. Un po’ quello che faccio in ambito professionale, un vero parallelismo. Mi servono nuovi stimoli, ma non sono una persona spericolata.
 
Dalla Valtellina alla finanza: mi racconti come è andata?
Come ti dicevo, la montagna ti insegna ad essere forte e a fare fatica per ottenere ciò che ti serve; in qualche modo ti impartisce i valori più autentici. E’ il motivo per cui da bambina pensavo che avrei fatto qualcosa di attinente alla botanica, per cui mi iscrissi alla facoltà di biotecnologia una volta terminato il liceo. Sostenni tutti gli esami del primo anno, ma poi mi resi conto di non avere la dedizione necessaria per proseguire: l’attività di laboratorio non faceva per me. Optai quindi per un corso di studi decisamente più concreto, quello economico e finanziario, scelta condivisa anche dalla mia famiglia, e la natura rimase un hobby.
 
La carriera è stata rapida.
Subito dopo la laurea iniziai a lavorare in banca, facendo il classico percorso di tutti i nuovi assunti. Imparai moltissimo, ma si trattava di un lavoro troppo statico per me, che amo invece i contesti più frizzanti e innovativi. Dopo la banca, mi sono occupata di cinema, di politica e di consulenza internazionale per le imprese italiane che operano all’estero, per poi approdare in una azienda finanziare che ha nel “mobile payment” il proprio core business. Furono cinque anni estremamente faticosi, ma ricchi di soddisfazioni, una delle prime vere sfide della mia carriera.
 
Poi l’arrivo alla fintech francese HiPay, specializzata in pagamenti digitali.
Si è trattato di una vera occasione. Fui chiamata per un colloquio, credevo si trattasse di supportare quello che ritenevo il mio capo, ma quando accettai scoprii che in realtà andavo ad occupare proprio il suo posto. Non fu facile all’inizio: ero abituata a lavorare con un team piuttosto nutrito e mi ritrovai da sola con un PC aperto sulla mia scrivania. Mi è stata data fiducia da tutti i più alti livelli dell’azienda a partire dall’Amministratore Delegato, che ho ripagato ottenendo grandi risultati: ammetto di essere stata coraggiosa nell’affrontare una sfida così impegnativa.
 

Lavoro e vita privata, non è sempre facile.
Ammetto che non è tanto una questione di tempo, quanto piuttosto una questione di ruolo: non sempre gli uomini sono pronti a condividere la carriera della compagna. Ancora oggi forse c’è un po’ di insicurezza e ruoli importanti ricoperti dalle donne fanno un po’ paura, i maschi temono di esserne schiacciati. D’altra parte, io sono una persona molto forte e molto decisa, ma allo stesso tempo dolcissima: lo sanno bene gli amici e i collaboratori coi quali mi interfaccio ogni giorno.
 
Essere donna e manager in azienda è ancora una sfida?
In HiPay la componente femminile è attorno al 40%, quindi piuttosto ben rappresentata. Certamente quando mi rapporto con i manager uomini qui in Italia c’è sempre una certa diffidenza: parlare di soldi a una donna, peraltro giovane, è ancora un po’ un tabù. Diverso invece il discorso con le top manager donne: in questo caso vince la competenza, senza preclusioni, ma al contrario sempre con grande disponibilità all’ascolto, grande attenzione e nessuna competitività. Le donne hanno una marcia in più, affrontano tutto con più impegno e dedizione, ma mai con aggressività seppur in modo deciso: ecco perché ottengono grandi risultati e arrivano al successo.
 
So che hai anche un lato molto creativo: me ne parli?
Vivendo nel mondo dei numeri, nella mia sfera più privata do libero sfogo alla creatività. Ho fatto un corso di ceramica, di cucito e poi mi piace dipingere: amo sperimentare. Tra le cose che amo fare di più in assoluto, sicuramente viaggiare: un po’ per lavoro, un po’ per diletto, ho visto tantissimi posti nel mondo e qualcuno lo porto nel cuore. Uno fra tutti? Il Messico, dove tra villaggi e indigeni, ho vissuto esperienze indimenticabili. Infine, non posso negare di amare il mare, ma dalla barca a vela: con gli amici, in condizioni difficili, anche a costo di rinunciare a una vita comoda, ma decisamente più autentica.
 
Un consiglio alle donne che vogliono fare un percorso di carriera?
Mai bloccarsi. Bisogna buttarsi senza avere paura: la formazione la si fa anche sul campo, si cresce e si impara mentre si fa, non occorre sapere tutto prima. Sono convinta che se vuoi, puoi e ci riesci, ma se non accetti la sfida non saprai mai se ce l’avresti fatta davvero. 
 

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