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Pensiero positivo: lamentarsi uccide la gioia

La negatività e il mugugno alimentano il malessere e rendono ancora più difficile raggiungere i propri obiettivi

Pensiero positivo: lamentarsi uccide la gioia - foto 1
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Il mugugno? Meglio dimenticarlo, almeno se vogliamo essere felici e raggiungere più facilmente i nostri obiettivi.

Chi tende a lamentarsi di sé, delle persone con cui è in contatto o della situazione che vive ha maggiori difficoltà a realizzare i propri obiettivi e, in estrema sintesi, ad essere felice e soddisfatto Per questo, pensare e parlare positivo è il punto di partenza ideale per migliorare la qualità della nostra vita.

QUESTIONI DI CERVELLO – L’abitudine di lasciarsi andare a lamentele frequenti agisce perfino sul nostro cervello. il malumore infatti influenza negativamente l’ippocampo, l’area cerebrale preposta alla soluzione dei problemi. L’abitudine di recriminare continuamente, ma anche il fatto di trovarsi a stretto contatto con persone che hanno questa consuetudine, “stressa” inutilmente i neuroni di questa parte del cervello, che finiscono per lavorare male o addirittura per smettere di funzionare.

SFOGO O MUGUGNO? – Sbottare per un contrattempo o per qualcosa che non va è ben diverso dalla recriminazione. Il fatto di tirar fuori il nostro malcontento per qualcosa che percepiamo come un ostacolo è un benefico complemento di un’esperienza negativa e uno strumento salutare per concludere e superare il contrattempo. La lamentela è invece uno sfogo senza fine, che non porta da nessuna parte.

LAMENTARSI NON E’ UTILE – Spesso si crede che la recriminazione possa avere effetti positivi. Al contrario, continuare a rivangare quello che non va mantiene la mente concentrata su qualcosa che crea disagio, ci porta a identificare noi stessi con fatti negativi, ci lega al passato (e a un passato poco piacevole), impedendoci di superarlo e di guardare al futuro, per renderlo migliore. Il brontolone seriale, inoltre, finisce per rendersi sgradevole a chi gli sta vicino: tenderà quindi a trovarsi emarginato e la solitudine finirà per aumentare il senso di insoddisfazione, in un circolo vizioso sempre più difficile da spezzare.

OBIETTIVO: TROVARE SOLUZIONI – La “ruminazione”, ovvero la tendenza a crogiolarsi nella propria insoddisfazione, toglie energie e impedisce di mantenersi attenti e vigili alle opportunità che possono presentarsi. Insomma: non facilita per nulla la ricerca della soluzione al nostro problema. Anzi, può addirittura farce perdere di vista i nostri obiettivi.

PARLARE POSITIVO – Gli studiosi, analizzando le relazioni tra pensiero e linguaggio, hanno scoperto che il fatto di utilizzare espressioni negative tende a generare pensieri negativi. Per questo è utile utilizzare frasi il più possibile positive anche per esprimere esperienze che ci creano disagio. Ad esempio, invece di esclamare: “il mio lavoro è un vero disastro, non ne posso più!”, possiamo provare a dire: “Oggi è stata una giornata pazzesca, ma domani di sicuro andrà meglio”. Utilizzare concetti positivi mette in evidenza l’obiettivo che vogliamo raggiungere invece della fatica e dell’impegno necessario per ottenerlo. E se non ci pare di vedere nulla di roseo da esprimere, possiamo ricorrere a qualche artificio: ad esempio, se ci alziamo stanchi morti la mattina, invece di esclamare alla nostra immagine riflessa nello specchio “Sono stanco!”, possiamo dire: “Sono stanco, ma il film che mi ha tenuto alzato fino a tardi era davvero bello!”, oppure: “La palestra mi ha massacrato, ma mi sento già più tonico!”