la legge fissa dei tetti

Consiglieri e presidenti regionali: quanto guadagnano davvero?

La Toscana sceglie di pagare fino a 13mila euro al mese, il Piemonte si ferma a 10mila. Ma cosa fanno veramente i politici locali per questi soldi?

24 Nov 2025 - 12:09
 © Istockphoto

© Istockphoto

Quanto guadagnano i rappresentanti regionali? Domanda ancora più pressante in questi giorni, quando Campania, Veneto e Puglia sono tornate alle urne per rinnovare le proprie giunte. Tra i 10mila e i 13mila euro lordi al mese i presidenti regionali, mentre i consiglieri possono arrivare fino a 11mila euro. Una cifra ben al di sopra dei compensi standard di un cittadino qualunque: secondo i dati Inps, la retribuzione media annua si attesta sui 24mila euro. Un consigliere regionale guadagna dunque più di quattro volte la media nazionale, un presidente di regione più di cinque volte e mezzo. Ma come si arriva a questi numeri? E quali sono le responsabilità che giustificano compensi così elevati?

La struttura della retribuzione è complessa e articolata. Il guadagno non è uno stipendio tradizionale, bensì un insieme di tre voci ben distinte: indennità di carica, indennità di funzione e rimborso spese per l'esercizio del mandato. Un compenso certamente e forse a ragione più alto della retribuzione media che riflette, almeno teoricamente, l'importanza del ruolo e la dedizione esclusiva richiesta. Nella pratica, il carico di lavoro è variabile e difficile da misurare in modo oggettivo.

Quanto prevede la legge

 Il decreto legge 174 del 2011, convertito in legge due anni dopo, ha stabilito un sistema omogeneo per tutte le regioni italiane. Per un consigliere regionale il limite massimo mensile è fissato a 11mila cento euro lordi. Per il presidente della regione il tetto sale a 13mila ottocento euro lordi.

Questi massimi possono essere distribuiti dalle singole regioni secondo logiche proprie. Una regione potrebbe optare per un'indennità di carica più alta e rimborsi spese minori, un'altra fare il contrario. Ognuna ha margine di manovra, purché non superi il tetto complessivo.In termini annuali, stiamo parlando di cifre tra i 130mila e i 165mila euro lordi per un consigliere, a seconda di ruoli specifici che ricopre. Per il presidente della regione il totale arriva a circa 180mila euro annui.

Le regioni più generose e le più parsimoniose

 La Toscana si posiziona ai vertici della generosità: il presidente Eugenio Giani percepisce circa 13mila euro lordi mensili, distribuiti tra indennità di carica e funzione. All'altro capo della classifica troviamo il Piemonte, dove il presidente guadagna 10mila duecento euro al mese, e l'Emilia Romagna con 9.758 euro mensili. Entrambe hanno scelto deliberatamente di restare al di sotto del massimo consentito dalla legge.
 

Come si compone il guadagno

 L'indennità di carica rappresenta la base. Si aggira intorno ai 7mila euro mensili ed è riconosciuta a tutti gli eletti, indipendentemente da incarichi aggiuntivi. È soggetta a tassazione Irpef come un normale reddito da lavoro dipendente.

Il rimborso spese è la seconda voce. Ammonta a circa 4.100 euro mensili ed è pensato per coprire i costi di rappresentanza, viaggio e gestione connessi all'attività politica. Questa somma è frequentemente detassata o parzialmente detassata, a differenza dell'indennità di carica.

L'indennità di funzione è la terza componente, ma qui le cose si complicano. Non spetta a tutti. La ricevono solo coloro che ricoprono incarichi specifici: il presidente della regione, gli assessori, i presidenti di commissione, i capigruppo, i segretari dell'ufficio di presidenza. Per questi ruoli l'indennità di funzione varia tra i mille e i 2mila euro mensili, a seconda della carica. Un consigliere semplice, senza incarichi particolari, guadagna meno di uno che sia presidente di commissione o capogruppo. Questo meccanismo premia le responsabilità maggiori, almeno sulla carta.

Cosa fanno, davvero

 Il compenso elevato è giustificato, almeno secondo la legge, dalle funzioni che consiglieri e presidenti svolgono. Si tratta di incarichi che richiedono, teoricamente, una dedizione completa. I consiglieri regionali esercitano funzione legislativa su tutte le materie di competenza regionale: deliberano e propongono leggi su sanità, trasporti, istruzione professionale, ambiente e sviluppo economico. Controllano l'operato della giunta regionale tramite mozioni, interrogazioni e interpellanze. Approvano il bilancio annuale della regione e definiscono l'indirizzo politico dell'assemblea. Partecipano alle sedute del consiglio e alle commissioni permanenti, dove avviene il vero lavoro legislativo e di controllo. Una parte significativa del tempo è dedicata all'attività sul territorio: incontri con cittadini, sindaci, associazioni, rappresentanti di categoria. Lo scopo è raccogliere istanze e monitorare l'efficacia delle politiche regionali.

Il presidente della regione, invece, è capo dell'esecutivo regionale. Dirige l'intera giunta e rappresenta la regione all'esterno nei rapporti con lo Stato centrale e l'Unione Europea. È responsabile dell'indirizzo politico complessivo, della gestione della sanità (una competenza cruciale e impegnativa), dei trasporti pubblici, dell'istruzione professionale e della formazione, dell'ambiente e dell'energia. Promulga le leggi regionali ed emana regolamenti. Affronta emergenze immediate e negozia finanziamenti e programmi europei. È assimilabile, nel ruolo, a un amministratore delegato di una grande azienda. La durata del mandato è di cinque anni. Durante questo periodo, l'impegno dovrebbe essere esclusivo: non si può svolgere un'altra attività lavorativa principale in contemporanea.

Quanto lavorano

 Questo è il punto critico. A differenza di un dipendente pubblico con le trentasei ore settimanali, un consigliere o un presidente regionale non ha un monte ore definito. L'impegno è teoricamente ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette.
Nella realtà, il carico di lavoro varia enormemente. Alcuni consiglieri sono presenti ogni giorno, altri raramente si vedono in aula. Alcune regioni hanno introdotto meccanismi di controllo: il Piemonte, per esempio, decurta il rimborso spese a chi assenta ingiustificato dalle sedute del consiglio. Ma non esiste un sistema nazionale di tracciamento uniforme. Il lavoro è misurato, se mai, in termini di risultati legislativi e di controllo, non di ore svolte.

Le critiche

 La questione dei compensi regionali è al centro del dibattito pubblico da anni. Molti cittadini ritengono sproporzionato uno stipendio che, in alcuni casi, supera quello del presidente del Consiglio nazionale. La critica aumenta quando emerge che alcuni consiglieri partecipano poco alle sedute o svolgono funzioni marginali, pur percependo l'importo massimo. Nel 2020 il governo Conte introdusse una riduzione degli stipendi dei parlamentari. Per i consiglieri regionali non ci fu un provvedimento equivalente, lasciando intatte le retribuzioni fissate nel duemiladodici.