dopo le gemelle kessler

Fine vita, come funziona in Europa e nel mondo

Un tema molto discusso e tornato attuale dopo la morte delle gemelle Kessler

18 Nov 2025 - 17:24
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In Italia anche Ada, 44enne campana affetta da sclerosi laterale amiotrofica (Sla), e Libera, 54enne toscana completamente paralizzata a causa di una sclerosi multipla progressiva, vorrebbero ricorrere al suicidio assistito come hanno fatto le gemelle Kessler in Germania, ma ancora sono in attesa, nonostante abbiano ricevuto l'ok dalla Asl. Nel nostro Paese porre fine a una vita è sempre stato un tema divisivo. Ecco la situazione in Europa e nel mondo.

Fine vita, dove è ammesso il suicidio assistito in Europa

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In Europa l'eutanasia e il suicidio assistito sono legali nei Paesi Bassi e in Belgio, Lussemburgo, Svizzera, Austria, Spagna e Portogallo. In Danimarca, Svezia e Norvegia è tollerato ma non legiferato. Nel mondo l'eutanasia è autorizzata a Cuba, in Colombia, Nuova Zelanda, Canada, Uruguay e in undici Stati Usa (Washington, Delaware, Hawaii, Oregon, California, Montana, Colorado, Nuovo Messico, Maine, Vermont e New Jersey). In Polonia è vietata l'eutanasia in tutte le sue forme, con pene previste fino a 5 anni di prigione. Paesi come la Grecia (dove pesa l'influenza della Chiesa greco ortodossa), la Bosnia e la Serbia considerano l'eutanasia un omicidio e la puniscono come tale.

I Paesi Bassi precursori in Europa

 Il primo Paese al mondo a rendere legale la "dolce morte" sono stati i Paesi Bassi nel 2002. Qui è legale anche il suicidio assistito, esteso dal 2020 anche ai minori di 12 anni, malati terminali.

Ma il primo Paese a introdurre l'eutanasia infantile, senza limiti d'età e previo consenso dei genitori, è stato il Belgio nel 2016. A Bruxelles l'eutanasia è stata legalizzata nel 2003, mentre il suicidio assistito non è esplicitamente legale. In Lussemburgo, dove è stata legalizzata nel 2009, l'eutanasia è possibile solo per gli adulti e per i malati terminali le cui condizioni fisiche o psicologiche causino sofferenze senza prospettive. In Svizzera l'eutanasia volontaria non è legale. Ma l'articolo 115 del codice penale elvetico consente il suicidio assistito se eseguito da una persona, che non sia un medico, che non abbia alcun interesse nella morte del soggetto. Alla classe medica è vietato partecipare attivamente al suicidio assistito, così come lo è per i parenti. La Svizzera consente dunque sia l'eutanasia attiva indiretta, attraverso l'assunzione di sostanze specifiche, sia quella passiva, tramite l'interruzione di trattamenti di cura e mantenimento in vita. Qui è possibile scegliere anche il suicidio assistito sia per gli svizzeri che per gli stranieri.

In Gran Bretagna sia l'eutanasia sia il suicidio assistito sono illegali, con pene fino a 14 anni. Tuttavia, nel 2015, il Parlamento scozzese ha approvato una legge che permette ai medici di prescrivere farmaci letali ai pazienti terminali, a condizione che siano in grado di prendere decisioni informate e che abbiano espresso la loro volontà di morire in modo chiaro e ripetuto. In Francia, nel 2016, il governo ha promulgato la legge Claeys-Leonetti, introducendo il diritto a una "sedazione profonda e continua fino al decesso". A maggio i membri del Parlamento hanno votato a larga maggioranza a favore dei due disegni di legge sul fine vita volti a estendere le cure palliative e ad aprire alla morte assistita.

La Spagna nel 2021 ha approvato il suicidio assistito attraverso la somministrazione diretta al paziente di una sostanza da parte di un operatore sanitario competente o tramite la prescrizione o la fornitura da parte di un operatore sanitario di una sostanza che il paziente possa auto-somministrarsi per causare la propria morte. Il paziente ha il diritto di scegliere tra le due modalità di prestazione. I requisiti sono quelli di essere maggiorenne ed essere capace e cosciente al momento della richiesta; avere la cittadinanza spagnola o la residenza legale in Spagna o un certificato che attesti una permanenza nel territorio spagnolo superiore a dodici mesi; soffrire di una malattia grave e incurabile o di una patologia grave, cronica e invalidante, certificata dal medico responsabile; aver presentato due richieste volontarie e scritte, o con altri mezzi che ne consentano la registrazione, che non siano il risultato di alcuna pressione esterna, a distanza di almeno quindici giorni naturali l'una dall'altra e infine aver prestato il proprio consenso informato prima di ricevere l'assistenza al suicidio.

In Germania il suicidio assistito depenalizzato dal 2020

 In Germania il suicidio assistito - Beihilfe zum Freitod - è stato depenalizzato nel 2020, per determinate circostanze, dalla Corte Costituzionale (Bundesverfassungsgericht), la quale ha dichiarato incostituzionale una norma che lo proibiva. La sentenza in questione stabiliva infatti che deve esserci "margine sufficiente affinché un individuo possa esercitare il proprio diritto a una morte autodeterminata" e decidere quindi di "porre fine alla propria vita secondo i propri termini". Allo stesso tempo, la Corte Costituzionale ha specificato che nessuno può essere obbligato a favorire un suicidio assistito, e lascia al Parlamento la facoltà di introdurre una legislazione per regolarlo, al momento assente a differenza di altri Paesi come Svizzera, e Nuova Zelanda o alcuni Stati degli Usa.

Come spiega la Bild, la pratica in Germania non è automaticamente consentita in ogni caso: chi intende ricorrervi deve dimostrare di "agire responsabilmente e di propria spontanea volontà", essere maggiorenne e avere riconosciuta la propria capacità giuridica. Inoltre, chi assiste il richiedente non può eseguire personalmente l'atto, perché ciò sarebbe da considerare una pratica di "eutanasia attiva", che invece è vietata. Negli ultimi anni, ci sono stati più tentativi di gruppi politici presso il Parlamento federale tedesco (Bundestag) per arrivare a una legge sul suicidio assistito, finora non andati a buon fine.

Organizzazioni come la Deutsche Gesellschaft für humanes Sterben (DGHS), la più antica e grande associazione tedesca per i diritti civili e la tutela dei pazienti, offrono consulenza e accompagnamento a chi intende ricorrere al suicidio assistito. Per accedere alla procedura tramite la DGHS occorre essere membri da almeno sei mesi e aver partecipato a colloqui preparatori. Una volta approvata la richiesta, il percorso prevede l'assistenza congiunta di un medico e di un consulente legale, mentre l'assunzione della sostanza letale deve essere compiuta autonomamente dalla persona interessata.

Il suicidio assistito implica che una terza parte - definita facilitatore del suicidio - metta a disposizione tutto ciò che è necessario per porre fine alla vita, servizio che può essere offerto anche a titolo commerciale. Il facilitatore non è però autorizzato a somministrare direttamente i farmaci: l'atto finale resta sempre personale e volontario. La procedura prevede una serie di colloqui per verificare le condizioni del richiedente e accertarne la capacità decisionale. Solo dopo questi passaggi può essere fissato un appuntamento per l'assistenza al suicidio, alla presenza di un medico e di un testimone legale. Al momento del decesso, la polizia deve essere informata per avviare le indagini previste dalla legge.

Suicidio assistito, l'Italia ancora senza legge

 Sul suicidio assistito in Italia non c'è ancora una legge, ma a seguito della battaglia di Dj Fabo supportato da Marco Cappato, la scelta di fine vita è stata normata dalla sentenza numero 242 del 2019 della Corte costituzionale proprio sul caso Cappato-Antoniani, che ha legalizzato l'accesso alla procedura ma solo a precise condizioni di salute delle persone. La Consulta ha disposto, con una sentenza di incostituzionalità parziale dell'articolo 580 del codice penale, che la persona malata che vuole accedere al suicidio assistito deve essere in possesso di determinati requisiti: capace di autodeterminarsi, affetta da patologia irreversibile fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che la persona reputa intollerabili, dipendente da trattamenti di sostegno vitale.

Nel 1992 l'Italia si spaccò sul caso di Eluana Englaro, coinvolta in un incidente che la lasciò in uno stato vegetativo permanente. Il padre vinse la triste battaglia dopo 17 anni e 15 sentenze prima di arrivare alla sua morte, avvenuta a Udine il 9 febbraio del 2009. Grazie però al suo caso nel 2017 ci fu la norma che regola le Dat, ovvero le disposizioni anticipate di trattamento, ottenute anche dopo la battaglia di Piergiorgio Welby per non subire l'accanimento terapeutico e per il riconoscimento dell'eutanasia.

Tra il 2016 e nel 2019 il dibattito si è riacceso proprio in virtù della sentenza della Corte Costituzionale ma senza risultati concreti. Nel 2021 una proposta di legge sul fine vita ricevette il primo via libera dall'Aula della Camera, mai poi non ebbe seguito in Senato. Ora si aspetta che la maggioranza ne presenti una nuova, come deciso in una riunione qualche mese fa a Palazzo Chigi con Giorgia Meloni, ma le posizioni tra i partiti sul fine vita continuano a essere ancora distanti.

"C'è allo studio un testo del Parlamento e quindi credo che il Parlamento debba esprimersi su questo argomento così delicato", afferma il ministro della Salute Orazio Schillaci. Fino ad oggi sono 16 le persone che hanno ricevuto il via libera per l'accesso al suicidio assistito in Italia: 12 lo hanno effettivamente realizzato, (7 sono state assistite dal team legale dell'Associazione Luca Coscioni, 5 apprese da media e accesso agli atti, 3 in Toscana, una in Emilia Romagna, una in Campania). Degli altri 4, due hanno scelto di non procedere e due sono in attesa. Negli ultimi 12 mesi sono arrivate 16.035 richieste di informazioni sul fine vita tramite il Numero Bianco coordinato dalla compagna di Dj Fabo Valeria Imbrogno e le email dirette all'Associazione Luca Coscioni. Si tratta di una media di 44 richieste al giorno con un aumento del 14% in confronto ai 12 mesi precedenti.

La Slovenia va al voto

 Ha preso il via il 18 novembre in Slovenia il voto anticipato in vista del referendum di domenica 23 novembre, quando gli elettori saranno chiamati alle urne per esprimersi sulla legge che regola il fine vita volontario, adottata a luglio scorso dalla Camera di Stato, il parlamento di Lubiana.

Fino a giovedì 20 novembre apriranno i battenti 98 seggi elettorali per permettere agli aventi diritto di esprimersi in via anticipata, in attesa di domenica, quando a partire dalle 7 e fino alle 19 i cittadini potranno recarsi in uno dei 2.971 seggi elettorali distribuiti su tutto il territorio nazionale. Una macchina organizzativa dai numeri importanti, che coinvolge circa 19.000 persone, tra funzionari pubblici e cittadini, per un costo di circa 6,7 milioni di euro. I primi risultati saranno diffusi domenica dopo le 19.30, mentre l'esito finale sarà annunciato dopo il 4 dicembre, data entro la quale saranno comunicati ufficialmente dai ministeri competenti. Affinché la legge venga respinta dovranno esprimersi contro almeno 339.205 votanti, senza una soglia minima di affluenza al voto.

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