"Non ho tempo per aspettare un altro no"

Fine vita, Martina Oppelli ha avuto accesso al suicidio assistito in Svizzera | "Nel vuoto il mio appello per una legge in Italia"

La 50enne triestina, affetta da sclerosi multipla e sostenuta dall'associazione Luca Coscioni, è morta in mattinata. Il 4 giugno aveva ricevuto un terzo no dall'azienda sanitaria locale perché "non era sottoposta ad alcun trattamento di sostegno vitale"

31 Lug 2025 - 20:27
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Martina Oppelli, 50enne triestina affetta da oltre 20 anni da sclerosi multipla, è morta in mattinata in Svizzera, dove ha avuto accesso al suicidio medicalmente assistito. Lo rende noto l'associazione Luca Coscioni. Il 4 giugno, la donna aveva ricevuto il terzo no da parte dell'Azienda sanitaria universitaria giuliano-isontina in merito alla verifica delle condizioni per accedere al suicidio assistito. La donna è stata accompagnata in Svizzera da Claudio Stellari e Matteo D'Angelo, iscritti a Soccorso Civile, associazione per le disobbedienze civili sul fine vita di cui è rappresentante legale Marco Cappato. Prima di morire, Oppelli ha lanciato un messaggio: "Il mio appello per una legge in Italia è finito nel nuovo".

Le motivazioni del diniego per il suicidio assistito in Italia

 Come riferito dall'associazione Luca Coscioni, "secondo l'azienda sanitaria locale, Oppelli non era sottoposta ad alcun trattamento di sostegno vitale, nonostante la completa dipendenza dall'assistenza continuativa dei caregiver e da presidi medici (farmaci, catetere e macchina della tosse)". Per questo motivo il 19 giugno, assistita dal team legale coordinato da Filomena Gallo, avvocata e segretaria nazionale della Luca Coscioni, la donna ha presentato un'opposizione al diniego, accompagnata da una diffida e messa in mora nei confronti dell'azienda sanitaria.

"Era impossibile attendere altro tempo"

 A seguito della diffida, è stata avviata una nuova procedura di valutazione da parte della commissione medica ma, spiega l'associazione, "Martina Oppelli ha deciso di andare in Svizzera per accedere all'aiuto alla morte volontaria perché era impossibile per lei attendere altro tempo per una risposta: le sofferenze non erano in alcun modo tollerabili". Altre 31 persone hanno fornito aiuto logistico ed economico a Oppelli i cui nomi, conclude la Luca Coscioni, verranno resi noti.

Martina: "Nel vuoto il mio appello per una legge in Italia"

 "Gentili parlamentari e concittadini tutti, non so se vi ricordate di me, sono Martina Oppelli". Sono le ultime parole pronunciate da Martina Oppelli e affidate all'associazione Luca Coscioni in un video registrato in Svizzera, prima di morire. "Più di un anno fa feci un appello a tutti voi affinché venisse promulgata e approvata una legge, una legge sensata che regoli il fine vita, che porti a un fine vita dignitoso tutte le persone, malate, anziane, ma non importa, prima o poi tutti noi dobbiamo misurarci con la fine della nostra vita terrena. Questo appello è finito nel vuoto. Ogni dolore è assoluto e va rispettato, fate una legge sensata", ha aggiunto.

"Non ho tempo per aspettare un quarto diniego"

 "Ormai due anni fa mi appellai alla sentenza Cappato per poter accedere al cosiddetto suicidio assistito presso l'azienda sanitaria della mia Regione. Per ben tre volte mi è stato negato, benché io ne avessi il diritto, ma chissà, forse non abbastanza. Io non ho tempo per aspettare un quarto diniego, ma anche se fosse un assenso io ero allo stremo delle mie forze. Sono in Svizzera, sì, forse una fuga direte voi, no, è un ultimo viaggio".

"Non voglio che questo iter si ripeta per altre persone"

 Ma perché, si chiede, "perché dobbiamo andare all'estero, perché dobbiamo pagare, anche affrontare dei viaggi assurdi? Io ho fatto un viaggio lunghissimo, è stato veramente uno sforzo titanico, ma l'ho fatto per avere una fine dignitosa alla mia sofferenza. Io non voglio che questo iter si ripeta per altre persone, non potete rimandarci sempre a settembre, perché ci sono urgenze più grandi. Sappiate che sono pienamente consapevole che esistono tragedie enormi, genocidi, terremoti, alluvioni e che magari la misera vita di una singola persona e la sua sofferenza appaiono troppo piccole in confronto a una guerra, ma il macrocosmo è fatto da infiniti microcosmi e ogni microcosmo ha un proprio dolore e ogni dolore è assoluto nel momento in cui viene vissuto e va rispettato".

L'appello alla politica: "Fate una legge sensata"

 E ancora: "Anche noi abbiamo fatto di tutto per vivere, credetemi. Fate una legge che abbia un senso, una legge che tenga conto di ogni dolore possibile, che ci siano dei limiti, delle verifiche, ma non potete fare attendere due, tre anni prima di prendere una decisione. In questi ultimi due anni il mio corpo si è disgregato, io non ho più forza, perfino i comandi vocali non mi capiscono più. Ho anche il catetere vescicale. Ma io non sono una macchina, sono un essere umano. Adesso desidero morire dignitosamente. Fate una legge sensata, insiste. Mettiamo da parte le diatribe politiche, perché non esiste destra o sinistra o centro, siamo tutti esseri umani".

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