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Stefania Missana: "La serietà non è necessariamente sinonimo di credibilità"

Stefania Missana, Marketing & Communication Manager di Subaru, racconta a Tgcom24 la sua storia

Entrata nel mondo della comunicazione per caso, Stefania Missana se ne è innamorata: dalla solida esperienza in agenzia fino al ruolo di top manager nell'azienda automobilistica giapponese Subaru, non ha mai smesso di affrontare le sfide con il sorriso e anche un pizzico di allegria. 

Stefania Missana, Marketing & Communication Manager di Subaru

Buongiorno, Stefania. Anche lei si trova a Milano?
No, in realtà sono a Udine, la mia città. Sono nata e cresciuta qui e mi sono poi trasferita a Milano per gli studi universitari. Ammetto di avere un rapporto contrastante con questa città: quando non ci sono, mi manca e quando invece mi trovo lì, non vedo l’ora di andarmene. D’altra parte, la qualità della vita in provincia è totalmente diversa e grazie allo smart working, che Subaru ha deciso di utilizzare fin dal febbraio scorso a tutela e salvaguardia dei suoi dipendenti, ho deciso di tornare in Friuli per stare più vicina ai miei genitori.

 

Lavorare in un’azienda con sede in Giappone, che si addita come un Paese maschilista, è stato difficile?
Innanzitutto, insieme al Belgio, noi siamo in Europa le uniche filiale dirette di Subaru Corporation, la casa madre giapponese; detto questo, se è vero che le donne in posizioni apicali non sono numerose, debbo dire che nel quotidiano non ho mai percepito alcun tipo di discriminazione di genere. Al contrario, la nostra è una realtà dove viene premiato il merito e si guarda ai risultati ottenuti: per me è una esperienza molto positiva. Infine, vorrei dire che sono altre le situazioni in cui ho sentito la differenza di trattamento tra generi, per esempio all’inizio del mio percorso lavorativo: ho dovuto imparare subito a difendermi e ho capito purtroppo che dovevo affilare le armi. 

 

Donne e motori: un rapporto particolare…
Sono arrivata al mondo dell’automotive del tutto casualmente. Mentre studiavo all’Università, un amico mi disse che in un’agenzia di pubblicità cercavano stagisti: mi proposi e fui presa. Scoprii un mondo affascinante, che mi piacque moltissimo. Rimasi in quell’agenzia ben oltre lo stage, per poi proseguire sempre in ambito comunicazione con altre due esperienze molto importanti. Nell’ultima, tra i clienti vi era una casa automobilistica giapponese che, apprezzando il mio lavoro, mi propose di entrare in azienda, una sfida che accettai con entusiasmo: trovo che il mondo dell’auto sia divertente e molto stimolante. 
 
 

Subaru è un’azienda di nicchia: su cosa state puntando?
Il mercato dell’auto è in continua evoluzione e per quanto ci riguarda abbiamo grande attenzione al tema dell’ecosostenibilità. Pochi sanno che la nostra fabbrica americana situata nell’Indiana è stata primo impianto di assemblaggio di auto a raggiungere lo status di impatto ambientale zero e che l'intera area del sito è stata dichiarata habitat naturale per la fauna da parte del National Wildlife Federation, a conferma della nostra sensibilità su questo tema. Seguendo questa strada, Subaru sta intraprendendo un percorso che porterà alle emissioni zero, partendo dall'ibrido, attualmente in commercio, per arrivare  al motore elettrico di futura costruzione. Naturalmente la nostra prossima sfida è quella di trovare il modo giusto per proporre i prodotti, tenuto conto che sono cambiate molto anche le modalità di acquisto da parte dei consumatori, che oggi consultano internet molto più di un tempo. Occorre essere sempre un passo avanti a tutti per raggiungere i propri obiettivi.
 
 

Che impatto ha avuto la pandemia di Covid-19 sul vostro business?
A parte i primi mesi di lockdown, già da giugno il nostro mercato si è ripreso ottenendo risultati sorprendenti e raggiungendo gli obiettivi che ci eravamo prefissati. Naturalmente ora, durante la seconda ondata di epidemia, dobbiamo rivedere i dati, ma tutto sommato non è stato un anno così tragico. D’altra parte, il nostro è un mercato di nicchia: pur essendo un marchio conosciuto per le prestazioni nei Rally, Subaru ha saputo utilizzare l’esperienza sportiva per sviluppare prodotti che offrono sicurezza ai massimi livelli, al punto che siamo riconosciuti da tutti i certificatori mondiali con il punteggio più alto nei crash test. Oggi la nostra produzione riguarda SUV e crossover, tutti con quattro ruote motrici e quindi perfetti per essere usati anche in città grazie alla sicurezza che questa trazione può offrire. Oltre alla sicurezza, i valori che ci contraddistinguono sono il divertimento, perché le nostre auto possono portare ovunque, e la resilienza, perché sono fatte per durare a lungo, addirittura fino a un milione di chilometri!
 
So che per Subaru la comunicazione viaggia sui social. 
Per noi è importante avere dati corretti e risultati misurabili da poter analizzare e agire poi di conseguenza. Il web e i social rappresentano lo strumento migliore, capace di offrire il tracciamento dei comportamenti e quindi in grado di ottimizzare i mezzi a disposizione: il nostro, come detto, è un marchio di nicchia quindi non abbiamo a disposizione budget milionari e dunque misurare il ritorno sull’investimento diventa essenziale per poterlo sfruttare al meglio.
 
Per gli auguri ai vostri clienti avete deciso di realizzare una clip con Aldo, Giovanni e Giacomo: come nasce l’idea?
Sono fermamente convinta che la serietà non sia necessariamente sinonimo di credibilità, che invece si dimostra coi fatti, ma sia necessario invece assumersi grandi responsabilità con un pizzico di leggerezza e ironia, in questo caso autoironia: sorridere aiuta a stemperare le tensioni e l’allegria è un ottimo viatico per la condivisione di progetti e idee. Allo stesso modo, abbiamo pensato che per fare gli auguri per le Feste sarebbe stato bello strappare un sorriso, a maggior ragione in questo momento così particolare: abbiamo perciò chiesto ad Aldo, Giovanni e Giacomo di realizzare un remake del celeberrimo sketch in cui, a bordo di una Subaru “baracca”, si trovavano in viaggio attraversando l’Italia. Questa video sta riscuotendo molto successo e devo ammettere che si è trattato di un’idea vincente.
 
Il suo è un lavoro molto impegnativo: qualche frivolezza?

Da quando è nata mia figlia Ludovica, che ormai ha tre anni e mezzo, devo dire che il tempo per me è ridotto ai minimi termini. Oltretutto, data la difficoltà della pandemia, quest’anno ho deciso di tenere mia figlia a casa invece che inserirla alla scuola materna: un’esperienza molto bella, ma anche molto impegnativa. Quello che mi manca di più è una partita a tennis: mi piace molto giocarci, mi rilassa e mi svaga, direi che colpire la pallina è quasi terapeutico!
 
Una cosa su di sé?
Sono stata una ragazza molto timida e con la timidezza lotto ancora ogni giorno, il che mi richiede effettivamente molta energia. Tuttavia, ci ho lavorato parecchio e oggi sono in grado di gestirla, a maggior ragione col lavoro che faccio; alla timidezza riconosco però di avermi abituato a sentire le emozioni degli altri e questo mi aiuta molto. Mi piace dire che sono come un motore diesel: ci metto un po’ a carburare, parto in sordina, ma poi vado avanti solida e non mi ferma più nessuno.

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