L'analisi

Spread Btp-Bund ai minimi: cosa significa per investitori e conti pubblici

Il differenziale tra titoli italiani e tedeschi ha toccato i livelli più bassi dal 2009. Merito della stabilità politica, della disciplina fiscale e dei problemi della Francia

04 Dic 2025 - 08:26
 © Istockphoto

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Lo spread tra i titoli di Stato italiani e tedeschi ha toccato quota 70 punti base il 3 dicembre, scivolando brevemente sotto questa soglia psicologica per poi risalire di pochissimo. Si tratta dei livelli più bassi dal 2009, quando l'Italia non aveva ancora attraversato la crisi del debito sovrano europeo. Un risultato che pochi analisti avrebbero previsto solo un anno fa, quando il differenziale si attestava intorno ai 167 punti.
Il merito è di una serie di fattori che si sono combinati in modo favorevole: dalle promozioni delle agenzie di rating alla stabilità politica del governo Meloni, dalla disciplina fiscale migliore delle attese fino alla crisi che ha investito la Francia. Ma cosa significa concretamente questo calo per chi ha investito in Btp, per i risparmiatori e per le casse dello Stato?

Le benedizioni delle agenzie di rating

 L'ultima spinta è arrivata la sera del 21 novembre, quando Moody's ha promosso l'Italia da Baa3 a Baa2. Un evento che non si verificava da 23 anni e che ha certificato il miglioramento della sostenibilità del debito pubblico italiano agli occhi della più severa tra le agenzie di rating. Ma Moody's non è stata la sola: ad aprile Standard & Poor's aveva già alzato il giudizio da BBB a BBB+, mentre Fitch e Dbrs hanno migliorato le loro valutazioni di un gradino nel corso dell'anno.

Questa raffica di promozioni ha avuto un effetto immediato sull'andamento dei Btp, con le quotazioni in rialzo su tutta la curva delle scadenze, dai tre fino ai cinquanta anni. In termini di rendimenti, i decennali sono scesi dal 3,52% di inizio gennaio al 3,44% del 3 dicembre, con un calo dello spread di circa 40 punti rispetto ai Bund tedeschi.

Stabilità politica e disciplina fiscale

  Dietro i numeri c'è un cambiamento di percezione da parte dei mercati internazionali. La stabilità del governo Meloni, uno dei più longevi della storia recente italiana, ha rafforzato la credibilità dell'Italia sul fronte del risanamento fiscale. Il deficit nel 2024 si è attestato al 3,4%, meglio delle previsioni, e per il 2025 si prevede un'ulteriore lieve diminuzione.

Questo percorso di consolidamento ha convinto gli investitori che l'Italia è in grado di gestire il proprio debito pubblico, nonostante rimanga tra i più elevati d'Europa. Un elemento che ha fatto la differenza rispetto al passato, quando l'instabilità politica minava qualsiasi tentativo di credibilità sui mercati.

Il vantaggio del confronto con la Francia

 C'è poi un fattore spesso trascurato ma fondamentale: mentre l'Italia consolidava la propria posizione, la Francia affrontava una grave crisi politica. Lo spread tra i titoli francesi Oat e i Bund tedeschi si è ampliato fino a 85 punti base dopo che il Rassemblement National ha minacciato di far cadere il governo sul bilancio. Il differenziale tra Btp italiani e Oat francesi è sceso sotto i 38 punti base, un livello mai così basso negli ultimi quindici anni.

I Btp sono diventati un'alternativa credibile ai titoli francesi in termini di liquidità e offerta, senza presentare le preoccupazioni politiche immediate di Parigi. In alcuni momenti, i rendimenti dei titoli di Stato francesi a dieci anni hanno raggiunto quelli greci di pari durata, evidenziando la portata della crisi d'Oltralpe.

Cosa significa per chi ha investito in Btp

  Per chi detiene titoli di Stato italiani, il calo dello spread si traduce in un aumento delle quotazioni di mercato. I Btp già emessi valgono di più, beneficiando del miglioramento della percezione del rischio Italia da parte degli investitori internazionali.
Secondo le previsioni degli analisti, il trend di restringimento dello spread potrebbe proseguire nei prossimi mesi, portando a un'ulteriore discesa dei rendimenti sui titoli decennali. Per chi detiene questi titoli, si prospettano guadagni moderati in conto capitale. Saranno invece più interessanti le scadenze più lunghe, tra i venti e i trent'anni, dove il processo di convergenza con i Bund tedeschi non si è ancora completato e potrebbe riservare margini di apprezzamento più significativi.

Gli esperti indicano che anche le scadenze più brevi potrebbero beneficiare del contesto favorevole, con i rendimenti dei Btp a cinque anni destinati a scendere ulteriormente. Considerando che l'inflazione in Italia si mantiene su livelli contenuti, i titoli di Stato italiani continuano a offrire rendimenti reali positivi, rappresentando un'opzione interessante per chi cerca investimenti a basso rischio con una remunerazione superiore al tasso di crescita dei prezzi.

Il risparmio per lo Stato

 Il calo dello spread ha effetti diretti anche sui conti pubblici. Secondo l'Ufficio parlamentare di bilancio, lo Stato potrebbe risparmiare oltre 17 miliardi di euro di spesa per interessi nel prossimo quinquennio. Una cifra considerevole che potrebbe essere utilizzata per ridurre il deficit o finanziare altre voci di spesa.

Tuttavia, non mancano le sfide. Il rapporto tra debito pubblico e Pil dovrebbe continuare ad aumentare nel 2025 e nel 2026, nonostante la prevista riduzione dei disavanzi, perché i crediti d'imposta accumulati negli anni precedenti saranno utilizzati per compensare le tasse dovute. Inoltre, l'elevato ammontare di emissioni di titoli di Stato del 2024 richiederà una maggiore partecipazione da parte degli investitori istituzionali e privati, in assenza di acquisti da parte delle banche centrali.

Le prospettive future

  Gli analisti rimangono cautamente ottimisti sul futuro dello spread italiano. Le previsioni indicano un possibile ulteriore restringimento del differenziale nei prossimi mesi, con margini per un'ulteriore compressione dei rendimenti sui titoli decennali.
Ma la sostenibilità di questi livelli dipenderà dalla capacità dell'Italia di continuare sul percorso di consolidamento fiscale e di mantenere la stabilità politica in un contesto economico globale incerto. Lo spread italiano rimane comunque più elevato di quello di altri paesi come Spagna e Portogallo. Il percorso di convergenza con i benchmark europei più solidi è ancora lungo, ma i segnali degli ultimi mesi indicano che l'Italia sta andando nella direzione giusta.