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Paola Accornero: "Bisogna dare alle donne la possibilità di realizzare i loro sogni"

Paola Accornero, General Secretary di Carrefour Italia, racconta la sua storia a Tgcom24

Amante della natura e degli animali, Paola Accornero ha sempre lavorato per favorire l’inclusione, promuovere la diversità ed il talento femminile.

Paola Accornero, General Secretary di Carrefour Italia

Paola, buongiorno. In questa nostra chiacchierata vorrei partire da lei, iniziando dalla sua infanzia.
Va benissimo. Ho trascorso una infanzia molto libera da impegni, condizionamenti e restrizioni e ho goduto di grande autonomia. I miei genitori mi hanno insegnato a sognare anche in grande, senza alcuna limitazione per il fatto di essere donna e senza subire l’influenza di stereotipi o di ruoli predeterminati. Anche in famiglia si respirava aria di parità: per esempio, mamma non amava cucinare, quindi se ne occupava papà, che invece ne era appassionato. Per certi versi, mi sono sentita anche un po’ maschiaccio: alle elementari preferivo indossare i calzoni corti invece della gonna. E’ importante la libertà di potersi proiettare nella propria vita futura e, per quanto mi riguarda, ho sempre avuto l’idea di poter realizzare i miei sogni per diventare quello che volevo essere: pensandoci, il filo conduttore della mia vita è sempre stato l’indipendenza.
 

Anche la scelta del percorso scolastico è stata assolutamente libera.
Sono sempre stata un po’ divisa tra il mio aspetto pragmatico e quello un po’ sognatore: sono un’accanita lettrice, amo scrivere e ho un interesse molto forte per la letteratura. In sintesi, dovevo scegliere se seguire il cuore o cercare l’indipendenza economica: ho scelto la seconda. Dopo gli studi classici, mi sono iscritta alla facoltà di economia della più prestigiosa università milanese e ho cercato da subito di cogliere le opportunità che mi si presentavano.

 

Dalla laurea al mondo del lavoro: il passo è stato breve.
Subito dopo essermi laureata partecipai alla selezione per il progetto di inserimento di giovani talenti organizzato da una grande azienda alimentare francese. Ci presentammo in diecimila, furono scelti dieci candidati e io ero fra questi. Mi trasferii a Parigi per un anno per poi tornare in Italia dove nel frattempo bisognava far partire diverse iniziative.

 

Si è sentita discriminata in qualche modo rispetto ai colleghi uomini?
Fin dai primi dieci anni di vita lavorativa ho portato avanti le tematiche di promozione della diversità e della lotta alla discriminazione, di qualunque tipo. Lavorando per una multinazionale, non ho mai avvertito su me stessa alcun tipo di penalizzazione per il fatto di essere donna, non ho percorso un binario diverso rispetto agli uomini e questo è stato certamente un grande privilegio. Peraltro, il dover lavorare lontano da casa e in solitudine sicuramente induce a trovare risorse dentro se’ stessi e a fare chiarezza su chi siamo, aspetti fondamentali per costruire la propria personalità.

 

Lei è sempre stata sensibile al tema dell’inclusione: il leit motiv della sua carriera.
Mi sono sempre occupata di Risorse Umane. Lavorare per e con le persone, promuovendo lo sviluppo personale è importantissimo ed è un ambito in cui certamente ci si mette molto del proprio. Da sempre lavoro per favorire l’inclusione, promuovere la diversità e il talento femminile: bisogna dare alle donne il ruolo che spetta loro nella professione come nella società e rendere possibile la realizzazione dei loro sogni.

 

Lavoro e famiglia: un binomio spesso non facile.
La mia esperienza personale è stata quella di dedicarmi al lavoro con molto impegno e intensità a lungo, concentrandomi più su me stessa, viaggiando molto e coltivando amicizie autentiche anche a grande distanza. Poi io e il mio compagno, con cui non abbiamo mai voluto sposarci per scaramanzia, abbiamo deciso di metter su famiglia ed è arrivata Giulia, che adesso ha diciotto anni. Con la sua nascita, il mio stile di vita è cambiato e sono passata dalla fase di libertà alla fase della responsabilità, che ha coinciso anche con il progressivo invecchiare dei miei genitori, di cui mi sono fatta totalmente carico essendo figlia unica. Ho deciso di tenere in casa con me mia madre dopo la morte di papà per poterla assistere nella sua lunga e dolorosa malattia. Direi che gli anni che vanno dai 40 ai 50 sono stati quelli della conciliazione tra vita professionale e vita familiare: un percorso molto importante.

 

Per le donne diventa una questione di scelta?
Io mi sto battendo affinché non si debba scegliere tra lavoro e famiglia, o l’uno o l’altra, ma si passi ad una condizione in cui si possa conciliare entrambi gli aspetti della nostra vita. Le donne debbono accettare di farsi aiutare e non farsi carico di tutto il mondo sulle spalle. Io stessa, pur essendo sempre presente nei momenti importanti per mia figlia, ho accettato di delegare, per esempio avvalendomi di una baby sitter, che tutt’ora è con noi, facendola diventare un punto di riferimento educativo, così come con il mio compagno ho fatto in modo di condividere le responsabilità per avere un ecosistema familiare dalla buona tenuta e dall’equilibrio stabile.

 

Cosa ne pensa delle quote rosa?
Sono favorevolissima. In Carrefour abbiamo degli indicatori per misurare attentamente la presenza femminile: ad esempio, quando apriamo una posizione lavorativa, il 50% dei candidati deve essere donna e, per quanto concerne i ruoli più importanti, il nostro obiettivo per il 2022 è che almeno il 40% di questi debba essere ricoperto da una donna. Credo sia fondamentale avere donne nei ruoli chiave non solo nel lavoro, ma anche in politica… insomma, ovunque. Sarà un vero cambio di passo quando saranno le donne a decidere della carriera di altre donne.
 

Carrefour si sta impegnando a fondo sul tema della parità e dell’inclusione.
Quattro anni fa abbiamo promosso la campagna “Questo non è un gioco” volta a eliminare fenomeni di bullismo, sessismo  e discriminazione, con una particolare attenzione al liguaggio utilizzato in azienda (e le frasi sessiste e discriminatorie, perché anche il linguaggio è importantissimo). Abbiamo inoltre istituito un servizio di ascolto telefonico  per poter dare voce ai nostri sedicimila collaboratori sparsi sul territorio nazionale, promuovendo un sistema di monitoraggio perché anche nei punti vendita più distanti si possa tenere d’occhio la situazione. Abbiamo anche aperto alle donne gli accessi a tutti i ruoli tipicamente più maschili, per esempio nell’IT e nella logistica, e abbiamo avuto un grandissimo contributo in termini di innovazione. Quanto alle vendite, le donne sono fortissime e riescono a far aumentare il fatturato dell’azienda e la soddisfazione dei clienti.

 

In epoca di pandemia abbiamo “scoperto” lo smart working.
Una circostanza come questa ci ha fatto fare un salto di anni e credo che difficilmente torneremo indietro. Attualmente negli uffici milanesi di Carrefour circa il 20-30% del personale lavora in sede, tutti gli altri lo fanno da remoto, anche se per rendere il lavoro davvero “agile” bisogna fare ancora qualcosa. Tuttavia, se da un lato lo smart working è stata una straordinaria opportunità per donne che, ad esempio, hanno i figli a casa in DAD, il rischio è quello che ci si ritrovi rinchiuse tra le pareti domestiche: occorre vigilare affinché la casa non si trasformi nuovamente in una prigione.

 

Tempo libero: cosa mi dice?
Ne ho pochissimo, purtroppo; tuttavia, mi piace molto la natura e stare all’aria aperta. Appena posso, trascorro il tempo con mia figlia, che è una bravissima amazzone e che ama prendersi cura del suo cavallo: l’equitazione è uno stile di vita, perfetto per chi, come noi, ama gli animali. Del resto, la nostra è una famiglia allargata: oltre al cavallo, abbiamo due gatti e un cane…

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