Quasi un dirigente su due teme di perdere il posto. Ma rischiano anche i giovani: il 41% delle aziende preferisce soluzioni automatiche prima di assumere. Gli esperti: "Serve formazione, non panico"
© Istockphoto
L'intelligenza artificiale non è più solo una minaccia teorica per il mondo del lavoro: è una realtà che sta già ridisegnando gli equilibri occupazionali, colpendo in modo inatteso tanto i vertici aziendali quanto le nuove generazioni. E mentre tra i manager dilaga quella che è stata ribattezzata "GenAI Anxiety", per i giovani in cerca di primo impiego si profila uno scenario ancora più drammatico, definito da alcuni esperti con una parola eloquente: "jobpocalypse".
A rivelare l'entità del fenomeno è una ricerca di Espresso Communication che ha analizzato diverse fonti internazionali, tra cui il prestigioso sondaggio "AI at work" condotto dal Boston Consulting Group su oltre 10mila colletti bianchi in tutto il pianeta. I numeri sono piuttosto preoccupanti: il 46% dei leader e dirigenti di aziende che hanno adottato ampiamente l'intelligenza artificiale si sente "precario" di fronte all'avanzata della tecnologia. Tale percezione scende al 34% nelle realtà che usano l'AI in modo meno intensivo, con una media complessiva del 43% tra i manager di qualsiasi tipologia aziendale. Quasi la metà, insomma.
Un dato che trova conferma in un'ulteriore indagine pubblicata da Resume.org: in vista del 2026, sei aziende su dieci solo negli Stati Uniti ipotizzano di sostituire lavoratori umani con l'intelligenza artificiale, mentre quasi la metà sta riducendo le assunzioni. Il 9% ha attuato un blocco totale, il 41% le sta tagliando progressivamente.
Paradossalmente, meno preoccupati appaiono gli impiegati di rango più basso, proprio quelli più a rischio: tra loro la percezione negativa sull'AI generativa tocca "solo" il 36%. "Che i dirigenti siano i più preoccupati non deve sorprendere, essendo quelli che più conoscono le potenzialità di questa tecnologia per esperienza diretta", spiegano Giacinto Fiore e Pasquale Viscanti, fondatori di Intelligenza Artificiale Spiegata Semplice, la più grande community italiana sul tema. "L'AI generativa viene utilizzata regolarmente da tre quarti di loro, mentre gli impiegati si fermano al 51%. Il fatto che ai piani più bassi della gerarchia aziendale sia meno conosciuta e temuta, però, non deve ingannare: una minore conoscenza rischia di aggravare la posizione di queste categorie di lavoratori".
Ma se i manager tremano, per i giovani lo scenario è ancora più cupo. Una ricerca internazionale del British Standards Institution, riportata dal "Guardian", descrive con il termine "jobpocalypse" quello che sta accadendo nel mercato del lavoro. Gli studenti freschi di diploma o laurea oggi non devono solo fare i conti con la concorrenza dei coetanei, ma soprattutto con quella dell'intelligenza artificiale, che sta cancellando tutte le posizioni pensate per neoassunti o personale giovane, con competenze di base e poca o nessuna esperienza lavorativa.
Il 41% delle aziende interpellate in Cina, Giappone, Australia, Germania, Stati Uniti e Regno Unito ha spiegato che ogni qual volta emergono nuove necessità lavorative, è ormai prassi aziendale esplorare soluzioni basate sull'AI prima di prendere in considerazione l'ipotesi di assumere un essere umano. A fronte di una riduzione dei due quinti delle posizioni disponibili per i neoassunti e di un ulteriore taglio già preventivato per il 2026, i dirigenti ritengono che il gioco valga la candela: il 55% degli intervistati è convinto che i benefici dell'implementazione dell'AI compensino ampiamente l'impatto devastante sulla forza lavoro.
Molti manager ammettono inoltre che il lavoro con cui hanno cominciato il loro percorso professionale oggi non esiste più e, se anche esistesse, sarebbe svolto da un'intelligenza artificiale. Il rischio, però, è che si crei una contrazione tale della forza lavoro da portare a una mancata formazione professionale di un'intera generazione, con conseguenze sociali ed economiche devastanti.
"La colpa, spesso, è dei loro responsabili, che proprio perché temono l'AI arrivano addirittura a colpevolizzare l'utilizzo dell'intelligenza artificiale generativa come una furbata", continuano Fiore e Viscanti. Eppure, secondo lo studio del Boston Consulting Group, quando i leader dimostrano un forte sostegno all'AI, i dipendenti sono più propensi a utilizzarla regolarmente, ad apprezzare il proprio lavoro e a sentirsi soddisfatti della propria carriera. La percentuale di dipendenti che ha un'opinione positiva dell'AI generativa passa dal 15% al 55% quando vi è un forte sostegno da parte della leadership aziendale. Eppure solo un quarto dei lavoratori dichiara di aver ricevuto tale sostegno e solo un terzo afferma di aver ricevuto dalla propria azienda percorsi formativi sul tema.
"La soluzione ai timori non passa dall'evitamento, ma dalla formazione", sottolineano gli esperti. Proprio per questo Intelligenza Artificiale Spiegata Semplice ha lanciato la Generative AI Week dal 17 al 21 novembre 2025: cinque giorni di formazione gratuita e a distanza sui principali tool come Gemini, Midjourney, ChatGpt, Canva e Agentspace. "Il miglior modo per affrontare questa GenAI Anxiety non è farsi prendere dal panico, ma investire tempo nella formazione. Gli strumenti bisogna utilizzarli, senza diffidarne. Solo così possono diventare un utile alleato sul posto di lavoro".