lo studio

Chi usa l'intelligenza artificiale al lavoro è più felice e ottimista sul futuro

Una ricerca su 3.700 professionisti rivela il paradosso delle nuove tecnologie: cresce la soddisfazione ma anche lo stress

05 Lug 2025 - 13:00
 © Istockphoto

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Mentre il dibattito sull'Intelligenza Artificiale si concentra su produttività ed efficienza, una ricerca svela una verità inaspettata: la nuova tecnologia non sta solo cambiando il modo in cui lavoriamo, ma anche quanto siamo felici di farlo. E i risultati potrebbero sorprendere.

Lo studio globale condotto da Jabra insieme all'Happiness Research Institute ha analizzato oltre 3.700 professionisti in 11 nazioni, inclusi 363 italiani, per esplorare il legame nascosto tra tecnologia e benessere. Quello che emerge è un quadro complesso e affascinante: chi utilizza l'IA quotidianamente non solo lavora meglio, ma si sente anche più realizzato, più ottimista sul futuro e paradossalmente più stressato

Il lato umano dell'intelligenza artificiale

  I numeri mostrano che i professionisti che utilizzano l'IA quotidianamente dichiarano di essere il 34% più soddisfatti del proprio lavoro rispetto a chi non la usa regolarmente. Ma la vera rivelazione sta nel dettaglio: il 78% degli utilizzatori frequenti dichiara di raggiungere più facilmente gli obiettivi lavorativi, contro il 63% di chi usa l'IA sporadicamente.

"È facile parlare di IA in termini di produttività. Ma dobbiamo iniziare a parlarne in termini di psicologia", spiega Meik Wiking, Ceo del Happiness Research Institute e autore del bestseller "The Little Book of Hygge". "Come influisce sull'identità, sulla motivazione e su come le persone credono che essa rappresenti il loro futuro. Il futuro del lavoro non è solo tecnologico, ma anche emotivo".

La ricerca dimostra che chi integra l'IA nel proprio flusso lavorativo ha il 70% di probabilità in più di vedere opportunità di crescita professionale, contro il 38% di chi la evita. Un divario che non riguarda solo competenze tecniche, ma un diverso approccio mentale al cambiamento.

Quando il lavoro influenza la vita

  Il vero colpo di scena dello studio è la scoperta del legame profondo tra soddisfazione lavorativa e felicità generale. I dipendenti felici sul lavoro hanno una probabilità 4 o 5 volte maggiore di sentirsi contenti anche nella vita privata. Due terzi di chi dichiara alta soddisfazione professionale si descrive come felice anche fuori dall'ufficio.

In Italia, dove il 54% del campione utilizza l'IA mensilmente nella vita personale e il 48% in quella lavorativa, questo dato assume particolare rilevanza. Non si tratta solo di strumenti che migliorano l'efficienza, ma di tecnologie che stanno ridefinendo il rapporto stesso con il lavoro e, di conseguenza, con la qualità della vita.

Il paradosso dello stress "buono"

 Ma la ricerca svela anche un paradosso inizialmente difficile da capire: gli utilizzatori abituali dell'IA riportano livelli di stress superiori del 20% rispetto a chi la usa sporadicamente. Come si spiega questa contraddizione con la maggiore soddisfazione lavorativa?

La risposta sta nella natura dello stress stesso. Chi utilizza l'IA quotidianamente deve confrontarsi con la pressione di padroneggiare continuamente nuovi strumenti, creare i prompt "giusti" e adattarsi a sistemi in evoluzione. Deve anche gestire il carico mentale aggiuntivo di rivedere e interpretare i risultati generati dall'intelligenza artificiale.

Tuttavia, questo stress sembra essere "positivo": chi riferisce livelli di stress leggermente elevati - quelli che si sentono sotto pressione ma non sopraffatti - dichiara obiettivi più ambiziosi, maggiore felicità e soddisfazione lavorativa superiore rispetto a chi vive stress moderato o neutro. In questi casi, lo stress diventa indicatore di coinvolgimento e motivazione.

L'effetto collaterale? L'ottimismo

 Chi usa con frequenza l'IA non è solo più soddisfatto oggi, ma guarda al futuro con maggiore fiducia. Il 47% si dichiara ottimista riguardo alla propria futura soddisfazione lavorativa, contro il 27% di chi non utilizza regolarmente questi strumenti. Sono anche il 22% più sicuri che il loro lavoro rimarrà piacevole e appagante.

"Quando progettiamo i prodotti, innoviamo per un futuro in cui le persone collaborano non solo con altri soggetti umani, ma anche con l'Intelligenza Artificiale", commenta Paul Sephton, Global Head of Brand Communications di Jabra. "Questo cambiamento significa far evolvere le nostre soluzioni per supportare non solo l'interazione umana, ma anche per consentire ai sistemi di IA di essere più utili e più emotivamente intelligenti".

La grande opportunità nascosta

 Nonostante l'hype mediatico, la ricerca rivela che quasi un terzo dei professionisti altamente qualificati non ha mai utilizzato l'IA sul lavoro. Tra chi la utilizza, emerge un pattern interessante: il 66% adopera approcci multimodali, alternando digitazione e comandi vocali a seconda del contesto.

Questa flessibilità d'uso suggerisce che siamo ancora in una fase di sperimentazione, dove le aziende hanno l'opportunità di plasmare il rapporto futuro tra lavoratori e intelligenza artificiale. Le scelte fatte oggi determineranno se l'IA sarà un fattore di stress o di benessere per milioni di professionisti.

Il ruolo cruciale della leadership

 Un dato emerge con forza dallo studio: quando i lavoratori percepiscono una comunicazione forte e trasparente da parte della leadership, fiducia, senso di scopo e ottimismo aumentano fino al 50%. Non sono gli strumenti in sé a fare la differenza, ma il modo in cui vengono integrati nella cultura aziendale. Le aziende che riescono a presentare l'IA non come una minaccia ma come un'opportunità di crescita personale e professionale vedono i propri dipendenti non solo più produttivi, ma anche più motivati e soddisfatti.

Verso un futuro più umano

  La ricerca di Jabra e dell'Happiness Research Institute segna una svolta nel dibattito sull'intelligenza artificiale. Invece di concentrarsi esclusivamente sui miglioramenti di efficienza, suggerisce che l'esperienza emotiva del lavoro deve diventare una priorità di progettazione.

Mentre l'IA diventa parte integrante degli ambienti lavorativi, cresce il potenziale per costruire spazi che favoriscano sia la produttività che il benessere umano. La vera rivoluzione dell'intelligenza artificiale potrebbe non essere nella sua capacità di sostituire l'uomo, ma in quella di renderlo più felice e realizzato. In un mondo del lavoro in continua trasformazione, forse la domanda giusta non è "l'IA ci ruberà il lavoro?", ma "l'IA può renderci più felici mentre lavoriamo?". E a giudicare da questo studio, la risposta sembra essere un sorprendente sì.

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