SE L'AI "IMPARA UN MESTIERE"

Uno studio ci dice quali saranno i lavori che resisteranno all'intelligenza artificiale

Traduttori e interpreti con la tecnologia rischiano di fare la fine dei venditori di ghiaccio quando arrivarono i frigoriferi? Sembrerebbe di sì, almeno secondo quanto suggerisce una ricerca che ci consiglia di dedicarci in futuro più ai lavori manuali

03 Ago 2025 - 11:55
 © Italy Photo Press

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C'è stato un tempo in cui i frigoriferi non erano alla portata di tutti e il venditore ghiaccio, con i suoi contenitori in zinco capaci di mantenere il freddo, era fondamentale. Esistevano poi le fabbriche dove, al fianco di milioni di operai alienati come in Tempi moderni di Chaplin, trovavano posto profili lavorativi oggi dimenticati: ai tempi della Rivoluzione industriale la sveglia umana, per esempio, aveva il compito di far scendere dal letto chi doveva iniziare il turno suonando un pratico cono di bambù mentre, nelle imprese più illuminate, esisteva addirittura una persona deputata a leggere a voce alta libri e giornali per la massa operaia mentre quest'ultima espletava i suoi compiti.

Tutti questi mestieri sono andati, per ragioni diverse, in soffitta ed è quasi inevitabile che con il progresso tecnologico altre professioni siano destinate a venire pensionate presto. Questo processo sempre esistito nella storia tuttavia potrebbe avere un'accelerazione anche per certi versi catastrofica con la crescente implementazione dell'intelligenza artificiale. L'AI è lo spauracchio del futuro, un "Millennium bug" atteso e temuto da milioni di persone, quasi condannate ad accettare di venire sostituite con l'avanzamento tecnologico. Già nel 2020, quando ancora citando l'AI veniva in mente tuttalpiù il titolo di un film di Spielberg, il World Economic Forum ci metteva in guardia avvisandoci come oggi l'automazione e una nuova divisione del lavoro tra esseri umani e macchine avrebbero sconvolto 85 milioni di posti di lavoro a livello globale in medie e grandi imprese. 

E allora viene da chiedersi come "mettersi in salvo", quale carriera scegliere o come si può provare a evolvere la propria professionalità per allontanare lo spettro della disoccupazione. Una domanda cui provano a rispondere diverse ricerche, spesso provenienti proprio da quelle aziende che hanno messo l'intelligenza artificiale all'interno del loro core business, come Microsoft.

Bill Gates ti suggerisce cosa fare da grande

 A marzo il papà di Windows Bill Gates, in veste di ospite nel popolare programma televisivo statunitense The Tonight Show with Jimmy Fallon, si era espresso sullo scottante tema del futuro del lavoro ai tempi dell'intelligenza artificiale. Partiamo dalle buone notizie: secondo Mister Microsoft presto grazie all'AI faticheremo solo due giorni a settimana, aiutati dalla tecnologia a vivere una vita all'insegna della settimana cortissima. L'unico piccolo problema sarà però che solo in pochi potranno sperimentare il "lavorare di meno, guadagnare di più", dato che molte professioni verranno fagocitate dall'onda anomala formata da ChatGPT e similari.

Incalzato sulla questione, Gates non ha tuttavia fatto drammi, evidenziando almeno tre profili lavorativi ben lontani dal rischio di andare in pensione: programmatori, ricercatori e lavoratori nel settore dell'energia possono dormire tranquilli secondo il patron di Microsoft ma cosa ci dicono i dati raccolti dalla azienda da lui fondata?

La ricerca di Microsoft che ci suggerisce di riscoprire la manualità

  Qualche giorno fa Microsoft ha pubblicato uno studio che si proponeva di capire quali lavori sarebbero scomparsi nel prossimo futuro, attraverso un metodo empirico piuttosto facile da comprendere. L'analisi dell'azienda americana è partita dallo studio delle richieste fatte dagli utenti su Bing Copilot, il chatbot del suo motore di ricerca. Una volta raccolti i dati, si è poi creato un "AI Applicability Score", un punteggio che mostra quanto l’intelligenza artificiale si possa applicare a una specifica area professionale. Tenendolo presente, è facile leggere la classifica: più alto è lo score maggiore è il rischio di venire "sostituiti". Senza troppa sorpresa, i profili più a rischio sono quindi quelli che si muovono nell'ambito della cosiddetta "economia della conoscenza". 

Occhio quindi se la vostra professione si incentra sull'acquisizione, l’analisi e la divulgazione di informazioni specialistich". In testa alla graduatoria ci sono infatti traduttori e interpreti, seguiti da assistenti di viaggio e storici, destinati a loro volta a "diventare storia". Meglio dedicarsi a questo punto a professioni che prevedano competenze pratiche e sforzi da portare a termine con il proprio corpo, suggerisce la classifica, proponendoci percorsi di carriera cui non è così immediato pensare: in fondo alla lista troviamo per esempio il “levigatore di pavimenti”, il “tecnico di motoscafi” o l'“addetto allo smaltimento dei rifiuti pericolosi”, senza dimenticare  un possibile futuro come"imbalsamatore".

Le big tech investono e l'Europa prova a regolamentare

  Microsoft parla con cognizione di causa, considerando quanto stia investendo sullo sviluppo dell'intelligenza artificiale. Tutte le big-tech si sono buttate nel settore ma, come ricorda Il Messaggero, ad oggi solo il gruppo fondato da Bill Gates è riuscito a incassare denaro grazie all’AI. L'azienda americana ha annunciato che gli investimenti fatti nel segmento hanno portato a un rialzo del 39% delle vendite del suo servizio cloud Azure, generando concretamente più di 75 miliardi di dollari solo nell'ultimo anno.

"Continuiamo a cavalcare l’onda delle infrastrutture IA e quest’anno abbiamo avuto ritorni ogni trimestre", ha comunicato entusiasta il Ceo Satya Nadella, facendo notare come Microsoft Copilot abbia raggiunto 100 milioni di utenti. In ragione di ciò ormai anche gli analisti e chi lavora in borsa paiono sempre più convinti che quella dell'intelligenza artificiale non sia una bolla mentre, qui nel Vecchio Continente, c'è chi già prova ad arginarne le conseguenze più nefaste regolamentando il settore. 

Dal 2 agosto è entrata infatti in vigore la stretta per le aziende sull’Intelligenza artificiale prevista dall’AI Act europeo, che regolamenta l'utilizzo di determinate tecnologie non solo per chi le produce ma anche per chi ne fa utilizzo come cliente (si pensi alle banche). Certo si dovrà aspettare due anni (dal 2 agosto 2027) per vedere eventuali ammende sui sistemi già esistenti come ChatGpt ma è un primo passo, soprattutto se consideriamo quanto le multe per utilizzo improprio della tecnologia promettano di essere salate: le sanzioni più alte si applicano per la violazione dei divieti (ad esempio usando l’IA in modo manipolativo o per la sorveglianza indiscriminata) e possono arrivare fino a 15 milioni o al 3% del fatturato. Forse l'AI insomma ci renderà poveri ma probabilmente non così in balia delle sue voglie più o meno indotte. Questa è la speranza di chi ha redatto queste norme, nella speranza di non venir sostituito anche lui da un suo corrispettivo algoritmico. Nel caso si è comunque aperta una posizione come imbalsamatore. Quasi quasi nel dubbio conviene mandare il curriculum.

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