NEI PROSSIMI 10 ANNI

Presto in pensione 6 milioni di italiani: cosa vuol dire per tutti gli altri che restano al lavoro e per le casse dello Stato

Welfare sotto attacco con conseguenze dirette e concrete: meno servizi per tutti e una pensione a rischio per i lavoratori di oggi

24 Set 2025 - 12:24
 © Istockphoto

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L'Italia si trova di fronte a una trasformazione demografica che avrà un impatto profondo sul suo futuro. L'allarme lanciato dall'Inapp (Istituto Nazionale per l'Analisi delle Politiche Pubbliche) è più di una semplice statistica: entro il 2033, un'intera generazione si ritirerà dal mercato del lavoro per andare in pensione. Questo esodo di massa di circa 6 milioni di persone non è un evento isolato, ma la spinta che sta portando l'intero sistema di welfare al punto di rottura. Comprendere questo fenomeno significa capire il destino della nostra economia, la qualità dei servizi pubblici e, in definitiva, a quanto ammonterà la nostra pensione (spoiler: molto meno degli stipendi che percepiamo oggi).

L'allarme Inapp e il patto generazionale che non regge più

 L'analisi dell'Inapp punta il dito contro la fragilità strutturale del sistema pensionistico italiano. Secondo il presidente Natale Forlani, 6 milioni e 100mila persone lasceranno il lavoro in Italia nei prossimi dieci anni, e non ci sono abbastanza giovani per sostituirle, descrivendo il fenomeno come un "esodo generazionale".

I dati sono allarmanti: la popolazione italiana in età da lavoro crollerà di oltre un terzo entro il 2060. Le conseguenze sono già visibili, con le aziende che faticano a trovare personale e una spesa pensionistica destinata a salire fino al 17% del Pil entro il 2040. Inoltre, oltre 4 milioni di over 65 non autosufficienti necessitano di assistenza continuativa, ma solo una piccola percentuale è accolta nelle strutture adeguate.

Questo squilibrio nel rapporto tra lavoratori e pensionati sta mettendo a dura prova il patto su cui si è retto il nostro sistema di welfare, basato sulla ripartizione dove i contributi dei lavoratori attivi finanziano le pensioni dei ritirati.

Lo scenario per le casse dello Stato: un welfare a rischio

 Il primo, e più imminente, scenario è quello di una spesa pubblica che diventerà insostenibile. Con meno persone che lavorano e quindi meno persone che versano i contributi, lo Stato dovrà trovare altrove i fondi necessari per pagare le pensioni. Le conseguenze, purtroppo, sono chiare e dirette. La spesa previdenziale, che rappresenta già una parte enorme del bilancio, assorbirà risorse che potrebbero essere destinate ad altri settori chiave. Questo potrebbe tradursi in un'aumento della pressione fiscale su cittadini e imprese, ma anche in tagli drastici a servizi essenziali come la sanità, l'istruzione e i trasporti. Il rischio è un impoverimento generale del sistema di welfare, che non sarà più in grado di garantire gli stessi standard di qualità per tutti.

Lo scenario per i lavoratori di oggi: la pensione che non c'è più

 L'onda d'urto del cambiamento colpirà in pieno i lavoratori di oggi. Il sistema di calcolo contributivo, che lega l'assegno pensionistico alla somma dei contributi versati, rende le pensioni vulnerabili alla realtà del mercato del lavoro. Le carriere sono sempre più "liquide", caratterizzate da periodi di precariato, lavori a chiamata e disoccupazione.

Questa discontinuità contributiva si traduce in un capitale pensionistico finale insufficiente. La pensione rischia di non essere più un traguardo dignitoso, ma un'ulteriore sfida. Inoltre, per evitare pensioni troppo basse, le persone saranno costrette a lavorare più a lungo, posticipando l'età del ritiro e rendendo più difficile il ricambio generazionale.

La via d'uscita: cosa fare per salvare il sistema

 Di fronte a questi scenari, restare a guardare non è un'opzione. Le soluzioni devono essere immediate e incisive, a livello pubblico e individuale. L'Inapp propone di agire su più fronti. La prima mossa è quella di far entrare nel mercato del lavoro nuove forze, dato che il potenziale inespresso di donne e migranti regolari, i cui contributi sono vitali per il futuro del sistema, è enorme.

A questo si aggiunge la necessità, per i lavoratori di oggi, di assumersi una responsabilità individuale. Con un sistema pubblico sempre più in difficoltà, la previdenza complementare non è più un optional, ma una necessità per garantirsi un futuro sereno. Aderire a un fondo pensione è l'unico modo per integrare la pensione statale e assicurarsi una vecchiaia dignitosa.

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