Speciale Il conflitto in Medioriente
dopo le macerie

Gaza, non solo l'ecatombe umana: quanto costerà la ricostruzione della Striscia

Oltre 69mila morti, 160mila feriti, quasi 300mila case distrutte e 53 miliardi di dollari necessari per ricostruire: i numeri di una devastazione senza precedenti

di Giuliana Grimaldi
07 Ott 2025 - 11:56

Il primo bilancio da fare a due anni dall'eccidio di Hamas contro Israele, è quello in termini di vite umane. Al 1° ottobre 2025, oltre 69.100 persone sono state uccise nella guerra di Gaza secondo il Ministero della Salute di Gaza e le autorità israeliane Casualties of the Gaza war. Non cifre astratte, ma persone: almeno 18.885 bambini uccisi dall'ottobre 2023 secondo l'ufficio stampa del governo di Gaza Gaza genocide, 50mila uccisi o feriti secondo i dati l'Unicef.

I dati raccontano una realtà brutale: dati classificati israeliani mostrano che l'83% delle vittime della guerra di Gaza sono civili, un tasso superato solo dal genocidio ruandese, dal massacro di Srebrenica del 1995 e dall'assedio russo di Mariupol del 2022. I feriti superano le 160mila persone. Gaza è diventata, nelle parole dell'Onu, il posto al mondo con più bambini amputati della storia moderna. Migliaia di corpi giacciono ancora sotto le macerie. Questi numeri precedono qualsiasi discussione su costi economici e piani di ricostruzione. Sono la misura di una perdita che nessun miliardo di dollari potrà mai compensare, nessun piano di ricostruzione potrà sanare. Quando parliamo di ricostruire Gaza, parliamo innanzitutto di chi sopravvive a questo inferno. 

Ma c'è anche una valutazione prettamente economica, che non esclude la gravità delle perdite umane. Se i negoziati per il cessate il fuoco e poi la pace dovessero andare in porto, i sopravvissuti a due anni di attacchi israeliani via terra e via cielo dovranno tornare ad abitare quel territorio massacrato. Partendo dalle attuali macerie e dovendo riavviare da zero tutto il ciclo economico.
 

Un paesaggio di desolazione

 Dopo quasi due anni di conflitto, Gaza appare come un paesaggio di desolazione dove la maggior parte dei suoi 2 milioni di residenti sono senza casa e lottano per ottenere beni di prima necessità. Famiglie intere vivono tra le rovine delle loro case, cercando di proteggere i propri figli dal freddo con pezzi di plastica e lamiere. Le stime più recenti sulla ricostruzione parlano di cifre vertiginose: secondo il rapporto congiunto di Onu, Unione Europea e Banca Mondiale pubblicato a febbraio 2025, saranno necessari almeno 53,2 miliardi di dollari per un'estensiva ricostruzione nei prossimi 10 anni. Una somma monstre, che rappresenta solo il tentativo di quantificare ciò che è stato distrutto in termini materiali.

© Withub

© Withub

I numeri della devastazione settore per settore

 I danni alle sole strutture fisiche ammontano a circa 30 miliardi di dollari, con il settore abitativo che rappresenta il 53% del totale della distruzione. Il rapporto della Banca Mondiale di febbraio 2025 scompone questa cifra drammatica settore per settore: le abitazioni necessitano di 15,8 miliardi di dollari, seguite da commercio e industria con 5,9 miliardi. I trasporti richiedono 2,54 miliardi, mentre i servizi idrici e igienico-sanitari ne necessitano 1,5 miliardi.

Il sistema sanitario, già devastato, richiede 1,25 miliardi di dollari per essere ripristinato. L'istruzione, fondamentale per il futuro di un'intera generazione, necessita di 874 milioni. L'agricoltura e i sistemi alimentari richiedono 835 milioni, mentre il settore energetico ne necessita 700 milioni. Servizi municipali, tecnologie dell'informazione e comunicazione, e altri settori portano il totale complessivo dei danni fisici a quasi 30 miliardi di dollari.

Ma cosa significa davvero? Significa che più di 292.000 abitazioni sono state distrutte o danneggiate. Trecentomila case. Trecentomila famiglie che hanno perso tutto: le foto dei nonni, i giocattoli dei bambini, i ricordi di una vita. Altri 19,1 miliardi di dollari saranno necessari per compensare le perdite sociali ed economiche, portando il fabbisogno totale oltre i 50 miliardi. Alcuni esperti, come l'economista della Rand Daniel Egel, stimano che i costi totali potrebbero raggiungere gli 80 miliardi di dollari considerando i costi nascosti, inclusi quelli del mercato del lavoro colpito da morti, feriti e traumi. 
 

La "Cartografia del genocidio"

 A ottobre 2024, Forensic Architecture, un'agenzia di ricerca multidisciplinare con sede alla Goldsmiths University di Londra, ha pubblicato un documento pesante: un rapporto di 827 pagine accompagnato dalla mappa interattiva "Cartografia del genocidio", che documenta migliaia di episodi di violenza da parte di Israele. Non incidenti casuali, ma "errori" militari. L'analisi di Forensic Architecture rivela che la campagna militare israeliana a Gaza sarebbe stata organizzata, sistematica e intesa a distruggere le condizioni di vita e le infrastrutture essenziali per la sopravvivenza. Il progetto ha utilizzato dati provenienti da fonti come Unicef, OpenStreetMap, Unesco, Unosat e Airwars per mappare la distruzione delle infrastrutture civili a Gaza. Una piattaforma interattiva per visualizzare aree di evacuazione, zone di invasione terrestre, attacchi lungo le rotte degli aiuti umanitari, e le posizioni di edifici, strade, agricoltura e risorse idriche danneggiate o distrutte. Ogni punto rosso  una tragedia umana, un luogo dove qualcuno ha perso la vita, dove una famiglia è stata spezzata, dove i sogni sono stati sepolti sotto le macerie.

Ostacoli alla ricostruzione: quando anche la speranza sembra lontana

 La sfida della ricostruzione va ben oltre i finanziamenti necessari. Anche nello scenario più ottimistico, ci vorrebbero fino al 2040 per ricostruire le sole abitazioni distrutte, senza riparare quelle danneggiate. Sedici anni. Un bambino nato oggi a Gaza potrebbe essere adolescente prima di avere una casa vera. E se le cose dovessero procedere come dopo le guerre precedenti? Secondo l'Undp, il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, sarebbero necessari circa 80 anni per ricostruire le case distrutte. Ottant'anni. Più di una vita umana. Chi può aspettare tanto?

Prima ancora di pensare alla ricostruzione, c'è una montagna di dolore da affrontare: 42 milioni di tonnellate di macerie che sono rimaste dopo gli incessanti bombardamenti. Le Nazioni Unite stimano che siano necessari fino a 15 anni solo per rimuovere le macerie. Un lavoro lungo e pure terribilmente pericoloso: 7.500 tonnellate di ordigni inesplosi rimangono sparsi in tutta Gaza.

E come se non bastasse, c'è un altro ostacolo crudele: le restrizioni israeliane sulle importazioni "dual use" - materiali che Israele ritiene potrebbero essere usati sia per scopi civili che per fabbricare armi - includono molti materiali necessari per la ricostruzione, come cemento, legname e barre d'acciaio. Anche dopo che le bombe hanno smesso di cadere, Gaza rimane in gabbia.

Il bilancio di una generazione perduta

 Abdallah Al Dardari dell'Undp ha affermato che 40 anni di progressi nello sviluppo a Gaza sono andati perduti. Quarant'anni cancellati in meno di due. A maggio 2024, l'84% dei centri sanitari di Gaza era stato distrutto o danneggiato. 

Israele ha anche distrutto tutte le 12 università di Gaza e l'80% delle sue scuole. Gli 874 milioni di dollari necessari per ricostruire il sistema educativo non possono restituire gli anni di studio persi, i diplomi mai conseguiti, i sogni di migliaia di studenti. Non è solo la distruzione del presente: è il furto del futuro. Senza scuole, senza università, un'intera generazione di bambini palestinesi viene condannata all'ignoranza.

Anche l'agricoltura e i sistemi alimentari, vitali per la sopravvivenza, richiedono 835 milioni per essere ripristinati. L'economia di Gaza si è contratta dell'83% nel 2024, riducendo il suo contributo complessivo all'economia al 3%, nonostante ospiti il 40% della popolazione dei territori palestinesi. Le famiglie non hanno più lavoro, non hanno più reddito. I prezzi sono esplosi: aumentati del 300% in un anno, con i prezzi alimentari saliti del 450%. Chi può permettersi di mangiare quando un chilo di farina costa cinque volte di più?

Un futuro appeso a un filo

 Nei prossimi tre anni saranno necessari 20 miliardi di dollari solo per stabilizzare i servizi essenziali e gettare le basi per una ripresa a lungo termine. Servizi essenziali: acqua potabile (1,5 miliardi), elettricità (700 milioni), fognature. Le cose che diamo per scontate ogni giorno. Ma c'è un problema ancora più grande: le condizioni per iniziare lavori di recupero e ricostruzione su larga scala non sono ancora in atto, data la mancanza di chiarezza sul futuro di Gaza, soprattutto su come sarà governata. 

La "Cartografia del genocidio" di Forensic Architecture ha fornito prove cruciali per cause legali, tra cui quella intentata dal Sudafrica contro il governo israeliano presso la Corte internazionale di giustizia affinché venga applicata la Convenzione sul crimine di genocidio nella Striscia di Gaza. 

Oltre i numeri, le persone

 Mentre il mondo discute di miliardi di dollari e piani di ricostruzione decennali, almeno un milione di persone non ha case a cui tornare, e la maggior parte dei servizi pubblici come elettricità, fognature, acqua e comunicazioni non funzionano a Gaza. Un milione di persone che dormono all'aperto, che bevono acqua contaminata, che cercano di sopravvivere un giorno alla volta. Madri che allattano i loro bambini senza avere abbastanza cibo per produrre latte. Anziani che muoiono di freddo perché non hanno un tetto. Bambini che giocano tra le macerie perché non conoscono altro.

La ricostruzione di Gaza non sarà solo una questione di edifici e infrastrutture. Non basteranno i 15,8 miliardi per le case, i 2,54 miliardi per i trasporti, gli 874 milioni per le scuole. Sarà necessario ricostruire la dignità umana, restituire la speranza a chi l'ha persa, curare ferite che vanno ben oltre quelle del corpo. Sarà necessario spiegare a un'intera generazione di bambini che il mondo non è fatto solo di bombe e morte. Ma prima di tutto, dovremo ammettere di aver permesso che tutto questo accadesse. E poi dovrà trovare il coraggio di dire mai più.

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