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"Ecco come ho scritto una canzone"

Impara a suonare la chitarra da autodidatta, compone il suo primo pezzo a soli 14 anni, nel 2004 debutta al Festival di Sanremo e nella stessa estate entusiasma le piazze italiane con il Festivalbar.

Simone Tomassini, classe 1974, ne ha fatta di strada: tre album, un dvd live, il palco dell’Ariston, e nel 2005 anche Music Farm. Ma non si ferma e torna con un nuovo brano “Ho scritto una canzone”, che anticipa l’uscita del suo quarto album.

Simone nasce a Como ma spopola anche oltreoceano. Nel 2009 suona nei più famosi live club della scena musicale newyorkese, sviluppando quel sound rockeggiante che contraddistingue la sua arte.

Di cosa parla “Ho scritto una canzone”?
Beh, in realtà è un insieme di canzoni. È quasi una poesia in musica. Di solito quando un artista scrive un brano cerca di focalizzarsi su un solo tema. Invece quando ero a New York mi guardavo intorno e ogni giorno scrivevo delle frasi. Poi ho capito che potevo metterle tutte insieme. Come i pezzi di un puzzle. Ecco come “ho scritto una canzone”!

Il singolo è stato reso disponibile solo in digitale. A breve il nuovo album. Una scelta hi-tech in attesa del nuovo album di un giovane rocker italiano?
Per me questa canzone è come un diesel. Prima un grande numero di download su I-Tunes. Adesso anche i più importanti network nazionali stanno cominciando a trasmettere il brano. Nella mia carriera, ho fatto tante cose nel giro di pochi anni. Se penso che solo dal 2004, ho cominciato a tirare fuori la testolina non posso che essere contento. L’album uscirà a breve. Ho registrato il disco tra l’Italia e New York. Il fonico americano mi diceva sempre “This is no italian suond!”. La mia musica è ricca di bassi e chitarre, un rock alla Bruce Springsteen.

Il videoclip di “Ho scritto una canzone” è girato a New York, dove hai avuto occasione di frequentare i locali in cui hanno suonato i grandi nomi della scena americana. C’è qualcosa della grande mela che è rimasto dentro di te?
Mi è sembrato naturale girare il video a New York. Ho un feeling particolare con quella città. La scena finale è stata girata allo Strawberry Field in Central Park, dove si trova il mosaico commemorativo dedicato a John Lennon. Lì ci sono sempre dei ragazzi che si riuniscono per suonare le canzoni dei Beatles. Batterie improvvisate e custodie delle chitarre aperte, in attesa di qualche spicciolo. Un giorno mi dissero “Vai a prendere la tua chitarra e suona con noi”. Mi sono divertito tantissimo. Ho fatto musica di strada con ragazzi di strada. È stata un’esperienza che mi ha arricchito tanto.

È stata una doppia occasione. Sei un grande fan di John Lennon e hai suonato vicino al mosaico a lui dedicato.
Se posso dirla tutta, da piccolo sono stato cacciato dal conservatorio per aver suonato “Jelous Guy” di John Lennon. Ma penso che non puoi considerarti un vero musicista se non hai mai suonato un pezzo del grande John. Lo considero il Bethoveen del ‘900. Parteciperò al Lennon Day in occasione del trentennale dalla sua scomparsa.

Hai avuto la possibilità di aprire tutti i concerti del Buoni o Cattivi tour di Vasco Rossi. Ti senti un po’ il nuovo Blasco?
Beh, magari. Vasco sicuramente è stato un punto di riferimento importante per la mia carriera. Essere osannato e portato avanti da un grande della musica è un onore. Un giorno incontrai per caso in strada “un certo” Enrico Rovelli, il manager di Vasco. Mica male. L’avventura è cominciata così. Poi di comune accordo, abbiamo deciso che era giusto che io cominciassi a camminare con le mie gambe. Così ho iniziato a far vedere chi è veramente Simone. All’inizio mi facevo chiamare solo per nome. Adesso, invece, sono Simone Tomassini. Una “emme” e due “esse”, ci tengo a precisare. In tanti si sbagliano!

Nel 2005 hai partecipato al reality Music Farm. Cosa pensi dei ragazzi che per emergere nel mondo dello spettacolo prendono parte ai talent show?

Il mio consiglio per i ragazzi che vogliono affacciarsi alla musica è di evitare di esporsi ai media senza avere una base musicale alle spalle. Mi metto nei loro panni. Se per puro caso il giorno del provino o dell’esibizione non stai bene o capita un inconveniente sei fuori. La tua occasione si gioca in pochi minuti. Ma così non puoi far vedere il tuo talento. È come un biglietto della lotteria. Se vinci hai sbancato. Ma se non va bene, sei out. Quindi ragazzi studiate. E in bocca al lupo!

In bocca al lupo anche a te, Simone Tomassini!

Valentina Sorci