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Ocse: in Italia potrebbe servire una nuova manovra
"Economia in recessione almeno fino al 2013"

"Bene lʼopera di risanamento finanziario, si vada avanti sulla strada delle riforme"

Afp

L'economia italiana non riuscirà a ripartire prima della fine del 2013, secondo le previsioni dell'Ocse pubblicate nel suo Economic Outlook. La recessione del nostro Paese, continuano gli esperti di Parigi, è dovuta sia alla debolezza generale dell'economia europea sia alle conseguenze immediate delle misure di consolidamento fiscale. E potrebbe rendersi necessaria una nuova manovra.

"Riforme importanti, avanti con il risanamento"
"Dalla fine del 2011, l'Italia ha intrapreso importanti riforme strutturali - si legge sull'Economic Outlook dell'Ocse -, progredendo sulla via del risanamento delle finanze pubbliche".

2013, un altro anno difficile
Ci aspettano comunque altri mesi duri: nel 2013 infatti il Pil continuerà a contrarsi, seppur con una riduzione più contenuta rispetto al 2012. Si segnala in particolare un perdurante calo dei consumi privati (-1% dopo il -1,6% del 2012) e della domanda interna (-0,9% dopo il -2,9% di quest'anno). A mantenere a galla la nostra economia, secondo l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, saranno soprattutto le esportazioni, che nel 2012 saliranno del 2,3% e nel 2013 del 2,4%.

Verso una nuova manovra?
In Italia dunque "potrebbe essere necessaria una manovra fiscale ulteriore, in considerazione della recessione prevista". Annunciando il rischio di un nuovo intervento, l'Ocse precisa tuttavia che "le prudenti stime del governo sulle entrate dalle misure anti-evasione forniscono un margine di sicurezza". Nelle previsioni dell'Organizzazione il rapporto deficit/Pil migliorerà quest'anno a -1,7% da -3,8% del 2011, ma non andrà oltre il -0,6% nel prossimo anno, mancando quindi l'obiettivo di pareggio di bilancio delle stime ufficiali.

Il Paese tuttavia, secondo gli esperti, raggiungerà questo traguardo nel 2014. "I previsti tagli alla spesa e gli aumenti delle tasse dovrebbero ridurre ulteriormente il deficit a un livello molto basso nel 2013" e il Paese è dunque "sulla strada giusta per eliminarlo nel 2014". Mentre la bilancia primaria segnerà un aumento del surplus, il debito dovrebbe iniziare a scendere il prossimo anno, a 122,5% dal 123,1% di quest'anno (in base alla definizione di Maastricht).

Disoccupazione in crescita
Cattive notizie invece sul fronte del lavoro, con un'occupazione in calo dello 0,3% sia quest'anno sia l'anno prossimo, mentre il tasso di senza lavoro passerà dall'8,4% del 2011 al 9,3% quest'anno e al 9,9% nel 2013.

Già negli ultimi mesi di quest'anno la disoccupazione dovrebbe essere pari al 9,7% e un picco del 10% è segnalato per l'ultimo trimestre del 2013. Nel 2007 era del 6,1%. L'Italia farà comunque meglio della media dell'Eurozona, dove il tasso dei senza lavoro sarà del 10,8% quest'anno (era il 10% nel 2011) e all'11,1% nel prossimo. Il peggioramento del mercato del lavoro, secondo l'Ocse, può essere in parte collegato alle scadenze di periodo di cassa integrazione, ma anche a un significativo aumento delle persone alla ricerca.

D'altro canto, sono aumentati gli esuberi nelle aziende a fronte della debolezza e dell'incertezza del quadro economico, un quadro probabilmente aggravato dalle difficoltà che alcune imprese hanno nell'accesso al credito. Tuttavia, segnala l'Ocse, l'aumento della disoccupazione non ha avuto effetti di rilievo sulle dinamiche salariali. L'inflazione resta "significativamente" al di sopra della media Ocse, dopo l'aumento dell'1% dell'Iva dello scorso in settembre. Gli effetti dell'aumento delle tasse, che hanno colpito in modo rilevante i redditi privati, "frena ulteriormente la domanda".

L'economia mondiale migliora ma resta fragile
Il quadro economico mondiale risulta complessivamente migliore rispetto a sei mesi fa, secondo quanto si legge sull'Economic Outlook dell'Ocse, ma resta fragile, come indicano gli esperti di Parigi, individuando nella crisi dell'Eurozona il principale rischio al ribasso per lo scenario globale.

Nei Paesi industrializzati è prevista una "ripresa tenue e forse piena di sobbalzi", sostenuta da politiche monetarie accomodanti e da un progressivo rafforzamento della fiducia. La crescita sarà più forte negli Stati Uniti e in Giappone, mentre l'Eurozona per quest'anno viaggerà in zona recessione. Nel complesso il "club" dei 34 Paesi più industrializzati del mondo dovrebbe crescere dell'1,6% quest'anno (dopo il +1,8% nel 2011) e del 2,2% nel prossimo, dati che confermano nella sostanza le stime dello scorso novembre (+1,6% e +2,3%).

Quest'anno l'intera Eurozona, secondo l'Ocse, avrà una crescita negativa pari a -0,1%, seguito da un blando +0,9% nel 2013, contro +0,2% e +1,4% indicati nel rapporto precedente.

La Germania rallenterà la corsa a +1,2% quest'anno (da +3,1% nel 2011), per poi crescere del 2% nel 2013. Per la Francia le stime sono rispettivamente +0,6% e +1,2%. Accelerano invece gli Stati Uniti, con una crescita del Pil del 2,4% e del 2,6% (contro +2 e +2,5% indicati sei mesi fa).

Bene gli Usa, Europa ancora sorvegliata speciale
Il processo di risanamento post-crisi sta avanzando gradualmente, in modo particolare negli Stati Uniti, che hanno evitato (quest'anno e forse nel prossimo) un eccessivo consolidamento fiscale. Mentre nell'Eurozona la situazione deve essere ancora tenuta sotto stretta osservazione, anche se sono stati registrasti una stabilizzazione della fiducia, anche se a livelli bassi, un miglioramento del mercato finanziario (reso possibile dalle recenti misure di politica monetaria messe in atto dalla Bce), il successo della ristrutturazione del debito del settore privato in Grecia e iniziative - sia in Europa sia nel resto del mondo - attuate per affrontare i rischi legati al debito sovrano: un quadro che ha aiutato il varo di una disciplina fiscale sul lungo termine e il miglioramento dei ratio nel sistema bancario.

In sostanza, secondo l'Ocse, tutte queste azioni hanno generato un ventaglio di opportunità che peò necessita di essere sfruttato completamente e rapidamente. Anche perché, viene sottolineato, il rapido ritorno delle turbolenze sui mercati seguito alle elezioni in Grecia dimostra la velocità con cui queste sfide possono riapparire.