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Corsa allʼenergia solare nella zona morta di Chernobyl: al via progetti per centrali "verdi"

La soluzione è stata approvata del governo ucraino, con lʼobiettivo di produrre energia pulita e ridurre la dipendenza dal gas russo

Corsa all'energia solare nella zona morta di Chernobyl: al via progetti per centrali "verdi"

Centrali solari nella cosiddetta "zona morta" di Chernobyl, chiusa da trent'anni in seguito al disastro nucleare del 26 aprile 1986. E' quello che vogliono realizzare decine di società provenienti da tutto il mondo, con l'appoggio del governo dell'Ucraina. Una vera e propria "corsa al solare", lanciata da Kiev con l'obiettivo di produrre energia pulita e ridurre la sua dipendenza dal gas russo. La zona morta è quella compresa entro 30 chilometri dall'impianto esploso.

Il futuro è nel sole - La "gara" per la realizzazione delle centrali solari interessa in tutto 39 aziende, di cui 26 ucraine e 13 straniere. Il governo ucraino vuole riutilizzare in qualche modo quel territorio, grande due volte la città di Los Angeles. Agricoltura e industria sono fuori discussione, a causa della radioattività. I pannelli solari, che non richiedono una presenza fissa di personale, sono una delle poche opzioni possibili. La zona ha una buona esposizione al sole e gli impianti potrebbero utilizzare la vecchia rete elettrica della centrale nucleare, ancora funzionante.

Incentivi e progetti - Il governo di Kiev offre i terreni in affitto a prezzi stracciati, con uno sconto dell'85%, e offre anche un incentivo di 17 centesimi di euro a chilowatt. I progetti presentati complessivamente arrivano a 2 gigawatt (la vecchia centrale nucleare ne produceva 4). Le offerte, oltre che da società ucraine, sono arrivate da Cina, Germania, Irlanda, Danimarca, Austria, Bulgaria e Bielorussia. L'impianto proposto da compagnie cinesi è il più grande, da un gigawatt, con un investimento pari a un miliardo di dollari. Un gruppo tedesco vuole invece installare pannelli per 500 megawatt. Gli altri progetti sono per centrali da 20 megawatt.

Resta da vedere come verrà affrontato il rischio radiazioni, alle quali saranno esposti i lavoratori che costruiranno le centrali e quelli che ne cureranno la manutenzione. Al momento, né il governo ucraino né le società hanno reso noto quali misure di sicurezza saranno adottate.

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