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Regeni, fallito l'incontro Italia-Egitto: interrotta la collaborazione

Delusi gli investigatori italiani, che non hanno ottenuto quanto richiesto agli omologhi egiziani

Il secondo vertice tra inquirenti italiani ed egiziani sul caso della morte di Giulio Regeni si è risolto in un fallimento.

Da questo momento, fanno sapere dalla Scuola superiore di polizia di Roma, la collaborazione tra le autorità giudiziarie dei due Paesi può considerarsi interrotta. Delusi gli investigatori italiani, che non hanno ottenuto quanto richiesto agli omologhi egiziani. Il ministro Gentiloni richiama l'ambasciatore italiano da Il Cairo.

Gentiloni richiama l'ambasciatore da Il Cairo - In seguito agli sviluppi fallimentari del vertice, il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ha disposto il richiamo a Roma dell'Ambasciatore a Il Cairo, Maurizio Massari, "per consultazioni". La Farnesina ha comunicato che "si rende necessaria una valutazione urgente delle iniziative più opportune per rilanciare l'impegno volto ad accertare la verità sul barbaro omicidio di Regeni".

Renzi: "Verità per Giulio Regeni" - "Dopo esito incontri magistrati a Roma, Italia ha deciso formalmente di richiamare per consultazioni l'ambasciatore #veritàpergiulioregeni". Così il premier Matteo Renzi, su Twitter. Al termine del Cdm, il presidente del Consiglio ha poi dichiarato: "L'Italia, come voi sapete, ha preso un impegno con la famiglia Regeni, con la memoria di Giulio ma anche con la dignità con ciascuno di noi che ci saremmo fermati solo davanti alla verità. E' fondamentale la valutazione degli inquirenti: la decisione del governo italiano è arrivata dopo l'incontro dei magistrati italiani".

Famiglia Regeni: "Amareggiati, bene Gentiloni" - La famiglia Regeni "prende atto con amarezza del fallimento del vertice tra le autorità giudiziarie italiane e quelle egiziane" ed "esprime soddisfazione per la decisione del ministro Gentiloni di richiamare in Italia l'ambasciatore Massari". "Siamo certi - affermano i genitori di Giulio - che le nostre istituzioni e tutti coloro che stanno combattendo al nostro fianco questa battaglia di giustizia non si fermeranno fino a quando non otterranno verità".

La delusione della delegazione italiana che ha preso parte alla due giorni di confronto è legata, come emerge anche da un comunicato emesso dalla Procura, dalla mancata consegna, tra l'altro, dei tabulati telefonici di una decina di utenze riconducibili ad altrettanti cittadini egiziani. Inoltre, secondo quanto si apprende, non sono state consegnate anche le richieste "relative al traffico di celle". Tutti elementi ritenuti indispensabili dalla Procura di Roma.

Consegnate le utenze telefoniche di due amici di Giulio - In comunicato ufficiale, i pm di piazzale Clodio scrivono: "Sono stati consegnati alle autorità italiane i tabulati telefonici delle utenze egiziane in uso a due amici italiani di Giulio Regeni presenti a Il Cairo nel gennaio scorso, la relazione di sopralluogo, con allegate foto del ritrovamento del corpo di Giulio Regeni, una nota ove si riferisce che gli organizzatori della riunione sindacale tenuta a Il Cairo l'11 dicembre 2015, cui ha partecipato Giulio Regeni, hanno comunicato che non sono state effettuate registrazioni video ufficiali dell'incontro".

Di fatto poco o niente di quanto chiesto dai magistrati italiani è arrivato a Roma. In compenso le autorità egiziane hanno chiesto e ottenuto il referto dell'autopsia effettuata a Roma e la documentazione della perizia sul pc di Giulio preannunciando "nuove richieste di atti ed informazioni alle autorità italiane".

Già giovedì l'Italia aveva fatto trapelare tutta la sua delusione di fronte ai primi documenti portati dalla delegazione egiziana, ma prima di chiudere ogni tipo di dialogo si è voluto attendere la seconda giornata, con la speranza che l'Egitto cambiasse atteggiamento. "Ci sono state differenze molto forti - racconta una fonte che ha partecipato al vertice - siamo arrivati con diversi traduttori per poter metterci subito al lavoro sui documenti, ma non c'è stato bisogno. Nel dossier c'erano pochissime carte, molte delle quali già conosciute, altro che duemila pagine".

L'Egitto insiste: "Stabilire ruolo banda criminale" - Dal canto loro, i magistrati della Procura generale egiziana "hanno riferito le circostanze attraverso le quali sono stati rinvenuti i documenti di Regeni e che solo al termine delle indagini sarà possibile stabilire il ruolo che la banda criminale, coinvolta nei fatti del 24 marzo 2016, abbia avuto nella morte del ragazzo". Un anota ufficiale precisa che "la Procura di Roma ha ribadito il convincimento che non vi sono elementi del coinvolgimento diretto della banda criminale nelle torture e nella morte di Giulio Regeni".

Sul caso del ricercatore friulano le delegazioni italiana ed egiziana hanno comunque ribadito "la determinazione - si legge nel comunicato di piazzale Clodio - nell'individuare e assicurare alla giustizia i responsabili di quanto accaduto, chiunque essi siano; è stato confermato che, per questa ragione, nessuna pista investigativa è esclusa".

"La Procura egiziana - conclude la nota - ha assicurato che la collaborazione continuerà attraverso lo scambio di atti di indagine fino a quando non sarà raggiunta la verità in ordine a tutte le circostanze che hanno portato alla morte" del 28enne italiano.

Egitto: "Non informati del richiamo dell'ambasciatore" - Finora il ministero degli Esteri egiziano non è stato informato della decisione dell'Italia di richiamare il suo ambasciatore a Il Cairo per consultazioni in relazione al caso dell'omicidio del ricercatore Giulio Regeni. Lo riferisce una fonte diplomatica egiziana citata dal giornale locale "youm7".