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L'ultima intervista di Provenzali

LaPresse

Ecco l'ultima intervista rilasciata da Alfredo Provenzali, storico conduttore di "Tutto il calcio minuto per minuto", nell'estate 2011, dopo l'esplosione del calcioscommesse. Il radiocronista, che si è spento a 78 anni nel giorno del suo compleanno, si diceva d'accordo con Platini per la squalifica a vita dei tesserati coinvolti nello scandalo.

Una nuova bufera sul calcio. Lei che le ha vissute tutte, cosa ne pensa?  
In questo caso il rischio è di lasciarsi andare a giudizi affrettati. Finchè non ci sarà una sentenza, eviterei di esprimermi in particolare. In generale è una vicenda che fa male, ma non sono sorpreso perché è un fenomeno riflesso della vita quotidiana. Era impossibile che ne restasse fuori il calcio come una vergine.

Ci spieghi meglio…
Ogni mattina esco di casa e vedo tanta gente che tenta la fortuna. Anche professionisti insospettabili che sono seduti davanti a una macchinetta di videopoker o comprano decine di gratta e vinci. E con le scommesse il quadro si fa più preoccupante, perché ormai si può scommettere su tutto e in qualsiasi momento. Da questo punto di vista internet ha contribuito in maniera fondamentale. E chi gioca o opera nel pallone ha maggiori mezzi per fare il furbo.

Cosa le manca di più del vecchio calcio? 
L'atmosfera, la spontaneità ma anche i linguaggi naturali.Basti pensare che un tempo per partita over si intendeva un gara fra giocatori più in la con l'età, oggi la parola “over” richiama subito a una gara che potrebbe finire con più di due gol segnati. Una trasformazione che dice tutto.

Com'erano una volta le combine?
Sicuramente non esisteva questo business. A parte i clamorosi esempi accertati, non si andava oltre il tacito accordo, senza soldi di mezzo, nelle ultime gare di campionato in chiave salvezza o promozione. Fatti comunque da condannare assolutamente.

C'erano in ogni caso dei segnali degenerativi?
Ricordo che 50 anni fa in Messico rimasi stupito delle lotterie che c'erano in ogni angolo. Venivo da un'Italia dove il fenomeno era molto minore. Un messicano mi disse: “Eravamo giocherelloni, siamo diventati giocatori. A maggior ragione ritengo che il contesto sociale influisca molto. Molte famiglie non arrivano alla fine del mese e anche chi ha soldi non si accontenta di quello che ha.

Esiste una soluzione?
Sono d'accordo con il presidente Uefa Michel Platini quando parla di squalifica a vita per chi si macchia di certe azioni. Bisogna intervenire, non dico per risolvere un fenomeno talmente ampio, ma almeno per riportarlo a livelli contenuti.