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A Catanzaro un ricamificio rinasce come fabbrica di mascherine per il territorio

Dalla biancheria per la casa alle mascherine in stoffa: lʼazienda Lory ha deciso di produrre quelle più semplici per Calabria e Sicilia

Dal 27 marzo ogni mattina a Petronà, in provincia di Catanzaro, il ricamificio Lory alza le serrande, accende i suoi macchinari e si mette subito all’opera. L’obiettivo? Produrre più mascherine possibile per aiutare la propria terra a fronteggiare l’emergenza Coronavirus. A capo dell’azienda c’è Silvio Marchio, che dal 1987 coordina l’azienda. Al suo fianco ci sono la moglie, i figli e il fidanzato della figlia. 

Per il signor Marchio quella da Coronavirus, non è la prima crisi che è stato costretto ad affrontare. "Fino a qualche anno fa – racconta - avevo all’incirca 15 dipendenti. Con la crisi economica che ha colpito l’Italia sono stato costretto a ridurre il numero fino ad averne solo uno. Per fortuna però non sono da solo. Ad aiutarmi c’è la mia famiglia che negli anni mi ha dato una grossa mano nella produzione e nel tenere in piedi questa impresa". 

 

Prima del Coronavirus, il ricamificio Lory produceva biancheria personale e per la casa. Con l’epidemia e il decreto ministeriale, diverse imprese e ditte sono state obbligate a chiudere e tante altre hanno scelto di farlo per tutelare la salute dei propri dipendenti. L’azienda della famiglia Marchio, invece, ha fatto un passo in più convertendo la propria produzione. L’iniziativa lodevole ha però trovato un ostacolo enorme: la burocrazia.  

 

"Inizialmente pensavamo di produrre dispositivi medici chirurgici. Per farlo, secondo il decreto Cura Italia, è necessario avere autorizzazioni precise e particolari. Nel farlo – spiega l’imprenditore - ci siamo scontrati con tempi di attesa troppo lunghi rispetto all’emergenza che sta vivendo il nostro Paese. Abbiamo deciso quindi di realizzare delle mascherine di stoffa, utilizzando un tessuto certificato e a doppio strato TNT sterile da destinare ai comuni, ai nostri clienti o a chi ne avesse bisogno". 

 

E la decisione ha avuto la benedizione non solo della Calabria, ma anche della Sicilia. "Solo qualche giorno fa, un sindaco di un comune di Gambarie, in provincia di Reggio Calabria, ha comprato diverse mascherine per i suoi concittadini. Riusciamo a venderne in tutta la Regione e a spedirle ad alcuni clienti in Sicilia. E visto le richieste, cerchiamo di produrne il più possibile". Ogni giorno dalle 7 del mattino e fino alle 17.30, Silvio e la sua famiglia creano tra le 600 e le 700 mascherine. La cifra è modesta: ognuna di essa costa poco più di un euro. "Il nostro obiettivo non è guadagnare sulle spalle della povera gente, ma di contribuire alla loro protezione. Noi stiamo provando a resistere mettendoci a disposizione della nostra terra e cercando di dare una mano in questa profonda crisi". 

 

Articolo realizzato in collaborazione con il master biennale in giornalismo della IULM, contenuto a cura di Ilaria Quattrone.

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