la denuncia dei sindacati

Diritti dei lavoratori in caduta libera: l’Italia retrocede nell’Indice Globale 2025

Il nuovo report della Confederazione Sindacale Internazionale denuncia la più grave crisi globale dei diritti sindacali dal 2014

03 Giu 2025 - 10:42
 © Istockphoto

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I diritti dei lavoratori stanno vivendo una drammatica regressione in tutto il mondo, e anche l’Italia è parte di questo scivolamento globale. È quanto emerge dal Global Rights Index 2025 della Confederazione Sindacale Internazionale (Csi), che sarà presentato a livello ufficiale il prossimo 10 giugno a Ginevra, nel contesto della Conferenza Internazionale del Lavoro dell’Oil, il vertice annuale dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro che riunisce governi, sindacati e imprese da tutto il mondo.

Secondo la Csi, l’Italia è scesa dal livello 1 al livello 2, entrando tra i Paesi dove si registrano "ripetute violazioni" dei diritti fondamentali dei lavoratori. La Cgil, commentando il rapporto, parla di "deriva autoritaria" e accusa il governo Meloni di aver avviato una "sistematica repressione delle libertà sindacali".

L’attacco al diritto di sciopero

 Nel dossier si segnala in particolare il crescente uso della precettazione arbitraria – strumento nato per garantire i servizi essenziali ma oggi, secondo i sindacati, usato per reprimere proteste legittime in sanità, scuola e trasporti. A novembre 2024, ad esempio, il governo ha limitato a quattro ore lo sciopero generale indetto da Cgil e UIL contro la manovra economica, riducendo così la portata della protesta e aprendo un nuovo fronte di scontro sociale.

Italia: dalla fascia d’eccellenza alla lista delle retrocessioni

 Nel 2024 l’Italia era tra i pochi Paesi europei con rating 1, ovvero con violazioni considerate sporadiche. Quest’anno entra invece nella lista delle peggiorate, assieme ad Argentina, Georgia, Mauritania, Niger, Panama e Costa Rica. Una caduta significativa che testimonia un peggioramento tangibile nella qualità democratica delle relazioni industriali.

Secondo il report, "il governo italiano ha interferito nella rappresentanza sindacale" e applicato "criteri illegittimi" nella composizione del CNEL, riducendo il peso della UIL. Inoltre, si contesta il Decreto Sicurezza – approvato senza dibattito parlamentare – che limita la libertà di manifestazione pubblica.

Un trend globale allarmante

 Il peggioramento italiano si inserisce in un quadro globale desolante: solo 7 Paesi su 151 analizzati mantengono il livello massimo (rating 1), contro i 18 del 2014. In Europa, considerata ancora la regione “meno repressiva”, il punteggio medio è sceso a 2.78, il peggiore mai registrato. La CSI parla apertamente di un "colpo di stato contro la democrazia", orchestrato da governi autoritari e sostenuto da élite economiche per indebolire le tutele collettive. Tra le violazioni più comuni nel 2025:

  • 87% dei Paesi ha violato il diritto di sciopero
  • 80% ha limitato la contrattazione collettiva
  • 72% ha negato l’accesso alla giustizia
  • 45% ha represso libertà di parola e di assemblea

Un indice sempre più centrale nel dibattito globale

 Giunto alla sua dodicesima edizione, l’Indice della CSI si conferma uno strumento fondamentale per fotografare le condizioni reali del lavoro nel mondo. Le sue valutazioni si basano sul rispetto delle convenzioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro e forniscono un parametro di confronto universale.

La Cgil, nel suo commento, lancia un appello a tutte le forze democratiche: "È urgente invertire la rotta. La compressione dei diritti sindacali è un segnale d’allarme per l’intero sistema democratico".

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