I nati tra il 1997 e il 2012 vivono una solitudine crescente. Il dialogo con mamma e papà può diventare la chiave per uscire dal tunnel
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In occasione della Giornata Mondiale dei Genitori del 1° giugno, i riflettori si accendono su una delle fragilità più diffuse tra i giovani: la solitudine. A soffrirne in modo particolare è la Generazione Z, ovvero i ragazzi e le ragazze nati tra il 1997 e il 2012, cresciuti in un’epoca digitale, segnata da social media, iperconnessione e instabilità relazionale. Secondo una recente indagine di BVA Doxa, il 45% dei giovani italiani appartenenti a questa fascia si sente spesso solo. A livello globale il dato si attesta al 34%, mentre nel Regno Unito arriva addirittura all’85%, secondo dati riportati da Class Cnbc e Fortune Usa.
Alla base di questo disagio c’è un elemento chiave: la disconnessione tra la vita online e quella offline, che genera disorientamento, senso di inadeguatezza e isolamento. Ma non è l’unica causa: pesano anche la pressione sociale, l’ideale di perfezione imposto dai media e, in particolare per i ragazzi, lo stigma legato alla solitudine affettiva.
Eppure, uscire dal tunnel è possibile. Secondo la Fondazione Relazionésimo, il dialogo con i genitori può diventare una vera ancora di salvezza. Lo confermano anche fonti internazionali come Verywell Mind e Psychology Today, che definiscono "terapeutico" il confronto con mamma e papà per la Gen Z.
"Solo parlando apertamente con i genitori si può iniziare a colmare il vuoto relazionale che tanti giovani avvertono”, spiegano Ketty Panni e Ombretta Zulian, fondatrici della Fondazione. “I figli non chiedono genitori perfetti, ma presenti e capaci di ascoltare senza giudizio".
In questa direzione si muove il progetto "Ascoltami-Parlami", promosso da Relazionésimo: un’iniziativa educativa e sociale rivolta a genitori e insegnanti, per riscoprire la relazione come strumento fondamentale contro la solitudine giovanile.
L’approccio è concreto: incontri nei territori, attività condivise, confronto tra generazioni. L’obiettivo è parlare con i figli, non solo di loro, aiutandoli a costruire confini sani e a riconoscere ciò che nella loro quotidianità è fonte di malessere. Come dimostra anche la ricerca "Stacco tutto", realizzata con l’Università Cattolica di Milano, i giovani sono in cerca di equilibrio e cercano di prendere distanza da ciò che percepiscono come tossico.
"La Generazione Z – osserva Giuseppe Castaman, direttore della Fondazione – non vuole essere lasciata sola, ma vista e accolta. Ricucire il filo con le generazioni precedenti è la sfida educativa del nostro tempo. Ma anche una straordinaria opportunità per ricostruire relazioni autentiche".