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Ferilli: "Dalida sono io"

"Lʼho evocata, non interpretata"

Non un'interpretazione, "l'evocazione a livello emotivo di un personaggio che ho amato e che trovo sensazionale.

Sicuramente il lavoro in assoluto piu' difficile che ho fatto". E' la 'Dalida' di Sabrina Ferilli nella miniserie coprodotta da Cattleya e Ego Productions, con la regia di Joyce Bunuel e la partecipazione di Alessandro Gassman nei panni di Luigi Tenco, in onda domenica 28 e lunedì 29 maggio in prima serata su Canale 5.

Nel cast Christopher Lambert (Richard Chanfray), Charles Berling (Lucienne Morisse) e Arnaud Giovaninetti (Bruno Orlando). Duecento quaranta gli abiti indossati da Sabrina Ferilli, alcuni originali, un anno le ricerche di repertorio per documentarsi sulla vita della tormentata artista nata al Cairo nel 1933 in una famiglia di emigrati calabresi, con il nome di Yolanda Gigliotti che arrivò in Francia a 21 anni dove ebbe un successo esplosivo nel '56. In Italia apparve invece in tv la prima volta nel '59 al 'Musichiere' di Riva.

Le sue canzoni da 'Bang, bang' a 'J'attendrai' a 'Ciao, ciao bambina', sono cantate dalla Ferilli in play back. A volere la Ferilli nella parte di sua sorella, è stato il fratello di Dalida, Orlando, alias Bruno Gigliotti che è molto emozionato nel parlare di questo film per cui si erano fatti i nomi per il ruolo di protagonista di Madonna e Penelope Cruz. "Era escluso - ha spiegato Orlando - che una cantante potesse fare Dalida, sarebbe stata la sua storia. Per me era chiaro che doveva essere un'attrice italiana per il temperamento di mia sorella e per quella passionalità che solo gli italiani hanno. Della Ferilli avevo solo l'immagine di una bella donna, poi quando l'ho conosciuta ho capito che non potevo sperare in una Dalida migliore. Di Sabrina mi hanno colpito subito le mani, affilate, come quella di Dalida che aveva le dita lunghissime. Sabrina ha rubato l'anima a mia sorella, è entrata nella sua pelle dai 17 ai 54 anni. Ci sono state tre Dalida. Non volevo una caricatura e la Ferilli è davvero una grande attrice, è entrata in tre ruoli diversi".

Alla prima in Francia, dove la miniserie è andata in onda nel maggio del 2005, "c'è stata una standing ovation e non era scontato. Spero che in Italia succeda la stessa cosa. Dal '59 al '75 Dalida ha avuto un grande periodo in Italia e spero sia rimasto nel cuore di tutti. Le persone come mia sorella attraversano il tempo perché sanno fin da piccole che hanno un destino da compiere. Sabrina ha capito la donna e il suo essere un personaggio pieno di contraddizioni". E la Ferilli sembra guardare anche con una certa riconoscenza alla Dalida che ha interpretato "è venuta - spiega - in un momento in cui ero pronta. Si pensa che con gli anni uno acquisti sicurezza e convinzione e invece gli anni indeboliscono, rendono le persone più fragili e timorose. Lei ha vissuto il suo mestiere come una missione, anch'io ho sempre sentito la responsabilità di essere popolare, non il privilegio. Fare Dalida mi è servito a capire anche questo".

E poi aggiunge: "Dalida è una donna che ce l'ha fatta. Mi sono messa a sua disposizione, l'ho amata molto ma mi sono permessa anche delle licenze, la liberta' di credere che Dalida avesse vissuto certi passaggi in un certo modo. Ho adottato un linguaggio solo mio. Dalida è anche stata premiata dalla vita, ha avuto molto. E poi ho voluto riportare a casa un personaggio nostro, prima che dei francesi che mi hanno riconosciuto l'affetto che ho dato a Dalida".

Il mito di Dalida in Italia è legato soprattutto al suicidio di Tenco a Sanremo nel 1967, vent'anni prima della sua morte tragica con un cocktail di barbiturici, a 54 anni, nel 1987 a Parigi. "Dalida - sottolinea la Ferilli - ripose tutto nell'amore per Tenco. Il suo suicidio fu distruttivo per lei in maniera totale. Fu l'ultimo colpo di grazia. La scena dell'addio a Tenco è stata tra le più difficili che ho girato".