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Svizzera, Corte Ue: ragazze musulmane dovranno nuotare con i maschi

Il tribunale di Strasburgo dà ragione alle autorità elvetiche, dopo una disbuta legale perché le famiglie non volevano mandare le figlie in piscina con i maschi

Le ragazze musulmane in Svizzera dovranno frequentare lezioni di nuoto miste.

Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti dell'uomo, dopo una guerra legale tra autorità svizzere e una famiglia di religione islamica. La Corte ha ammesso che costringere le ragazze musulmane a nuotare con i maschi è "un'interferenza nella libertà di religione" ma "non si tratta di una violazione".

Il tribunale di Strasburgo ritiene che la Svizzera abbia "il diritto di dare la precedenza alle regole della scuola e alla piena integrazione" dei ragazzi e i suoi magistrati hanno quindi dato ragione alle autorità elvetiche, promuovendo il ricorso.

Il caso: nuoto vietato alle figlie adolescenti e multa alle famiglie - Il caso era scoppiato sei anni fa, quando due famiglie svizzere di origine turca avevano deciso di non mandare le loro figlie adolescenti alle lezioni di nuoto miste e obbligatorie. Costretti dalle autorità scolastiche a pagare una multa da 1.300 euro, le famiglie fecero ricorso considerando l'ammenda una violazione dell'articolo nove della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, cioè quello sulla libertà di pensiero e religione.

Ma oggi la Corte di Strasburgo ha stabilito che il rifiuto di esentare le ragazze dalle lezioni di nuoto miste, "pur rappresentando un'interferenza nel diritto alla libertà di religione", è conforme a un altro diritto, quello di "proteggere i ragazzi stranieri da qualsiasi forma di esclusione sociale".

"L'interesse degli studenti a ricevere un'istruzione completa che li aiuti a integrarsi pienamente con gli usi e i costumi locali - dice la sentenza - prevale sulla volontà dei genitori di esentare i figli dalle lezioni miste".