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Violenti scontri a Tunisi: morti

Esercito presidia le vie della capitale

Truppe armate sono state schierate nei punti nevralgici di Tunisi, dopo che nella notte scontri tra manifestanti e polizia in assetto anti-sommossa erano divampati anche nella capitale della Tunisia, dove da settimane è in corso un'Intifada del pane.

I soldati, su blindati leggeri, hanno preso posizione anche intorno alla sede della tv di Stato. Secondo Al Jazeera, 5 persone sono morte a Tunisi, altre 6 a Douz, Hammamet e a Tala.

22.31 - Un morto ad Hammamet. Ad Hammamet ha perso la vita, colpito dal fuoco della polizia, un dimostrante 27enne. Lo ha riferito all'Ansa un testimone che ha detto di aver assistito agli scontri. Si tratta della prima vittima nella zona.

20.24 - Quattro i morti. Quattro persone sono morte a Douz negli scontri tra manifestanti e polizia.

18.40 - Aziende italiane sospendono attività in Tunisia
Dopo la Benetton, che ha chiuso nei giorni scorsi lo stabilimento di Kasserine, altre aziende delle 750 italiane in Tunisia hanno fermato l'attività in seguito ai disordini. Lo riferiscono fonti diplomatiche. Sono la Tecnis, la Todini e l'Astaldi (parte di un consorzio con la tunisina Somatra) che partecipano alla costruzione di parte dell'autostrada Sfax-Gabes. Per solidarietà con i manifestanti molti lavoratori non garantiscono la presenza nei cantieri. 

18.21 - Farnesina invita a prudenza italiani in Tunisia
L'ambasciata d'Italia a Tunisi invita i connazionali residenti in Tunisia ad "astenersi dal frequentare i luoghi di assembramento e di non uscire dopo il tramonto, se non per reali necessità".

17.43 - Coprifuoco notturno a Tunisi
Il ministero dell'Interno tunisino ha decretato il coprifuoco notturno (dalle 20 alle 5,30 del mattino a tempo indeterminato) a Tunisi e dintorni in seguito ai disordini in "alcuni quartieri" della capitale. Lo si legge in un comunicato ufficiale.

17.21 - Città di Sfax sotto controllo esercito
Le forze di polizia si sono ritirate da Sfax, lasciando all'esercito il controllo della città. Lo hanno riferito testimoni oculari.

17.02 - Arrestato leader comunista
Il leader del Partito dei lavoratori comunisti tunisini (Pcot, fuorilegge), Hami Hammami, è stato arrestato vicino a Tunisi. Lo ha reso noto il periodico Left. Hammami è stato prelevato con la forza nella sua abitazione dalla polizia politica. La moglie di Hammami, Radhia Nasraoui, è una nota avvocata, presidente dell'Associazione contro la tortura in Tunisia. Poche ore prima dell'arresto Hammami in un'intervista aveva dichiarato che "il movimento è piu' forte del regime. E' una rivolta laica".

16.57 - Giovane ucciso a Tala
Un 23enne è stato colpito a morte da un proiettile negli scontri con la polizia nella città di Tala. Lo riferisce il fratello della vittima. Il 23enne era sordo e non ha quindi udito le istruzioni della polizia che diceva alla folla di disperdersi. L'uomo è stato così colpito allo stomaco.

16.56 - Ambasciatore Italia chiede protezione stampa
"Immediatamente" dopo l'aggressione subita dalla troupe del Tg3 durante le manifestazioni a Tunisi, l'ambasciatore d'Italia, Piero Benassi, ha chiesto alle autorità tunisine che "alla stampa italiana sul territorio siano garantite condizioni di lavoro e data assistenza dove necessario". Lo riferisce il sottosegretario agli Esteri, Stefania Craxi.

16.36 - L'Onu chiede inchieste indipendenti sulle violenze
Anche l'Onu interviene sui disordini in Tunisia che stanno provocando diverse vittime. La commissione Onu per i diritti umani ha chiesto l'apertura di inchieste indipendenti sulle violenze nelle varie città della Tunisia.

16.29 - Docente universitario si suicida
Un docente universitario si è ucciso a Douz, sparandosi un colpo di pistola alla tempia. Secondo quanto ha riferito un abitante del luogo, il suicidio sarebbe collegato alla morte delle due persone uccise dalla polizia nel corso di violenti scontri.

16.18 - Cinque morti a Douz
La televisione satellitare Al Jazeera ha dato notizia di cinque vittime negli scontri fra polizia e manifestanti a Douz. Nel suo ultimo telegiornale l'emittente ha parlato genericamente di morti e feriti in scontri nella capitale senza fornire cifre.

15.56 - Giornalista Tg3: "Regime impazzito, telecamera spaventa"
"Tutte le file del regime sono impazzite e la telecamera del Tg3 - l'unica presente - mentre la gente manifestava per la prima volta nella piazza al centro di Tunisi, li ha spaventati". Scossa, ma con la voce ferma, Maria Cuffaro, nel suo albergo a Tunisi, racconta l'aggressione subita con l'operatore del Tg3, Claudio Rubino colpito alla testa dalla polizia con il manganello. Per fortuna, niente di grave. E' già stato medicato in albergo. L'inviata racconta di come è partita la carica per disperdere un centianio di persone e "subito mi hanno strappato il microfono dalle mani. A Claudio è andata peggio: lo hanno spintonato e manganellato sulla testa. Quindi, gli hanno rubato la telecamera". Neanche un'ora dopo la telecamera del Tg3 è miracolosamente ricomparsa, restituita ai legittimi proprietari dalla polizia. "E' evidente - osserva la giornalista - che ce l'avevano loro".

15.49 - Il premier sostituisce il ministro dell'Interno
Il primo ministro tunisino, Mohamed Ghannuchi, ha annunciato la destituzione del ministro dell'Interno, Rafik Belhaj Kacem, a causa della situazione di caos e delle vittime provocate dai violenti scontri delle ultime settimane. Ahmed Friaâ è stato nominato al suo posto. Ghannuchi ha annunciato anche la liberazione di tutte le persone arrestate durante le manifestaizoni ad eccezioni di coloro che sono implicati in atti vandalici.

15.41- Due morti a Douz
Altre due persone sono morte colpite da proiettili della polizia nel corso di una manifestazione degenerata a Douz, nel Sud della Tunisia. Lo riferiscono testimoni.

15.41 - Centinaia di persone in piazza
Malgrado la scarcerazione di tutti i manifestanti arrestati nelle settimane scorse, e l'inchiesta sull'operato di diversi alti funzionari ordinata dal presidente Zine al-Abidine Ben Ali, a Tunisi in giornata sono scoppiate nuove manifestazioni di protesta, rapidamente degenerate. Le forze di sicurezza in assetto anti-sommossa hanno fatto massiccio ricorso ai gas lacrimogeni per disperdere i dimostranti, il cui numero è stato stimato in diverse centinaia.

15.27 - Violenti scontri in centro a Tunisi
Violenti scontri tra dimostranti e polizia sono in corso in pieno centro a Tunisi. Lo riferiscono testimoni sul posto. La televisione satellitare Al Jazeera ha riferito che l'esercito è stato dispiegato in alcuni punti strategici di Tunisi dopo che la polizia è intervenuta sui manifestanti usando lacrimogeni e veri proiettili. Il presidente Ben Ali, riferisce ancora la tv, ha convocato per giovedì pomeriggio alla 14 il Parlamento per discutere della situazione.

15.03 - Aggredita troupe del Tg3
Una troupe del Tg3 è stata aggredita a Tunisi da alcuni manifestanti, mentre stava documentando le proteste in corso nel centro della città. "I colleghi erano scesi in piazza - spiegano dalla redazione - sono stati aggrediti da un gruppo di persone non in divisa. Claudio Rubino è stato colpito e gli è stata strappata la telecamera, Maria Cuffaro è stata spinta a terra, ma entrambi sono riusciti a tornare in albergo. Sembra non sia nulla di grave, anche se ora sono a riposo perché sotto shock". I due giornalisti hanno subito avvisato l'ambasciata italiana dell'accaduto.

15.02 - Cinque morti in centro a Tunisi
Secondo l'emittente satellitare, le cinque vittime, incluso un professore universitario, sono state uccise con colpi di arma da fuoco durante gli scontri fra manifestanti e polizia. L'Esercito, riferisce ancora Al Jazeera, è dispiegato in varie zone del Paese ma non partecipa agli scontri.

14.56 - Voci di golpe militare
Si susseguono su internet voci non confermate di un possibile golpe militare in Tunisia in seguito al rifiuto dell'esercito di eseguire gli ordini del presidente Ben Ali di disperdere i manifestanti. Lo scrive il sito del quotidiano egiziano El Wafd, il quale riferisce anche di altre voci secondo le quali la moglie del presidente tunisino sarebbe fuggita negli Emirati Arabi con le figlie per paura di un colpo di stato.

14.41 - Incendiato il tribunale di Tozeur
La sede del tribunale di Tozeur, città turistica alle porte del deserto del Sahara, è stata data alle fiamme. Lo ha annunciato, nel corso di un'edizione straordinaria, Tunis7, la televisione di stato tunisina.

13.18 - Ue condanna uso sproporzionato della forza
L'Unione europea ribadisce la sua ferma condanna per l'uso "sproporzionato" della forza fatto dalla polizia in Tunisia. La condanna viene dalla portavoce del capo della diplomazia Ue, Catherine Ashton. "Questa violenza è inaccettabile, gli autori devono essere identificati e portati davanti alla giustizia",dichiara la portavoce Maja Kocijancik. "Siamo molto preoccupati per il ricorso ad una forza sproporzionata da parte della polizia verso chi manifesta in modo pacifico", aggiunge. La Ue chiederà un'inchiesta sui fatti di questi ultimi giorni".

11.05 - Frattini: "Agire contro speculazione sul grano"
Il titolare della Farnesina rilancia la proposta del premier Berlusconi all'ultimo G20 coreano di una forte azione contro la speculazione internazionale di prodotti come "pane, riso e grano".

11.04 - Frattini condanna ogni tipo di violenza e sostiene governo Tunisia
Per il ministro degli Esteri, Franco Frattini, è necessario "condannare senza se e senza ma ogni forma di violenza contro civili innocenti, ma anche sostenere un governo come la Tunisia che ha pagato un prezzo di sangue per il terrorismo: noi siamo sempre dalla parte della lotta al terrorismo". Frattini spiega che ci sono "ragioni profonde" come il problema della disoccupazione, dei prezzi dei prodotti alimentari cui rischiano di mescolarsi "influssi estremisti".

10.53 - Primo ricorso all'Esercito
Dall'inizio della rivolta popolare, scatenata dall'aumento dei prezzi del pane e dalla forte disoccupazione, è la prima volta in cui le autorità ricorrono direttamente all'Esercito, schierandolo a Tunisi.

10.47 - Stretti controlli e divieto di raduni
Le strade principali della città e gli incroci strategici sono presidiati da camion carichi di soldati e autoblindo. Particolarmente elevata la concentrazione di militari agli ingressi di Cité Ettadhamen, il sobborgo alla periferia occidentale di Tunisi teatro principale dei tumulti notturni. Truppe anche davanti all'ambasciata di Francia e nel cuore della capitale. I dintorni delle sedi ministeriali e degli altri principali edifici pubblici sono sottoposti a controlli strettissimi; vietati raduni e manifestazioni, chiusi bar, ristoranti e anche numerosi negozi, specie in centro.

10.32 - Gli scioperi a scacchiera nelle varie città
Intanto, i sindacati e i gruppi di opposizione hanno deciso di attuare una raffica di scioperi in tutto il Paese. Secondo quanto riferisce la tv araba "Al Jazeera", oggi lo sciopero generale deciso dall'Unione generale del lavoro tunisino sarà nelle città di Kasserie e Sfax. Giovedì sarà il turno di Kairouan e Jendouba mentre nella capitale la protesta è prevista per venerdì. I sindacati hanno chiesto una commissione d'inchiesta per accertare la verità sulla repressione delle manifestazioni dei giorni scorsi e su alcuni episodi nei quali i poliziotti avrebbero aperto il fuoco sui manifestanti. Chiedono anche il ritiro immediato dalle città dei reparti dell'esercito schierati dal governo. Mercoledì a Kasserine si sono registrate quattro vittime.

09.54 - L'opposizione: "Rimosso capo dell'esercito che non voleva il pugno duro"
Secondo il sito informativo tunisino "al-Hiwar.net", Il presidente tunisino, Zin el Abidin Ben Ali, avrebbe rimosso il capo di stato maggiore dell'esercito, il generale Rashid Ammar, nominato dallo stesso presidente, perché si sarebbe rifiutato di eseguire un ordine durante una manifestazione svoltasi nei giorni scorsi a Cartagine, città dove risiede il presidente. "Ben Ali gli ha ordinato di aprire il fuoco sui manifestanti o di rinunciare all'incarico di capo di stato maggiore e il generale ha scelto la seconda opzione", rivela una fonte ben informata. 

09.08 - Clinton: "Gli Usa non si schierano con nessuno"
Gli Stati Uniti "non si schierano" nella rivolta contro il carovita in Tunisia, ma auspicano una soluzione pacifica: lo ha affermato il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, in un'intervista ad "Al-Arabiya". "Riteniamo che una soluzione pacifica sia possibile e spero che il governo tunisino la trovi".

09.07 - Ordigni incendiari contro ambasciata Tunisi a Berna
Intanto, diversi ordigni incendiari sono stati lanciati contro l'ambasciata tunisina a Berna. La polizia ha precisato che i danni sono stati minimi perché le fiamme non si sono sviluppate.