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Garantì "pax mafiosa" a Ostia: avvocatessa romana ai domiciliari

Lʼordinanza di custodia cautelare riguarda anche Salvatore Casamonica, già in carcere al 41 bis

Tgcom24

Assieme a Salvatore Casamonica e a Fabrizio "Diabolik" Piscitelli (ultrà laziale poi ucciso a Roma) fece da garante per mantenere una "pax mafiosa" scongiurando una guerra tra clan a Ostia: con questa accusa l'avvocatessa romana Lucia Gargano è finita ai domiciliari. L'ordinanza di custodia cautelare riguarda anche Salvatore Casamonica, già in carcere al 41 bis. Entrambi sono indagati per concorso esterno in associazione mafiosa.

I due "garanti" Per siglare e mantenere l’accordo, i due “garanti” (“...io e te ci stiamo mettendo in mezzo per fare da garanti eh!...”) avevano però bisogno del supporto di un professionista con libertà di movimento, credibile agli occhi degli altri criminali e con possibilità di accesso alle aule di Tribunale e agli istituti carcerari.

 

Le intercettazioni Il 13 dicembre 2017, il legale giungeva in un ristorante a Grottaferrata dove, di lì a poco, sarebbe iniziata la riunione illecita, suscitando lo stupore di uno dei presenti. "Ho paura di tutti questi delinquenti che stanno a questo tavolino... l’avvocato, mamma mia che coraggio che ha! Mamma mia... in mezzo a tutti questi scatenati", recita il testo di un'intercettazione.

 

 

Il professionista La presenza dell’avvocato, però, non era affatto casuale, tant’è che Casamonica e "Diabolik" hanno iniziato a parlare della necessità di avviare il processo di pacificazione fra le due fazioni egemoni nel territorio di Ostia solo quando il professionista era giunto al ristorante.

 

Le difficoltà degli Spada La necessità di arrivare a una pace tra i clan di Ostia viene alla luce nel momento in cui gli Spada si trovano a dover affrontare sotto attacco, poiché Ottavio Spada, detto Marco, e Roberto Spada sono in carcere. Carmine Spada, detto "Romoletto", è invece sottoposto all'obbligo di dimora e vittima di due tentati omicidi, e i vertici dei Fasciani, il clan alleato, sono anche loro detenuti.

 

La guerra per Ostia L'organizzazione che fa capo a Marco Esposito, detto "Barborcino", tenta infatti di riprendersi il controllo criminale su Ostia e nel giro di tre giorni vengono compiuti tre diversi atti intimidatori nei confronti di soggetti vicini agli Spada. Il 23 novembre 2017 vengono gambizzati Alessandro Bruno e Alessio Ferreri, quest'ultimo fratello del cognato di Ottavio Spada. Due giorni dopo, invece, vengono esplosi colpi di pistola contro la vetrina del bar "Music" di Ostia, nella disponibilità di Roberto Spada, e contro la porta di casa di Silvano Spada, nipote di Romoletto.

 

I timori e la lettera della pace Gli attacchi, dicono inquirenti e investigatori, avevano "turbato" Ottavio Spada tanto che sia Salvatore Casamonica sia Fabrizio Piscitelli, per scongiurare "una vera e propria guerra di mafia", decidevano di dettare all'avvocatessa una lettera che la donna avrebbe dovuto consegnare in carcere allo stesso Ottavio. "E in effetti - dicono ancora gli investigatori - di lì a poco cessarono le ostilità sul litorale". 

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