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I numeri promuovono la Juve, ma Allegri è nel mirino 

Dopo il ko di Genova i tifosi criticano l'erede di Conte: la sua squadra non concretizza

- A guardare solo i freddi numeri, alla Juve non dovrebbero preoccuparsi. A dodici mesi di distanza i bianconeri hanno gli stessi punti in classifica (22) dopo nove giornate di campionato, frutto di sette vittorie, un pareggio e una sconfitta, e sono in testa alla classifica a pari punti con la Roma, mentre la scorsa stagione i giallorossi guidavano a punteggio pieno e guardavano Pirlo e compagni dall'alto di un +5. Poi, però, sappiamo tutto come è poi finita... Eppure, dopo l'incredibile sconfitta col Genoa, a Vinovo si respira un'aria se non pesante, di certo un po' preoccupata. Perché se è vero che rispetto all'anno scorso i risultati sono identici, lo è altrettanto che allora le frenate avvennero sul campo di Inter e Fiorentina, mentre oggi sono stati il Sassuolo e i rossoblù a fare lo sgambetto.

I numeri promuovono la Juve, ma Allegri è nel mirino 

Anche stavolta i passi falsi sono arrivati in trasferta e se a questi si aggiungono i ko in Champions League sul campo dell'Atletico Madrid e su quello dell'Olympiacos, si capisce come lontana dallo Stadium la Juve non sia più cattiva e determinata come un tempo. O almeno questa è l'impressione. Anche perché, ad esempio, non parlano di crisi apparente le statistiche: compresa l'Europa, i gol fatti, uno dei punti "deboli" di questi primi due mesi della gestione Allegri, sono 18 (16+2) contro i 22 (18+4) del 2013. Poca roba anche perché quelle incassate sono solo 6 (4+2) contro le addirittura 15 (10+5) e quindi il saldo è ampiamente positivo. Eppure qualcosa che non va c'è. Stimoli? Cattiveria? Condizione fisica non ottimale? Tutto vero, ma solo in parte. La Juve finora ha giocato meglio rispetto allo scorso anno, ma ha lo stesso perso punti per strada. Non meritandolo. Perché a Genova e a Reggio Emilia poteva vincere e invece ha raccolto solo un pari, mentre da Madrid e dalla Grecia sarebbe dovuta tornare con almeno un punto per volta. E invece Agnelli e Marotta sono a contare tre sconfitte totali (una in più, quello sì, rispetto all'anno passato) e un pareggio. Una beffa per una squadra che non è mai stata in balia dell'avversario e ha un saldo migliore tra reti fatte e reti subite. Di certo alcuni giocatori come Vidal, Pirlo, Llorente o Asamoah non sono al top, ma non si può nascondere che la mentalità di gioco e di allenamento di Allegri sia ben diversa da quella di Conte. Pur cambiando poco, almeno nel modulo, rispetto al suo precedessore, l'allenatore toscano sta iniziando a pagare lo scetticismo dell'estate. Dopo la sconfitta di Marassi, buona parte dei tifosi bianconeri si è sfogata, criticando l'ex milanista. "Non infonde cattiveria alla squadra", dice qualcuno. "Punta tutto sulla tecnica e non sulla voglia di vincere", rispondono altri. "Sta facendo scelte e cambi sbagliati", ribattono i più critici. Sta di fatto che la decisione di puntare su Allegri sta mostrando qualche crepa. Urge ricompattare gruppo e ambiente anche visto che il calendario non concederà prove d'appello. Servono due vittorie contro Empoli e soprattutto Olympiacos altrimenti potrebbe comparire all'orizzonte una parola che a Vinovo non si sentiva pronunciare da tempo: crisi.

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