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Onlus italiana: "La morte del mullah Omar mina gli accordi di pace"

"Non è un caso che la notizia del decesso sia uscita proprio due giorni prima dei colloqui tra la delegazione talebana moderata e il governo", afferma a Tgcom24 il presidente dellʼassociazione presente a Kabul

Mullah Omar, talebani, leader, Afghanistan
ansa

Nessuno può confermare né la morte del mullah Omar né se il leader dei talebani sia ancora vivo.

Di fatto "la notizia mina gli accordi di pace tra il governo eletto lo scorso anno a guida di Ashraf Ghani Ahmadzai e l'ala moderata dei talebani". Lo afferma a Tgcom24 il presidente dell'associazione per i diritti umani Pangea

Luca Lo Presti

. L'onlus, presente a Kabul, si occupa di offrire micro-credito alle piccole imprese locali, di garantire l'istruzione e l'emancipazione femminile.

"Il mullah Omar voleva l'accordo di pace" -

"A Kabul non lo sa nessuno se sia morto. E' molto probabile però che la notizia sia uscita proprio due giorni prima dei colloqui di pace tra i talebani e il governo per farli saltare", spiega.

Infatti "il mullah Omar contrariamente a quanto si pensi - ribadisce il presidente di Pangea - era predisposto al dialogo in corso" volto a far entrare nell'esecutivo una fazione moderata dei talebani, che governano di fatto gran parte del Paese. Fazione moderata che attualmente non c'è a Kabul.

Lo scenario che più si teme

- Se il mullah Omar fosse morto sarebbe il figlio a succedergli alla guida dei talebani. "Lui è molto più giovane e litigioso e vuole interrompere i trattati".


"In Afghanistan si vive perennemente in guerra"

- "Noi di Pangea comunque non ci aspettiamo nessun cambiamento rispetto alla situazione che si vive ora a Kabul", afferma Lo Presti che sottolinea come in Afghanistan si viva perennemente in uno stato di guerra. Pochi giorni fa per esempio "due capi talebani litigavano e hanno ucciso decine di persone".

"A Kabul il malcontento popolare cresce" -

Il presidente afghano ha disatteso le promesse di pacificazione che aveva fatto durante la campagna elettorale e per questo motivo "a Kabul il malcontento popolare è cresciuto, insieme alla povertà e alla disoccupazione".

La comunità internazionale ha lasciato il territorio

- "Il lavoro di Pangea in questo momento sta diventando più importante con offerte di micro-credito, garantendo l'istruzione ora che nel Paese non esistono più scuole pubbliche, ma solo private, e dato che la comunità internazionale non è più presente sul territorio", conclude Lo Presti.