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Irving,condanna a 3 anni di carcere

Colpevole di apologia del nazismo

Lo storico inglese David Irving, accusato dalla Corte di Vienna di apologia del nazismo, è stato condannato a tre anni di carcere.

Irving, 67 anni, famoso perché da oltre 17 anni, nei suoi discorsi e libri, nega l'Olocausto, fu arrestato in Austria l’11 novembre scorso in base a un mandato del 1989. In un'intervista aveva sostenuto che il genocidio nazista non era mai esistito. Rischiava oltre dieci anni di carcere.

A Irving è stata negato il beneficio della sospensione condizionale della pena, anche se potrà impugnare la sentenza. In attesa dell'esame del ricorso, dovrà comunque restare in stato di detenzione. Sulla colpevolezza dello storico inglese gli otto giurati ha raggiunto l'unanimità. Nel momento della lettura della sentenza Irving è rimasto impassibile e quando il presidente gli ha chiesto se avesse capito, lo storico - che parla il tedesco - ha detto di no. Tanto che il presidente gli ha riletto il dispositivo.

Per la Corte d'assise il pentimento di Irving, nonostante egli abbia riconosciuto di avere negato a torto l'olocausto, non è stato sincero. Dopo la lettura della condanna, un anziano che era in aula ha gridato in inglese, all'indirizzo dell'imputato, "rimani forte".

In chiusura di dibattimento, Irving, che in avvio di processo si era dichiarato colpevole, aveva preso la parola chiedendo di nuovo scusa se con le sue tesi avesse offeso qualcuno in passato. "Mi dispiace se ho offeso qualcuno con i miei libri", aveva detto riferendosi agli studi in cui sistematicamente si nega l'esistenza dell'olocausto e delle camere a gas. Irving ha anche criticato il fatto che l'avvocato dell'accusa abbia detto che lui non è uno storico bensi' "un falsificatore della storia", dichiarando: "Sono uno storico, ho scritto 30 libri nella mia vita, sono orgoglioso". Alla fine Irving aveva detto che le sue scuse sono "sincere e perbene".

Poco prima il pm aveva ribadito che quello dello storico negazionista era "un falso pentimento, una farsa". Il difensore di Irving, l'avvocato Elmar Cresbach, aveva chiesto alla corte d'assisie di valutare con clemenza la posizione dello storico, elencando quelle che sono, a suo avviso, le circostanze attenuati. Innanzitutto il fatto che quanto addebitato allo storico risalga ormai al 1989 e che Irving non era a conoscenza che le sue tesi potevano costituire in Austria una violazione di legge. Cresbach aveva quindi chiesto che i giudici tenessero in considerazione l'eta' avanzata dello storico e quindi la relativa pericolosità sociale, la cittadinanza britannica, le precarie condizioni di salute della moglie, oltre al pentimento. In ogni caso, Irving rivendicava la libertà di opinione.