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Le Province (mai abolite) possono tornare ad assumere personale

La manovra in via di approvazione concede a tali enti la possibilità di allargare il numero dei dipendenti per poter funzionare in modo ottimale

Uscite dalla porta, rientrano dalla finestra: dal prossimo anno le Province assumeranno nuovi dipendenti a tempo indeterminato e così tornano a far discutere dopo la loro mancata abolizione.

Tutta colpa della bocciatura del referendum costituzionale, il 4 dicembre 2016, che di fatto le ha mantenute in vita. Adesso con la manovra al vaglio della commissione Bilancio della Camera, è passato l'emendamento che prevede per quegli enti costituzionali di poter ampliare il proprio bacino di impiegati per poter garantire "un ottimale esercizio delle funzioni fondamentali".

I vincoli per i nuovi contratti - A una condizione però: le Province potranno assumere nei limiti della spesa impiegata per il personale che è cessato di ruolo nell'anno precedente e che si occupava di viabilità ed edilizia scolastica. Insomma, potranno essere coperte quelle figure rimaste sguarnite per i pensionamenti e solo in sue settori cruciali come quelli della circolazione e della manutenzione delle scuole. Operazione questa di turnover che era stata congelata in previsione di una imminente soppressione delle Province e che invece può ripartire.

Le novità sulle Camere di commercio - La riforma del 2016 aveva dimezzato l'importo del diritto camerale (la tassa con la quale le imprese si iscrivevano annualmente alla Camera di commercio). Adesso la manovra al vaglio della commissione Bilancio ammette l'aumento di questa quota fino a un massimo del 50 per cento per quelle Camere che sono sull'orlo del dissesto finanziario. 

La norma salva Napoli - Stanziati poi nuovi fondi per gli enti locali in difficoltà. Ai Comuni in predissesto finanziario viene concessa una proroga (per un massimo di 20 anni) per ripianare i conti. E' il caso di Napoli i cui debiti sono già stati passati alla lente dalla Corte dei Conti.