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Sfilate: il meglio della Paris Fashion Week

Da Christian Dior a Valentino passando per Rochas: ecco il meglio delle sfilate parigine per la Primavera/Estate 2017 

Una Parigi  tra nuovi inizi e vecchi archivi, scavati, rivisitati, attualizzati.

Sulle passerelle della Ville Lumière per la Primavera/Estate 2017 - inaugurata il 27 settembre da Anthony Vaccarello per Saint Laurent e in agenda fino al 5 ottobre - trionfano i colori, brillanti, intensi, pastello mixati a un caos concettuale. Ma soprattutto imperano le trasparenze, i veli, i cut out e le asimmetrie che scoprono e svestono lasciando ben poco spazio all'immaginazione. Si fa un tributo alle icone del passato, si riaccendono i riflettori su una sorta di semplicità, quella genuina francese. Non mancano richiami Seventies, stampe floreali e qualche accento marinière.

Da Christian Dior si brinda al debutto della direzione creativa di Maria Grazia Chiuri, la prima donna della maison, che porta in scena il femminismo e l'emancipazione degli anni 70. Non a caso, ad aprire lo show ci sono divise da schermisti che annullano le differenze sessuali e che prendono il posto del tailleur Bar, l'iconica ensemble femminile inventata da Monsieur Dior in persona. Ma non solo. In passerella c'è l'omaggio a tutti gli stilisti della casa francese che, dopo il fondatore, si sono passati il testimone: Marc Bohan, Gianfranco Ferré, John Galliano, Raf Simons e anche Hedi Slimane. Si scava in archivio, dunque e si riportano in vita, simboli, citazioni, dettagli di tutti questi numeri uno della tradizione. Sulle t-shirt si leggono le scritte 'J'adior' o 'Everyone should be a feminist'; si celebra il  ritorno dell'ape ricamata e della tela logata negli accessori. E poi imperano veli, tulli e trasparenze impreziositi da simboli cari alla firma Dior.

Si celebra un nuovo inizio anche da Valentino per la prima sfilata da 'solista' di Pierpaolo Piccioli, rimasto unico timoniere alla creatività della maison dopo la partenza della Chiuri da Dior. Ad andare in scena è una nuova eleganza, meno leziosa, più asciutta che non eccede in fiocchi, ricami e fronzoli vari. Imperano i tessuti jacquard che rimandano al Rinascimento. Mentre nelle nuance e nelle silhouette si legge l'ispirazione al 'Trittico del Giardino delle Delizie', un olio su tavola del pittore olandese Hieronymus Bosch, fatto ridisegnare, su commissione del designer, dall'artista inglese Zandra Rhodes con un estro a metà tra il romantico e il punk. La palette cromatica si fa pi accesa e intensa. C'è equilibrio tra i colori, autorevolezza, stile sofisticato, femminile. E tanta armonia.

Allo show di Chloé, invece, la designer Claire Waight-Keller torna a esaltare la semplicità dello stile francese con abiti disinvolti e volumi squadrati, il tutto condito da note bucoliche. Le linee sono pulite, i capi femminili e contemporanei in nome dell'heritage di casa. Sfilano bustini dal sapore moderno, abiti chemisier, camicie over, i lunghi abiti plissé. E poi gli anni 70, il flower power, i pantaloni harem. C'è qualcosa di marinière, nelle righe, negli accostamenti del bianco al blu. 

Da Balmain, poi, le forme si fanno più fluide e ampie rispetto alle precedenti collezioni ma la sensualità tipica del talentuoso e giovane stilista Olivier Rousteing resta intatta: la sfilata è un susseguirsi di spacchi profondi, cut out importanti, trasparenze audaci. I tagli sono asimmetrici, i top underbob. Per un risultato che lascia davvero poco all'immaginazione. La palette cromatica premia i colori caldi dal ruggine al verde smeraldo, passando per il blu cobalto e il viola, arrivando all'arancio e al nero. E poi ci sono le stampe pitone, le classiche righe orizzontali della maison, la rete, le geometrie, bagliori di oro e di argento.

Una tavolozza di colori intensi che giocano tra loro in modo irriverente esplode sulla passerella di Rochas: giallo, azzurro, pesca, verde, carne, nero. Il direttore creativo Alessandro dell'Acqua si diverte con i contrasti, anche di stile, e riporta in auge alcuni codici della maison, attualizzati.  L'ispirazione è alla posa astratta di Cecil Beaton e ai colori primari delle copertine di Vogue Italia scattate da Erwin Blumenfeld. Gli abiti sono drappeggiati, ripresi, plissettati. I tessuti leggeri, le t-shirt e le camicette maschili si combinano con maxi gonne in tulle.

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