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Eternit, tutte le tappe del processo

La più grande causa mai promossa nel mondo per i drammi provocati dallʼamianto e riguarda la morte di circa due mila persone

sentenza eternit, manifestanti davanti a cassazione
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Il maxi-processo Eternit è la più grande causa mai promossa nel mondo per i drammi provocati dall'amianto e riguarda la morte di circa due mila persone. In primo grado erano imputati i proprietari della multinazionale Eternit, l'imprenditore elvetico Stephan Schmidheiny e il barone belga Louis de Cartier de Marchienne. Con la morte di quest'ultimo, Schmidheiny è rimasto l'unico imputato.

Condanna a 16 anni in primo grado - Il 13 febbraio 2012 in primo grado il tribunale di Torino ha condannato a 16 anni Stephan Ernest Schmidheiny, e Jean Louis de Cartier de Marchienne. I giudici hanno ritenuto i due imputati colpevoli di disastro doloso solo per le condizioni degli stabilimenti di Cavagnolo (Torino) e Casale Monferrato (Alessandria). Per gli stabilimenti di Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli) il reato è stato invece considerato prescritto.

Risarcimenti bloccati - In primo grado, all'Inail erano stati assegnati 15 milioni di euro. Finora, però, la provvisionale a carico del magnate - che vive in Svizzera e che non rischia l'estradizione - non è stata eseguita e i legali di parte civile temono che il suo patrimonio sia stato trasferito ad altri soggetti. Tra coloro che aspettano i risarcimenti, ci sono la Regione Piemonte (20 milioni) e il Comune di Casale Monferrato (30 milioni).

La svolta imprevista: muore uno degli imputati - Nel maggio 2013 la svolta imprevista. Il 92enne barone belga Louis de Cartier de Marchienne muore a meno di due settimane dalla giornata in cui la Corte d'Appello di Torino avrebbe dovuto decidere se dichiararlo colpevole o meno di disastro doloso. La scomparsa di De Cartier mette a rischio i risarcimenti per le parti civili.

In Appello condanna inasprita - Schmidheiny resta così l'unico imputato e, rispetto al primo grado, la Corte di Appello di Torino il 3 giungo 2013 ha inasprito la pena, passata da 16 a 18 anni. Gli indennizzi disposti superano in totale gli 89 milioni di euro. A determinare la differenza sono i due stabilimenti di Bagnoli (Napoli) e Rubiera (Reggio Emilia), per cui il disastro era stato dichiarato prescritto dal tribunale. Invece, secondo la Corte d'Appello la prescrizione non sarebbe maturata.

Inchiesta Eternit bis - Nell'inchiesta Eternit bis, giunta a luglio alla fase di chiusura delle indagini, si ipotizza a carico dell'ex a.d. l'accusa di omicidio volontario per il decesso di 213 persone tra i lavoratori dei quattro siti italiani e i residenti in quelle località a partire dal 1976. Nel capo di accusa si ritiene che "per mero fine di lucro" la Eternit decise di proseguire l'attività per un decennio nonostante l'alto grado di insicurezza nelle fabbriche.

Il filone ter in Svizzera e Brasile - Il filone ter, invece, si occupa della morte per amianto dei lavoratori italiani negli stabilimenti della multinazionale in Svizzera e Brasile. Il tumore causato alle vie respiratorie dalle polveri dell'amianto è a lenta decorrenza e ha un tempo di latenza molto lungo, per questo l'elenco delle vittime non si può considerare ancora esaurito. Ad agosto, 35 sindaci italiani guidati da Titti Palazzetti, primo cittadino di Casale, hanno chiesto all'Università di Yale di revocare la laurea ad honorem conferita a Schmidheiny nel 1996.