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False fatture, arrestati gli imprenditori Ricucci e Coppola

Secondo la Procura, inoltre, un magistrato tributarista, in cambio di soldi e donne, avrebbe favorito lʼimprenditore in un contenzioso con il Fisco

E' passato alla storia, non solo giudiziaria, come colui che aveva coniato il termine "furbetti del quartierino", un gruppo di spregiudicati immobiliaristi saliti agli onori anche della cronaca mondana con matrimoni da favola e love story con star della tv.

Dopo 10 anni da quella stagione di bolle finanziarie e processi, Stefano Ricucci torna in carcere accusato di un giro di false fatturazioni milionarie assieme all'imprenditore Mirko Coppola.

Per la Procura coinvolto anche un magistrato - Anche in questo caso si tratta di spericolate operazioni finanziarie messe in atto, secondo i pm della Procura di Roma, anche grazie all'aiuto del magistrato del Consiglio di Stato nonché componente della Commissione Tributaria Regionale, Nicola Russo, che in qualità di giudice-relatore di commissione ha emesso sentenza favorevole alla società Magiste Real Estate Property, riconducibile a Ricucci, per recupero di un credito di 20 milioni in un contenzioso con il fisco.

Pm: soldi e donne a magistrato in cambio di un parere favorevole - Un parere, a detta dei pm, ottenuto grazie alle "attenzioni" che l'immobiliarista ha avuto nei confronti del magistrato, fatte anche di passaggi di denaro e serate in alberghi del centro di Roma con donne. Nei confronti del magistrato la Procura aveva sollecitato al Gip una misura interdittiva per rivelazione del segreto d'ufficio ma il giudice non ha ritenuto che tali elementi provino l'esistenza di un accordo corruttivo.

La Procura aveva chiesto l'applicazione della sospensione dall'esercizio della professione del magistrato ritenendo dimostrato un approfondito rapporto di conoscenza e frequentazione con Ricucci nel periodo compreso tra le decisioni assunte dalla commissione regionale tributaria del Lazio, il 16 dicembre 2014, nella controversia tra l'Agenzia delle entrate e la società Magiste Real Estate e il deposito della sentenza del 24 aprile 2015.

L'operazione doveva portare al recupero di un credito Iva da 20 milioni di euro - L'indagine si inserisce in un più ampio contesto investigativo relativo al fallimento di una delle società del Gruppo Magiste. Grazie anche alle rivelazioni di uno degli indagati la Procura è riuscita a ricostruire la presunta attività illecita di Ricucci. Dalle carte emerge che il commercialista Luca De Filippo ha fornito agli inquirenti elementi utili alle indagini e in particolare ha chiarito l'operazione messa in atto dall'immobiliarista per recuperare un credito d'imposta per 20 milioni di euro, pagando un solo milione.

Fatture false per operazioni inesistenti - Secondo De Filippo, Ricucci, attraverso Coppola, è entrato in contatto con il commercialista milanese, Filippo Bono. I soldi necessari per l'acquisizione dei crediti sono, invece, arrivati da un altro imprenditore, ora finito nel registro degli indagati. In base alla ricostruzione del collaboratore De Filippo, per occultare l'ingresso della provvista necessaria, Ricucci si era avvalso di fatture per operazioni inesistenti emesse dalla società Pdc riferibile a Coppola e a Tony Leone attraverso un falso contratto per la fornitura di servizio di tipo logistico per Expo 2015. Per fare tutto ciò Ricucci avrebbe dovuto poi girare dei soldi a Coppola come per compenso.

Dieci le persone indagate - In totale sono 10 le persone indagate, tra loro anche Massimo Nicoletti, figlio di Enrico, ritenuto dagli inquirenti figura storica della Banda della Magliana.