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Giacomo Missoni: "Colore e sport, così porto il brand in giro per il mondo"

Il direttore retail della maison racconta il suo ingresso in azienda, le sfide attuali del settore e le sue passioni

Arazzi coloratissimi, patchwork, righe, fiammati arcobaleni e il famoso “put together”, espressione con cui il fondatore Ottavio Missoni spiegò agli americani che si trattava di “mettere insieme” fantasie di punti e colori che mai nessuno avrebbe osato accostare, in un caleidoscopio di motivi e di tinte. La casa di moda che ha portato il colore sulle passerelle di tutto il mondo nasce nel 1948, insieme all’amore tra i suoi fondatori, Ottavio (scomparso nel 2014) e Rosita, oggi 89enne. Il loro marchio di fabbrica, lo zig zag di lana, vede la luce nel 1953 ma Missoni diviene protagonista della moda mondiale negli anni Settanta. La terza generazione della famiglia guarda al futuro con ambizione e innovazione, così come racconta a Tgcom24 Giacomo Missoni, direttore retail da un anno e mezzo e in azienda dal 2013.

Come sei entrato in azienda?

Tutto è iniziato quasi per caso. Nel 2013, rientrato da un’esperienza all’estero, mi sono voluto avvicinare per curiosità al business di famiglia e da subito mi sono fatto coinvolgere. Dopo qualche mese sono entrato a far parte del CdA e grazie agli studi di merchandising, mi sono ritagliato un ruolo operativo in azienda. Ho cominciato a lavorare con il team sulle collezioni Uomo, vivendo a stretto contatto con i clienti e l’ufficio stile. Mi sono trovato a viaggiare e a diventare il riferimento commerciale di molti clienti tra Europa, USA, Giappone, Corea, Thailandia, Emirati. Fino a due anni fa la famiglia deteneva il 100% delle azioni della società e la governance non era ben definita. Nell’estate 2018 abbiamo aperto il capitale al Fondo Strategico Italiano (41,2%) che ha portato una riorganizzazione. Mancava il ruolo di Direttore Retail e mi è stata data questa splendida opportunità, che ho colto subito portando risultati immediati. Sono fiero di essermi guadagnato questa carica con i risultati e di aver conquistato la fiducia da parte dei soci. Con FSI abbiamo condiviso un piano di crescita ambizioso, dove lo sviluppo del retail è una priorità. Lo scorso anno abbiamo aperto in città chiave come New York, Miami, Dubai, Singapore, Londra e Dubai. Le ultime vicende hanno portato a un normale rallentamento sul piano ma per quest’anno guardiamo con grande attenzione alla Cina.

 

Quali sono state le difficoltà maggiori nell'iniziare così giovane?

Ce ne sono state tante, eccome... La più grossa forse è stata quella di trovarmi a 29 anni a dover fare delle scelte importanti, una su tutte quella di aprire il capitale a un socio esterno alla famiglia e vivere la due diligence. Decisione fondamentale, per la crescita e l’espansione futura del brand. Soltanto affrontando le difficoltà, che si cresce e si impara a superare le difficoltà. Oggi affronto situazioni che fino a qualche anno fa mi sembravano ostacoli insormontabili, con grande serenità. Sono fortunato perchè sono riuscito a fare del mio lavoro, una passione.

 

Come hai organizzato i negozi Missoni? Quali valori vuoi comunicare?

Siamo un brand storico, conosciuto in tutto il mondo, ma non dimentichiamoci che restiamo comunque “piccoli”. In questo momento, con i negozi chiusi per un lungo periodo, tutti quanti soffrono di problemi di flussi di cassa. Bisogna però cogliere questo momento d’incertezza, per rivedere e correggere le cose sbagliate e farci trovare pronti alla ripartenza. Non è un caso se proprio in questo periodo abbiamo annunciato il nuovo Ceo, Livio Proli. Il nostro obiettivo è quello di riuscire a comunicare i valori del nostro brand in chiave moderna, per renderci ancora più interessanti, nei confronti di una clientela più giovane. Abbiamo una storia affascinante, lunga più di 65 anni, che soprattutto è una storia vera. Alcuni negozi hanno aperto, ma il timore di uscire è ancora tanto. Mettiamo a disposizione dei clienti servizi innovativi, come le vendite su appuntamento o i servizi di personal shopping digitale, grazie all’interazione video tra il nostro staff e i clienti a casa. Insomma, in questo momento è fondamentale coccolare i clienti e fare sentire la loro importanza.

 

Famiglia per te vuol dire anche la tragedia che tutti ricordiamo, di quel maledetto 4 gennaio 2013, a Los Roques. Quale ricordo hai di tuo padre, Vittorio Missoni, qual è la sua eredità?

La perdita prematura di una persona importante come mio padre ha accelerato la mia crescita personale, sia professionale sia umana. Ho accettato questo brutto scherzo della vita e senza abbattermi, sono andato avanti, senza l’aiuto di nessuno. I suoi ricordi sono molto forti. Purtroppo, l’unica cosa che mi è mancata nella vita, è stata quella di condividere esperienze lavorative con lui. Mi sarebbe piaciuto potermi confrontare e seguire i suoi consigli. Tutt’ora metto in pratica i suoi insegnamenti, quelli di vita, quelli che non trovi sui libri dell’Università. Mi ha insegnato tanto, come l’educazione e il rispetto nei confronti degli altri. Lavoriamo tutti con lo stesso obiettivo e ci teniamo che le nostre persone possano sentirsi parte integrante della famiglia. Sono certo che sarà fiero di quello che sto costruendo.

 

Tutti abbiamo in mente lo zig zag Missoni, ma quali sono i tuoi prodotti del cuore?

Missoni è un brand che va interpretato con grande libertà. Io per esempio, amo vestire Missoni in modo più casual e sportivo. In molti non sanno che Ottavio Missoni, corse la finale dei 400mt ostacoli ai Giochi Olimpici di Londra nel 1948. Le radici del brand Missoni provengono proprio da qui, quell’anno infatti mio nonno Ottavio ha vestito la Nazionale Italiana con le classiche uniformi azzurre con la scritta Italia, prodotte con delle macchine di maglieria che aveva acquistato assieme a un amico. Recentemente abbiamo collaborato con diversi colossi del settore sportivo, come per esempio Converse e Adidas. Lo sport fa parte nel nostro Dna e produrre una vera e propria collezione di sportswear, ritengo sia una valida opportunità per affacciarci anche a un pubblico diverso.

 

 

Come declina i valori del brand la terza generazione di Missoni? Dove volete portare il marchio?

Al momento siamo focalizzati sul fare crescere e sviluppare il marchio giorno dopo giorno. Pensiamo sia importante fare bene adesso, senza pensare nell'immediato a operazioni come la quotazione in borsa. Se ci saranno le condizioni le valuteremo in futuro, ma in questo momento dobbiamo stare concentrati sul nostro core business perché la strada è ancora molto in salita.

 

Covid e globalizzazione: cosa cambierà nel settore della moda?
Sono allineato con il pensiero che recentemente ha espresso Giorgio Armani: mi auguro che ci sia un ridimensionamento e un ripensamento della moda. Lavoriamo con tempi troppo frenetici, con quattro uscite per linea l'anno e tempi troppo brevi di vendita a full price. Così diventa insostenibile. Occorre aggiustare la stagionalità dei capi, per pesi e funzioni d’uso. Per quale motivo in piena stagione estiva, per esempio luglio, devo andare in saldo con i costumi da bagno per fare spazio ai cappotti di cachemire? Il recente lockdown porterà a un naturale slittamento delle consegne e mi auguro che sia la volta buona per far sì che ci sia un riallineamento comune.

 

Quali competenze si chiedono oggi a un giovane manager? 

Al giorno d’oggi per essere un giovane manager di successo, bisogna saper fare team working ed essere in grado di gestire tante cose assieme. Parlo e mi relaziono molto con le mie persone, senza limitarmi ad argomenti riguardanti la loro specifica mansione, perché trovo giusto che tutti si sentano coinvolti su tutto. I ritmi frenetici di oggi ci hanno portati tutti quanti a essere un pò multitasking. Inoltre, bisogna essere ambiziosi e curiosi; il nostro è un settore diverso dagli altri. Solitamente chi nasce nel fashion, ci rimane per tutta la carriera. Occorre dunque avere la sensibilità di prevedere quello che sta per accadere e adattarsi ai cambiamenti, che a oggi sono diventati sempre più frequenti e veloci.

 

Cosa fai per tenerti aggiornato?

Leggo news di tutti i tipi, ma mi focalizzo particolarmente su testate internazionali specializzati nel settore moda. Non ha senso guardare solo all'Italia se si vuole avere una visione più globale.

 

E nel tempo libero?
Sono sportivo dalla nascita, con un nonno olimpionico non poteva che essere così! Faccio di tutto: dal calcio al padel, dallo sci alla palestra. Insomma, non riesco mai a stare fermo. Le chiusure dell’ultimo periodo, hanno messo alla prova la mia creatività sportiva e ho riscoperto allenamenti a corpo libero, trx, corsa, e con grande stupore tecniche di rilassamento, dal quale sto avendo grandi benefici.

 

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