Otto su dieci la utilizzano per essere più competitivi: l'AI fa risparmiare oltre 5 ore a settimana ai liberi professionisti, velocizza il lavoro e taglia i costi. Ma due su dieci temono di perdere il posto
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L'intelligenza artificiale è entrata prepotentemente nella vita lavorativa dei liberi professionisti italiani. Otto partite Iva su dieci la utilizzano già per essere più competitive e sei su dieci ci lavorano quasi tutti i giorni. È quanto emerge da un'indagine condotta dalla tech company Fiscozen su 1.150 professionisti in partita Iva.
I numeri parlano chiaro: per circa metà delle partite Iva l'utilizzo dell'AI fa risparmiare un minimo di 260 ore di lavoro all'anno, fino a picchi di oltre 500 ore. Secondo il 30% degli intervistati, il ricorso all'intelligenza artificiale farebbe risparmiare oltre 5 ore di tempo a settimana e per un altro 15% addirittura più di dieci. "L'AI consente ai liberi professionisti di lavorare più velocemente, abbattere alcuni costi e competere con realtà più grandi e strutturate", spiega Enrico Mattiazzi, Ceo di Fiscozen. Un supporto tanto cruciale che per il 20% è assimilabile a una persona o a un team alle proprie dipendenze, meno costoso e più affidabile.
Sul podio degli utilizzi di queste tecnologie, trionfa con il 43% dei casi la produzione di contenuti testuali: dagli articoli per i blog ai post sui social, dalle email a colleghi e clienti alle presentazioni o ai preventivi. Seguono, nel 23% dei casi, le ricerche più o meno complesse e le analisi di scenario. In terza posizione a pari merito, con il 10%, la pianificazione del lavoro e la creazione di contenuti visivi come foto, video e grafiche. Ma c'è anche un 8% che chiede all'AI idee e consigli su come crescere professionalmente e acquisire più clienti, delegando quindi aspetti strategici.
L'indagine ha coinvolto in prevalenza professionisti impegnati in attività consulenziali, digitali e ordinistiche: marketer e comunicatori, grafici, videomaker, fotografi, sviluppatori tecnologici, creator e social media manager, ma anche psicologi, avvocati, ingegneri, giornalisti e commercialisti. Il restante 30% si divide tra artigianato, commercio, formazione e professioni legate all'arte o al benessere.
Accanto all'entusiasmo ci sono anche i timori. Per tre utilizzatori su dieci si corre il rischio di perdere alcune competenze personali col passare del tempo. Per il 20% il timore principale è invece non riuscire a tenere il passo con l'evoluzione degli strumenti tecnologici. Solo il 22% è preoccupato che l'AI possa concretamente sostituire l'essere umano nel lavoro entro pochi anni. Una paura legata più alla percezione che clienti e mercato potrebbero avere nel considerarla un'alternativa al lavoro di un professionista, che alle reali capacità dell'intelligenza artificiale.
Le principali difficoltà nell'utilizzo dell'AI riguardano tre aspetti: conoscere tutti gli strumenti disponibili e capire quali siano i più utili (19%), affrontarne il costo (15%) e trovare il tempo necessario per imparare a usarli correttamente (13%). Tre liberi professionisti su dieci, però, non segnalano alcun tipo di timore e guardano con ottimismo agli sviluppi del mercato, convinti che l'AI resterà sempre un supporto utile per potenziare il lavoro e le capacità del professionista.