GIUSTIZIA BIS, CONTO SALATO

Riaprire un’indagine costa (molto): da Garlasco a Claps, chi paga il prezzo della giustizia che torna indietro

Decine di uomini e mezzi mobilitati per riaccendere i riflettori sul delitto di Chiara Poggi, ma ogni indagine bis sottrae soldi e attenzione ad altri fascicoli già in affanno

di Giuliana Grimaldi
16 Mag 2025 - 14:11
 © Istockphoto

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La riapertura delle indagini sul delitto di Garlasco, a quasi vent’anni dall’omicidio di Chiara Poggi, riporta d’attualità una questione che spesso resta sotto traccia: quanto costa, davvero, riaprire un’indagine su un caso già chiuso.

L’operazione giudiziaria, avviata sulla base di una denuncia per stalking presentata nel 2017 dal collegio difensivo di Alberto Stasi – poi divenuta informativa dei carabinieri – ha richiesto mesi di valutazioni, passaggi tra procura, gip e Corte di Cassazione, fino all’apertura ufficiale del nuovo fascicolo da parte della Procura di Pavia. Da lì si è attivata una macchina investigativa poderosa. Alle cui operazioni hanno preso parte:

  • Decine di uomini della Protezione civile, della polizia municipale e dei vigili del fuoco che hanno persino prosciugato un torrente alla ricerca dell'arma del delitto.
  • Tecnici della Sezione investigativa scientifica (Sis), con personale, strumentazioni e mezzi provenienti dalle caserme milanesi di via Moscova, via Montebello e via Garibaldi.
  • Consulenti e periti nominati sia dalla procura sia dal giudice per l’udienza preliminare, che nel corso dell'udienza dedicata all’incidente probatorio, ha designato i periti che prenderanno parte agli accertamenti tecnici. Anche questa fase comporta costi rilevanti, legati all’impiego di personale tecnico (per l’analisi di dispositivi informatici, celle telefoniche, supporti digitali) e personale scientifico, ad esempio per l’esecuzione di nuove analisi genetiche o test sul Dna.
  • E, sul fronte giudiziario, ben cinque magistrati del pool di Pavia: il procuratore, il procuratore aggiunto e tre sostituti, tutti distolti da altri fascicoli per occuparsi del filone che riguarda Andrea Sempio, la nuova figura emersa al centro delle indagini.
  • Polizia di Stato, impegnata nella gestione del perimetro del tribunale e nei servizi di ordine pubblico durante le udienze dell’incidente probatorio, a garanzia della sicurezza e del regolare svolgimento delle attività.

Una stima di massima

 Solo il dispiegamento di forze e mezzi – tra straordinari, trasferte, attrezzature tecniche e consulenze specialistiche – può superare facilmente i 500mila euro e superare persino il milione di euro, in base alla durata delle indagini. Una stima prudenziale e di massima, elaborata sulla base dei costi medi delle singole attività previste in queste fasi: dalle consulenze genetiche (che possono variare da 5mila a 50mila euro), alle perizie medico-legali e balistiche, fino all’impiego straordinario di personale investigativo e tecnico. 

C’è poi un’altra considerazione da fare, tutt’altro che marginale: quando si riapre un’indagine, si accetta implicitamente l’idea che una delle due inchieste – quella originaria o quella nuova – possa essere stata sbagliata. Con un rischio doppio, giudiziario ed economico. In un caso o nell’altro, potrebbero essere stati spesi soldi pubblici inutilmente, con risorse investigative, perizie e personale assorbiti da una ricostruzione destinata a crollare.

I casi precedenti

 I costi di una riapertura d’indagine trovano conferma nella complessità di altri casi noti. Nel caso di Serena Mollicone, la perizia sulla porta della caserma dei carabinieri di Arce – ritenuta decisiva per la ricostruzione dell’impatto – ha richiesto un importante dispiegamento di risorse tecniche e scientifiche, con il coinvolgimento di esperti forensi e specialisti in dinamica dei traumi.

Per il caso Elisa Claps, la fase istruttoria seguita al ritrovamento del corpo nel sottotetto della chiesa di Potenza ha comportato attività investigative complesse: rilievi, analisi, accertamenti medico-legali e rogatorie internazionali, coordinate dalla procura di Salerno.

Nel caso di Yara Gambirasio, pur non essendo un cold case, la sola attività genetica svolta dal Ris dei carabinieri – che analizzò oltre 18mila profili alla ricerca del Dna di "Ignoto 1" – rappresenta uno degli esempi più imponenti di investigazione genetica a livello nazionale.

E questo prima ancora dell’eventuale fase processuale che comporta ulteriori oneri per udienze, notifiche, difese d’ufficio, periti del tribunale e costi di struttura.

Chi paga il conto

 Che si tratti di un cold case o di un procedimento già chiuso con sentenza definitiva, riaprire un’indagine significa rimettere in moto un sistema costoso, ad alta intensità di lavoro e risorse. E non è sempre chiaro – né scontato – chi debba sostenerne il peso economico. In alcuni casi paga lo Stato, quindi i contribuenti italiani; in altri, a spingere e finanziare le prime fasi sono i familiari delle vittime, gli avvocati o enti terzi. E quando la riapertura porta alla luce un errore giudiziario, entra in gioco un altro capitolo: quello del risarcimento per ingiusta condanna.

Il parere dell'avvocato penalista

 A dare voce a un punto di vista interno al sistema è l’avvocato penalista Daniele Concavo che non nasconde le difficoltà strutturali in cui si trovano oggi i tribunali italiani. "I giudici sono già sovraccarichi, le cancellerie sottodimensionate, il personale ridotto all’osso. Ho visto con i miei occhi ordinanze di rinvio in cui il giudice scrive nero su bianco che non riesce a fissare udienze a causa del carico di lavoro. È una situazione al collasso", racconta a Tgcom24.

E sul versante economico, non ha dubbi: "Le indagini bis come quella di Garlasco hanno costi immani. Parliamo di perizie genetiche, analisi scientifiche, interi uffici della Procura distolti da altri fascicoli. E tutto questo lo paghiamo noi, con risorse pubbliche".

Concavo riconosce però che lo strumento è legittimo: "Il codice di procedura penale, all’articolo 630, consente la revisione del processo se emergono nuove prove. È un diritto del cittadino, e se davvero uno è innocente, è giusto usarlo. Ma bisogna avere il coraggio di ammettere che, se si abusa di questo strumento senza basi solide, si genera un danno per tutti. In termini di soldi, di tempo e di giustizia negata ad altri".

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