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Al cinema "I tre moschettieri: Milady": Eva Green e Vincent Cassel tra intrighi di corte, amore e morte

Sequel de "I tre moschettieri - D'Artagnan", il film esce il 14 febbraio. Guarda la clip esclusiva su Tgcom24 

Al cinema "I tre moschettieri: Milady": Eva Green e Vincent Cassel tra intrighi di corte, amore e morte  - foto 1
Ufficio stampa

 

Al cinema sbarca "I tre moschettieri: Milady", tra intrighi di corte, amore e morte.

Dopo il successo del primo capitolo, "I tre moschettieri - D'Artagnan", uscito lo scorso aprile, ecco il sequel del colossale adattamento cinematografico, basato sul capolavoro della letteratura francese di Alexandre Dumas. I riflettori in questo film sono puntati sull’enigmatica figura di Milady de Winter e i suoi intrighi di corte. A darle il volto è Eva Green. Al suo fianco, Vincent Cassel riprenderà il ruolo di Athos e Louis Garrel quello di Re Luigi XIII, sempre diretti da Martin Bourboulon.

Al cinema "I tre moschettieri: Milady": Eva Green e Vincent Cassel tra intrighi di corte, amore e morte  - foto 2
Tgcom24

Sempre ne cast ritroviamo anche, nei panni dell’iconico D’Artagnan, François Civil, affiancato da Romain Duris nei panni di Aramis e Pio Marmaï in quelli di Porthos, mentre Vicky Krieps e Lyna Khoudri torneranno rispettivamente nei ruoli della regina consorte Anna d’Austria e di Constance.

 

La sinossi

  Constance viene rapita sotto gli occhi di D’Artagnan. In una frenetica ricerca per salvarla, il giovane moschettiere è costretto a unire le sue forze con quelle della misteriosa Milady de Winter. Mentre il Re è in balia del cardinale Richelieu, D’Artagnan e i Moschettieri sono l’ultimo baluardo prima del caos. Ma, con la Francia che rischia di essere messa a ferro e fuoco, il destino li porterà davanti a una scelta: sacrificheranno coloro che amano per portare a termine la loro missione?

 

 

 

Amore, morte e commedia

  Questo secondo capitolo approfondisce i singoli personaggi in maniera più immersiva, come spiega il regista stesso: "A differenza del primo film, qui tutta la parte narrativa, che presentava i personaggi, è già avvenuta. È stato quindi possibile fare un'immersione più profonda in ogni personaggio e capire davvero cosa stia passando. In questo capitolo affiora l'esplorazione di queste anime. La dualità tra amore e morte è costante".

E se è l'amore a muovere i vari personaggi, con una seconda storia d'amore che nascerà, e la tragedia, Bourboulon ha voluto anche dare spazio alla commedia, creando momenti di pausa e di contrappunto "indispensabili, vista l’intensità della storia che stiamo raccontando"  
In quanto a Milady, il regista la descrive così: "E' una donna che ha conosciuto la disillusione. Questo la rende lucida nei confronti del destino e sul progresso del mondo. È lacerata dentro, ma riesce comunque ad andare avanti". 

Eva Green che la interpreta "ha un'incredibile presenza sullo schermo. Cattura la macchina da presa, cattura l'occhio del pubblico verso di sé, in un modo molto potente. Non è solo una questione di pelle: ha un'anima che si intravede in alcune scene che ho girato con grande piacere. La trovo molto emozionante in questo film. Eva si è preparata con molto anticipo, cosa che le ha permesso di essere molto precisa durante le riprese", aggiunge Bourboulon. 

 

 

Milady e Eva Green

  Del suo personaggio l'attrice parla così: "C'è un aspetto molto da "femme fatale" nel personaggio, che trovo interessante e che è suggerito dai costumi. Milady mette in scena la sua femminilità, con abiti e parrucche che nascondono i capelli corti e pantaloni elasticizzati adatti a un combattimento se le cose dovessero peggiorare. Questo le conferisce una dimensione virile e pratica. Questo film ha una visione sorprendente di Milady, in netto contrasto con altri adattamenti del romanzo di Dumas". 
E tuttavia, aggiunge Eva Green, "Milady, a mio avviso, è molto mascolina nel profondo. La sua femminilità è utile per manipolare gli altri, per sedurli, intrappolarli, a volte ucciderli. È un'arma. C'è qualcosa di molto duro dentro di lei. Milady indossa un'armatura, ma ci sono delle fessure in quell'armatura, naturalmente, perché è umana. La trovo molto più umana in questo film che nel romanzo di Dumas".



D'Artagnan

  "Il mio personaggio", spiega François Civil: "è combattuto tra la purezza della sua ricerca dell’amore, che si impadronisce di lui nella prima parte e, dall’altra parte, la tentazione che incontra con Milady. Anche questo film parla del desiderio nella vita di un uomo. Trovo interessante che D'Artagnan debba fare i conti con questi impulsi e non solo con i suoi sentimenti. Ciò dà al personaggio un certo spessore. Milady è una sorta di sua nemica intima. C'è molta dicotomia tra attrazione e repulsione, che è iniziata nella prima parte e viene sviluppata nella seconda. Abbiamo lavorato per rafforzare questa dimensione tra Milady e D'Artagnan, mescolando attrazione e violenza".

 

 

Athos

  Vincent Cassel descrive così l'evoluzione fatta dal suo personaggio: "Athos è il moschettiere che porta con sé il maggior numero di drammi. Fin dall'inizio, queste crepe si percepiscono attraverso di lui. Ho sempre amato questo personaggio per la sua profondità (..) Athos è cupo, malinconico. È perseguitato da rimorsi e rimpianti e sogna la redenzione, anche se non pensa di meritarla. Questa è la colonna sonora che ho suonato da un capo all'altro di entrambi i film. Nella seconda parte, scopriamo la ragione del suo profondo tormento, l'incubo che gli fa credere di vedere i fantasmi. Vedere un gigante mettersi in ginocchio è sempre qualcosa di interessante. Inoltre, a causa del fratello, Athos si trova in una terra di nessuno da un punto di vista politico. Una guerra di religione sta infuriando nel cuore della sua stessa famiglia, e questo accentua la sua situazione.



Luigi XIII

  La quota "comica" spetta, in questo secondo capitolo de "I tre moschettieri" a Louis Garrel, che interpreta Luigi XIII:  "Ho sempre pensato che Luigi XIII sia una via di mezzo: il ruolo di Re gli è stato imposto, ma lui lo ha voluto. È allo stesso tempo legittimo perché è nato da sangue reale e illegittimo perché sua madre avrebbe preferito suo fratello al suo posto. Come spettatore, ho sempre pensato che un personaggio che detiene il potere, e che gli piaccia farlo, suoni alquanto falso. Ho voluto interpretare Luigi XIII in modo un po' decentrato, come se ci fosse qualcosa di un po' instabile nel suo carattere e che potesse prendere decisioni d'impulso. L'umorismo, quando deriva dalle situazioni, non mi spaventa mai perché non cambia nulla della gravità delle cose. E non mi ha impedito di essere consapevole della pericolosa situazione politica in cui si trovava Luigi XIII. Non dimentica mai che suo padre era un protestante ucciso da un cattolico, cosa che rende le sue decisioni ancora più difficili. Nell'interpretarlo, ho tenuto presente questo tragico passato", spiega l'attore. 

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