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Il grande ritorno di Carboni

Tgcom ha incontrato lʼartista

Cinque anni.

Tanto è durato il distacco di Luca Carboni da un disco ufficiale di inediti. Ora il cantautore bolognese è tornato con un nuovo album “Le band si sciolgono” che esce proprio oggi (29 settembre) e che è stato preceduto dal singolo “Malinconia”. Un lavoro che lo vede protagonista anche come produttore artistico. Tre collaborazioni eccellenti: Tiziano Ferro, Gaetano Curreri e Pino Daniele.

Tgcom lo ha incontrato a Milano tra una tazza di caffè, una sigaretta e un sorso di acqua minerale. Luca è passato molto tempo dal tuo ultimo lavoro. Cosa c’è stato in questi anni nella tua vita artistica?
Sono passati cinque anni e a dire il vero sono successe tante cose. È uscito per esempio un album live che non era un semplice live ma una raccolta di concerti. Poi nel momento in cui dovevo scrivere questo album mi sono distratto su un altro progetto, un libro di disegni. E poi finalmente due anni fa, più o meno a settembre mi sono sentito pronto per intraprendere il viaggio del nuovo album. Da settembre a Natale sono nate tutto le canzoni che hanno avuto una gestazione molto personale visto che ora ho uno studio mio. A quel punto mi sono convinto che era il momento di tentare di produrre e di arrangiare, cioè fare un disco senza mediazioni.

Come ti poni nei confronti di internet?
Il mio rapporto con la rete è buono. Internet è uno spazio in cui cerco e ricevo informazioni. Però c’è sempre il rischio che per avere qualcosa di nuovo si riempia tutto con cose a volte superficiali. Alla fine, però, sono felice di vivere un tempo che ci da’ la possibilità di conoscere molto.

“Le band si sciolgono”. Come mai hai scelto questo titolo?
È una frase che ha una valenza particolare nell’economia dell’album stesso. Però mi piaceva visto che per anni ho scelto dei “non titoli” tipo “LU.CA”, “Luca Carboni”. Ho pensato che questa frase potesse essere estrapolata e messa come titolo del disco perché contiene drammaticità e allo stesso tempo ironia. E anche perché vive di questo senso un po’ malinconico del tempo che passa.

Mettiti per attimo dalla parte di un tuo fan e pensa a come giudicheresti l’album di Luca Carboni?
E’ difficile dare una risposta perché sono in una fase poco distaccata e poco critica dell’album. Spero che chi mi consce possa trovare sì qualcosa di nuovo e di inedito, ma anche la continuità con un viaggio che è partito nell’84. Che ritrovi anche dei contatti con il mio mondo e con il mio modo di scrivere. Ho sempre amato far convivere punti estremi come lo spirito del cantautore “noioso e moralista” e lo spirito più leggero.

Oltre alla promozione dell’album, oltre alle interviste, oltre alla pubblicità, chi è Luca Carboni?
È oggettivamente un po’ complicato conoscere in una dimensione pubblica un artista. Uno dei limiti della grande macchina della comunicazione di oggi è il fatto che si toglie magia all’opera e all’artista, perché girano quantità di informazioni che rendono tutto poco magico.

In questo tuo lavoro ci sono tre “firme” importanti: Gaetano Curreri (Stadio ndr), Tiziano Ferro, e Pino Daniele. Perché hai scelto proprio questi artisti?
Queste collaborazioni sono nate in situazioni diverse. Gaetano è stata una delle cause per cui sono qui a cantare e a fare dischi. Quindi è facile intuire perché ci sia Gaetano in questo album. Conosco, invece, poco Pino Daniele, ma appena c’è stata la possibilità di un lavoro insieme lui è venuto a Bologna per registrare. Con Tiziano, infine, ci eravamo incrociati in qualche programma tv. La scintilla è scattata quando ci siamo sentiti per telefono e lui mi ha detto: “Fammi cantare nel tuo disco”. Detto, fatto. 

Uno dei tratti caratteristici di questo disco è la lentezza…correggimi se sbaglio.
È proprio così. Penso che la lentezza sia la mia condizione ideale. Una condizione nella quale si può riflettere e contemplare. Poi c’è anche questa melanconia che io sento come parte della mia natura.

Saverio Grimaldi