FOTO24 VIDEO24 Logo Mediaset ComingSoon.it Donne logo mastergame Grazia Meteo.it People sportmediaset_negative sportmediaset_positive TGCOM24 meteo.it
Podcast DirettaCanale 51
Temi del momento

Dalla Svezia l'esofago in provetta:"coltivato" dalle cellule staminali

Un gruppo di ricerca coordinato da un medico italiano ha impiantatocon successo lʼorgano sui ratti. Il rischio di rigetto sarebbe minimo

trapianto, sala operatoria, medici, chirurgia
-afp

Un esofago creato dalle cellule staminali, in grado di integrarsi nell'organismo con la rigenerazione di connessioni nervose, muscoli e vasi sanguigni. L'organo è stato "coltivato" in laboratorio e impiantato con successo sui ratti. La ricerca, condotta in Svezia e coordinata dall'italiano Paolo Macchiarini, permetterà di sostituire l'esofago umano danneggiato da cancro o malformazioni, con un rischio di rigetto minimo.

I passaggi - L'esofago è stato creato in laboratorio grazie all'utilizzo di cellule staminali. I ricercatori hanno prelevato una sezione di esofago dai topi, rimuovendo tutte le cellule e lasciando solo la struttura portante che conserva le proprietà meccaniche e chimiche dell'organo. All'"impalcatura" sono poi state applicate cellule staminali del midollo osseo. Dopo tre settimane dall'intervento, le cellule hanno mostrato le prime caratteristiche specifiche dell'organo. I tessuti coltivati sono quindi stati utilizzati per sostituire segmenti di esofago nei ratti. Gli animali sono sopravvissuti e sull'organo si sono formati vasi sanguigni, fibre muscolari e connessioni nervose.

Non ci sarebbe rigetto - Questa tecnica permetterà un impianto anche sull'uomo, con rischi di rigetto minimo e senza la necessità di farmaci immunosoppressivi. "Riteniamo che questi risultati molto promettenti rappresentino un importante passo verso il trasferimento nella clinica dell'esofago coltivato in laboratorio", ha spiegato Macchiarini. Il ricercatore ha coordinato un team di studiosi al Karolinska Institutet di Solna , in Svezia, con la collaborazione dell'università Tor Vergata di Roma e dell'università di Bari. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Communications.