A differenza dei missili Tomahawk, concepiti per scopi offensivi, le batterie e i vettori Patriot servono a difendere i cieli ucraini. L'impegno annunciato da Trump comporta però tempitische molto lunghe e ulteriori accordi da perfezionare
di Maurizio Perriello© Ansa
In oltre tre anni e mezzo di guerra, l'Ucraina ha richiesto molte volte agli Stati Uniti l'invio di sistemi di difesa e d'offesa per poter combattere efficacemente la Russia, nei cieli nazionali come anche in territorio nemico. Le chiacchieratissime forniture di missili Tomahawk sono state bloccate sul nascere proprio perché di scopo prettamente offensivo, col Cremlino pronto a considerarle coma una dichiarazione di guerra da parte di Washington e Nato. L'amministrazione Trump ha invece acconsentito al trasferimento a Kiev di sistemi di difesa aerea Patriot, già consegnati al Paese invaso sotto la presidenza Biden. Ma il nuovo invio di ben 25 batterie per missili è parte di un contratto a lungo termine dal valore multimiliardario, che deve essere notificato ancora dagli apparati statunitensi e che, una volta approvato in via definitiva, prevede una consegna spalmata in diversi anni. Nessun Patriot subito, dunque, in una fase bellica in cui l'Ucraina deve fronteggiare una rinvigorita offensiva russa e rivaleggiare nel bombardamento di siti energetici e strategici.
Le parti ucraina e americana hanno esplicitamente dichiarato che non si possono rivelare tutti i dettagli delle nuove forniture di Patriot. Ciò che sappiamo per certo è che negli ultimi mesi le forniture complessive di aiuti militari statunitensi all'Ucraina sono diminuite drasticamente, secondo una ricerca pubblicata dal Kiel Institute.
Per comprendere come siamo giunti a questo punto, è bene offrire uno sguardo d'insieme sullo stato della guerra. Mentre la Russia mostra i muscoli testando due missili intercontinentali, l'Occidente a guida americana ha risposto con nuove sanzioni e una nuova apparente chiusura diplomatica dopo il presunto disgelo incarnato dall'incontro fra Trump e Putin in Alaska. Poi le voci su una possibile fornitura dei temibili Tomahawk, e a seguire il "via libera" sulla fornitura di altri sistemi Patriot. La progressione di questi eventi suggerisce un crescente timore ucraino di non riuscire a sostenere eventuali attacchi più potenti da parte di Mosca, e ribadisce la volontà statunitense di appaltare gran parte dell'onere materiale della difesa del Paese invaso e del continente europeo agli Stati Ue. Dall'altro lato, il Cremlino tenta ancora di prolungare il conflitto, accelerando l'avanzata nel Donbass come preludio a nuovi negoziati imminenti da affrontare da una posizione di rafforzato vantaggio.
Consegnato per la prima volta all'Ucraina sotto l'amministrazione Biden nel 2023, il sistema missilistico terra-aria Patriot rimane fondamentale per la difesa contro gli attacchi missilistici russi contro obiettivi militari e infrastrutture civili. Il governo Trump è stato invece molto più cauto nel fornire armi a Kiev, che ora sta esaurendo alcune capacità militari e difensive. Il contratto per le nuove forniture, citato da Donald Trump e Volodymyr Zelensky in questi giorni, è stato ufficializzato dopo la visita lampo del presidente ucraino a Washington, dove ha incontrato i rappresentanti dell'industria della Difesa. Tra cui Raytheon Technologies, multinazionale che produce i Patriot. Kiev dovrebbe dunque ricevere 25 nuovi sistemi (batterie + missili), ma non certo subito. Perché deve prima esaurirsi la coda degli ordini di questi armamenti anche da parte di altri Paesi (soprattutto gli Stati Ue che puntano maggiormente sul riarmo, tipo Polonia e Baltici). E non si tratta neanche di una novità, visto che il pacchetto di aiuti militari in questione è comparso nei documenti del Dipartimento della Difesa (ora ribattezzato in Dipartimento della Guerra) già a fine agosto.
Ogni decisione o annuncio da parte del presidente americano non ha seguito se non trova d'accordo gli apparati, dal Congresso al Pentagono. L'invio di armi a Kiev non fa eccezione. In un documento del 29 agosto della Defense Security Cooperation Agency, si parla dell'approvazione del Dipartimento a una "possibile vendita" di sistemi Patriot al Paese invaso (letteralmente: "possible Foreign Military sale to the Government of Ukraine of Patriot Air Defense System Sustainment"). Un pacchetto da quasi 180 miliardi di dollari, che comprende ordini da parte di Paesi europei e successivo trasferimento di armamenti all'Ucraina. Niente di definitivo o di immediato, come si intuisce.
In un momento storico in cui gli Usa sono stanchi di impegnarsi militarmente ed economicamente per difendere le proprie province, la narrazione di Trump deve necessariamente farsi carico di questo sentimento di disimpegno nei confronti delle questioni europee e russo-ucraina. Per questo motivo, cioè per dimostrare all'opinione pubblica che Washington pensa soprattutto ai propri interessi nazionali, è stato studiato un meccanismo di sostegno a Kiev che coinvolge direttamente gli alleati europei. Si chiama Prioritized Ukraine Requirements List e rappresenta un'iniziativa Nato lanciata in autunno che prevede che i Paesi occidentali acquistino armi dagli Usa da consegnare all'Ucraina. Pare però difficile che i nuovi Patriot saranno trasferiti attraverso questo meccanismo.
Essendo il sistema di difesa aerea più avanzato prodotto in Occidente e l'unico in grado di abbattere costantemente i missili balistici russi, il Patriot è molto richiesto non solo dall'Ucraina. Le liste d'attesa sono lunghe anni sia per le batterie di lancio sia per i missili intercettori. Considerati tutti questi vincoli, Kiev spera di dare priorità alla consegna dei Patriot di stanza in Europa da parte degli Stati Uniti, ha affermato Zelensky. Lo stesso presidente ucraino ha confermato che il contratto proposto per 25 nuovi sistemi Patriot sarà onorato nell'arco di diversi anni, "con quantità diverse ogni anno".
Allo stato attuale, nonostante le perdite, all'Ucraina sono state consegnate almeno sette batterie Patriot complete, provenienti da Stati Uniti, Germania, Paesi Bassi e Romania. Oltre a queste, si parla anche di una batteria non annunciata di origine israeliana che, secondo quanto riferito da Zelensky, è stata messa in funzione verso la fine dell'estate.
A differenza dei Patriot, che sono sistemi di difesa aerea da minacce esterne, i missili Tomahawk hanno finalità prettamente offensive. Cioè servono per attaccare e non per difendersi. Mentre anche gli F-16 o i sistemi Himars, già consegnati a Kiev, possono "passare" per armi difensive, i Tomahawk no. Il timore degli strateghi americani è dunque che loro fornitura rischi di trascinare direttamente la Nato in guerra contro la Russia. Oltre a ordigni ordinari, sui Tomahawk possono essere montate anche testate nucleari da 5 a 200 chilotoni. Dal punto di vista del Cremlino, la minaccia e il timore farebbero scattare le clausole più estreme della dottrina nucleare russa.