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TENSIONE ALTISSIMA

Trump e Zelensky, "lite furibonda" e mappe per aria: cosa è successo nell'incontro sull'Ucraina

"Cedi il Donbass alla Russia o sarai distrutto", avrebbe intimato il presidente americano. Poi la precisazione: "Abbiamo parlato del fronte attuale". La tensione torna alla stelle dopo lo scontro di fine febbraio

20 Ott 2025 - 08:55
 © Tgcom24

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Donald Trump è tornato ad alzare i toni con Volodymyr Zelensky, dopo il primo scontro a colpi di offese avvenuto a fine febbraio sempre alla Casa Bianca. Stavolta nessuna mondovisione e nessuna umiliazione pubblica in diretta, semmai a posteriori. Nell'incontro a porte chiuse tra i due leader sarebbero volate imprecazioni, mappe del fronte gettate in aria e un presidente americano che avrebbe ripetuto parola per parola la linea del Cremlino. La ricostruzione che ne hanno fatto i media americani è quella di una "lite furibonda" scandita da accuse, minacce e ultimatum. A livello scenografico un evento molto d'impatto, a livello geopolitico niente di più scontato: l'Ucraina è un aspirante satellite degli Usa, i quali però nel frattempo vogliono appaltare la difesa dell'Europa (e di Kiev) agli Stati Ue.

Cosa sta succedendo tra Usa, Russia e Ucraina

 Il piano degli Usa per il dopoguerra ucraino è chiaro da tempo e abbiamo già parlato di cosa vuole la Russia. In questa delicata fase la volontà americana, al di là dei protagonismi di Trump, è concludere un accordo con Mosca, a sua volta stretta tra l'intenzione di prolungare il conflitto per tenere alta la pressione sull'Occidente e la necessità di uscirne per non finire sempre più preda della Cina. Ma per le tre maggiori potenze del pianeta il conflitto ucraino non è che il sintomo regionale di una contesa più ampia che si scatenerà nell'Artico e nell'Indopacifico.

Il faccia a faccia fra Trump e Zelensky

 Come ha rivelato il Financial Times, il tycoon avrebbe intimato al leader ucraino di accettare le condizioni di Vladimir Putin, avvertendolo che, in caso contrario, la Russia "avrebbe distrutto" l'Ucraina. Una ricostruzione che trova eco nella pretesa ribadita dal presidente russo a Trump - e rivelata dal Washington Post - di ottenere il "pieno controllo" del Donbass, gettando l'ombra lunga di una capitolazione imposta dall'alto sul vertice di Budapest. Una concessione che Zelensky non vuole accettare, pur dicendosi "pronto" ad andare in Ungheria per avviare un dialogo: "Come si possono raggiungere accordi, se non ci parliamo?", ha detto a Nbc.

La posizione di Zelensky e dell'Ucraina

 Rientrato da Washington senza gli invocati Tomahawk, il leader ucraino non ha mostrato cedimenti: nessuna "ricompensa" per l'aggressore. "Putin non può essere fermato con le parole: è necessaria la pressione", ha ammonito, richiamando a raccolta i Volenterosi e sollecitando "passi decisivi" da parte di Stati Uniti, Europa, G20 e G7. Per Kiev, le ipotesi di concessioni territoriali non sono che la conferma di un copione ormai noto: prolungare il conflitto, logorare l'Europa, fiaccare la resistenza. "La guerra continua solo perché la Russia non vuole che finisca", ha ribadito Zelensky, accusando il Cremlino di sabotare ogni tentativo di tregua mentre gli attacchi sul terreno non perdono intensità: centrali elettriche e impianti del gas sono di nuovo mirino dei raid russi in diverse regioni, lasciando migliaia di famiglie senza luce e riscaldamento. In una sola settimana, secondo Kiev, oltre 3.270 droni d'attacco, 1.370 bombe aeree guidate e quasi 50 missili di vario tipo hanno colpito l'Ucraina.

Dietro la denuncia, la richiesta agli alleati resta la stessa: più difese (soprattutto aeree), maggiore coordinamento e nuove sanzioni al Cremlino. "Non possiamo dare tutte le nostre armi all'Ucraina. Semplicemente non possiamo farlo", ha tuttavia rimarcato Trump a Fox News, rivendicando di essere stato "molto buono con Zelensky e l'Ucraina", ma di non poter "mettere in pericolo l'America". I resoconti sullo scontro alla Casa Bianca scuotono le cancellerie europee come nello scenario più temuto già ad agosto, alla vigilia del summit in Alaska fra Trump e Putin: una resa negoziata sopra le loro teste, o una spartizione travestita da compromesso.

La precisazione di Trump: "Non ho discusso di Donbass, si fermino sul fronte attuale"

 Donald Trump ha poi dichiarato alla stampa di non aver discusso con l'omologo ucraino della cessione alla Russia del Donbass. "No, non ne abbiamo discusso", ha risposto a domanda diretta della stampa sull'Air Force One. "Noi pensiamo che quello che dovrebbero fare è fermarsi lungo la linea di battaglia dove si trovano ora. Il resto è molto duro da negoziare. Ci sono così tante differenze. Quello che dico è che dovrebbero fermarsi ora lungo le linee del fronte, tornare a casa, smettere di uccidere". Secondo il tycoon, al momento il Donbass dovrebbe rimanere "così com'è ora" e le due parti "potranno negoziare qualcosa più avanti".

La posizione dell'Ue

 A Bruxelles, i diplomatici lavorano a una posizione comune di sostegno a Kiev in vista del vertice del 23 ottobre e dell'incontro di Budapest. Per il viaggio in aereo di Putin, Mosca dovrà richiedere l'autorizzazione a Eurocontrol nelle ore precedenti all'atterraggio. La nuova offensiva preparata dalla squadra dell'Alta rappresentante Ue, Kaja Kallas, è rivolta alla flotta ombra russa, la rete di petroliere che continua a trasportare greggio aggirando le sanzioni grazie a bandiere di comodo e triangolazioni opache. Un documento sul tavolo dei ministri degli Esteri, riuniti in Lussemburgo, propone di estendere agli Stati membri i poteri di ispezione, autorizzando abbordaggi preventivi e sanzioni non solo contro le navi, ma anche contro le compagnie assicurative e logistiche che ne sostengono l'operato.

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