Ucraina, le regioni contese con Mosca
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Mentre manda avanti gli Stati Ue sul fronte delle garanzie di sicurezza e del riarmo, Washington non mollerà la presa su Kiev e sull'Europa. Al di là della propaganda di Trump e del dialogo con la Russia
di Maurizio Perriello© IPA
Gli Stati Uniti non molleranno né l'Ucraina né l'Europa, a prescindere da ciò che dice qualsiasi presidente. Mentre proseguono i negoziati con Mosca e Kiev e si studiano le garanzie di sicurezza che dovranno fornire i Paesi europei, Washington si prepara a offrire risorse di intelligence e la "supervisione sul campo", a prescindere da qualunque sarà il piano di sicurezza occidentale pensato per il dopoguerra in Ucraina. Una delle prime mosse sarebbe uno scudo di difesa aerea a guida europea per il Paese invaso, in modo da scoraggiare un futuro attacco da parte della Russia dopo un eventuale accordo di pace. L'offerta statunitense, espressa in una serie di incontri tra funzionari della sicurezza nazionale e vertici militari euro-americani, è tuttavia subordinata all'impegno degli Stati Ue ad attivarsi per Kiev sul campo. Anche con truppe.
La cosiddetta "coalizione dei volenterosi", guidata da Regno Unito e Francia, ha promesso di proteggere l'Ucraina del dopoguerra da future aggressioni russe. Dietro la retorica, però, i funzionari europei hanno ammesso in privato che qualsiasi dispiegamento potrebbe avvenire solo con il sostegno degli Stati Uniti per consentire, supervisionare e proteggere le truppe europee. Washington fornisce già all'Ucraina missili di difesa aerea Patriot, ma il sostegno postbellico comprenderebbe aerei statunitensi, logistica, radar e abilitazione di una no-fly zone e di uno scudo aereo di marca europea.
In uno scenario ideale (ma difficile) di accordo di pace, o almeno di tregua prolungata, le superiori capacità statunitensi di intelligence, sorveglianza e comando consentirebbero il monitoraggio satellitare del cessate il fuoco e un coordinamento efficace delle forze occidentali nel Paese. Come confermato da media come il Financial Times, gli Usa restano fermamente contrari al dispiegamento di proprie truppe in Ucraina. Negli apparati statunitensi c'è anche però chi è scettico. Alcuni membri dell'amministrazione Trump, incluso il segretario alla Difesa Pete Hegseth, temono che la partecipazione diretta a garanzie postbelliche possa trascinare gli Usa in un futuro conflitto. Andrij Yermak, capo dello staff del presidente ucraino, da parte sua ha sottolineato che ogni Paese "volenteroso" contribuirà in modo diverso, "e alla fine il quadro sarà un mix di sostegno militare, politico ed economico". Le discussioni hanno riguardato quattro o cinque brigate europee "sul terreno, fornite dalla coalizione dei volenterosi, più abilitatori strategici dagli Usa", ha riferito Yermak, aggiungendo che ciò segna "un grande cambiamento rispetto alla primavera".
Le garanzie di sicurezza per l'Ucraina trainano la questione della difesa europea. La transizione della sicurezza che sta avvenendo nel nostro continente è la più grande della storia. Alcuni analisti americani sostengono che fra un decennio gli Usa ridurranno al minimo la loro presenza permanente e i loro soldati nel Vecchio Continente. Altamente improbabile, visto che l'Europa rappresenta il cuore dell'impero statunitense. Il numero di truppe è aumentato a 100mila dopo il febbraio 2022, ma anche poco prima si contavano circa 75mila unità. Quando Donald Trump annunciò di volerli riportare a casa, durante il suo primo mandato, i militari americani in Europa invece aumentarono. Non decide il presidente, semplicemente. Decidono gli apparati, i veri artigiani della politica estera degli Usa. Le basi militari esistenti - e il Trattato sulle Forze Armate Convenzionali in Europa, in lenta decadenza - mantengono la maggior parte del personale statunitense di stanza in Germania, Italia e Regno Unito, ma un numero crescente di soldati è ora di stanza nell'Europa orientale a rotazione. Anche qui, in pratica, si tratta però di truppe permanenti.
Con la Guerra Fredda, sono stati gli stessi Usa a imporre che noi europei non decidessimo da soli della nostra protezione militare. La Germania, in particolare, faceva troppa paura: fu prima divisa in due e poi spogliata di un esercito regolare per Costituzione. Oggi, invece del solo numero di soldati stanziati, è forse più importante il ruolo degli Stati Uniti come facilitatore tecnologico e logistico per le forze europee, che spesso mancano di capacità chiave in ambito di intelligence, sorveglianza e ricognizione, nonché di trasporto aereo e rifornimento. L'intervento in Libia del 2011 è forse l'esempio più chiaro della centralità di Washington nella proiezione delle forze europee: sebbene inizialmente destinate a svolgere il ruolo primario nell'intervento, gli Stati Ue non sono stati in grado di sostenere le operazioni da soli. L'Ucraina ci ha insegnato che, anche se raccontano di volersi ritirare, gli Stati Uniti continueranno a svolgere il ruolo di garante di ultima istanza, fornendo armi e assistenza piuttosto che supporto militare diretto.
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Le trattative per un cessate il fuoco sono nelle mani di Usa e Russia, non di Ucraina e Ue. Washington vuole un congelamento del conflitto per concentrarsi nella competizione con la Cina, Mosca intende approfittare dell'apertura e della debolezza americane per chiedere territori e garanzie commerciali che non le spetterebbero. Ma, nonostante i valzer negoziali e l'attenzione mediatica alle vuote parole dei leader, la guerra non finirà tanto preso. Ci potranno essere tregue più o meno estese, ma le armi non cadranno finché non saranno risolte le questioni strutturali del conflitto. Che per la Russia sono:
Chiudono il cerchio le esigenze ucraine, inconciliabili con quelle di Mosca: