Mosca e Pyongyang rafforzano il loro sodalizio in funzione anti-occidentale. Armi, droni, missili, munizioni e tecnologia viaggiano senza sosta attraverso il confine orientale e minacciano la pace anche in Corea
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La cooperazione tra Russia e Corea del Nord si fa sempre più stretta, in nome della comune avversione all'ordine occidentale guidato dagli Stati Uniti. Come il legame con l'Iran, anche quello tra Mosca e Pyongyang produce i suoi effetti più evidenti sulla guerra in Ucraina e, a più lungo termine, sulla competizione tra Washington e la triade Pechino-Mosca-Teheran. La Corea del Nord, in particolare, si sta trasformando in un'enorme fabbrica di armi formato nazione, dipendente quasi del tutto dalle forniture (energia, ma anche acqua e cibo) e dalle tecnologie russe. L'ultimo indizio di questa situazione è fornito da una serie di immagini satellitari, analizzate dalla società americana Planet Labs: Kim Jong-un avrebbe dato l'ordine di costruire la più grande fabbrica di armi della Corea del Nord. Con una missione sopra tutte: rifornire l'esercito russo. E forse minacciare la pace anche nella penisola dell'Estremo Oriente.
Dati satellitari e di intelligence hanno mostrato che la Russia ha già trasferito alla Corea del Nord tecnologie per la produzione di droni Shahed, sviluppati dall'Iran, e di missili balistici missilistici Pantsir-S1 già pronti all'uso. Addestratori e ingegneri russi stanno lavorando da tempo con l'esercito nordcoreano su nuovi sistemi d'arma e guerra cibernetica. Accettando di fungere da hub produttivo-militare per Mosca, il regime di Kim Jong-un ha ricevuto in cambio supporto per i programmi missilistici, spaziali e nucleari. Non a caso i due Paesi avevano annunciato un patto di difesa reciproca e strategica a giugno 2024, firmandolo il novembre successivo.
La Corea del Nord ha fornito tre elementi principali allo sforzo bellico della Russia contro l'Ucraina: truppe, munizioni e missili. Pyongyang ha inviato circa 11mila soldati nella regione di Kursk a fine 2024, per contribuire a respingere le forze ucraine che controllavano una porzione di territorio russo. Le valutazioni sull'efficacia delle prestazioni di queste truppe offrono le visioni più diverse. Alcuni rapporti suggerivano che i soldati nordcoreani fossero poco più che "carne da cannone" e mal preparati per un conflitto dominato dai droni, mentre altri descrivevano i combattenti, provenienti da una società fortemente militarizzata, come disciplinati, in buona forma e abili con le armi. In ogni caso, Pyongyang sta imparando la guerra sul campo contro un nemico ben equipaggiato e motivato, sostenuto per di più dall'Occidente. Una circostanza che preoccupa non poco la Corea del Sud.
La Corea del Nord ha inoltre fornito missili balistici a corto raggio al Cremlino, foraggiando così le scorte per colpire Kiev. L'aeronautica militare ucraina segnala frequentemente l'impiego di missili balistici a corto raggio KN-23 della Corea del Nord, noti anche come Hwasong-11, soprattutto in attacchi notturni. Dal punto di vista tecnico, Pyongyang e Mosca possiedono i primi due missili a lungo raggio per gittata e potenza al mondo: il Satan 2 (18mila chilometri) e il Hwasong-17 (15mila chilometri).
Come riportato da Kyrylo Budanov, capo dell'intelligence militare ucraina, la Russia ha aiutato la Corea del Nord a costruire siti per la produzione di droni Shahed. Una mossa che modificherà profondamente anche l'equilibrio militare tra Nord e Sud della penisola orientale. Sono infatti sempre più frequenti gli episodi in cui il ronzio dei droni nordcoreani si fa insopportabile per i loro vicini meridionali. L'invio di dispositivi volanti oltre confine e nello spazio aereo sudcoreano (fin nella "no fly zone" dell'ufficio presidenziale della capitale) ha spinto Seul a predisporre un comando dedicato ai droni nel settembre 2023.
Secondo fonti dell'intelligence ucraina, la Corea del Nord si starebbe preparando a inviare un nuovo contingente di 25mila-30mila soldati in supporto ai russi. L'ipotesi trova riscontro nei movimenti registrati dai satelliti occidentali in porti e aeroporti nordcoreani, compatibili con le precedenti partenze di truppe del Paese verso l'Ucraina. Se confermato, Pyongyang ha garantito a Mosca più del doppio dei militari inviati a fine 2024 per tentare la riconquista della regione di Kursk. Resta da capire collocazione e utilizzo di questi nuovi contingenti da parte del Cremlino. Un paio di settimane fa Sergei Shoigu, ex ministro della Difesa e ora segretario del Consiglio di Sicurezza russo, durante una visita ufficiale a Pyongyang aveva annunciato che il personale nordcoreano avrebbe "contribuito alla ricostruzione". Nel frattempo, l'intelligence sudcoreana ha riferito che altri 6mila soldati del Nord "addestrati allo sminamento" sarebbero pronti a partire per assistere i russi nelle retrovie.
Durante una cerimonia con tanto di canti e balletti a Pyongyang, il regime di Kim Jong-un ha omaggiato i soldati nordcoreani che hanno perso la vita in missioni all'estero. Cioè sul fronte russo-ucraino. Nel corso dello spettacolo, è stato proiettato un filmato in cui si vedevano truppe e comandanti nordcoreani sventolare la bandiera nazionale e prendere parte alle operazioni belliche nella regione russa di Kursk. L'intelligence militare britannica ha valutato che oltre 6mila soldati nordcoreani sono stati uccisi o feriti sul fronte ucraino.
Dando uno sguardo al "Militarizazion Ranking" relativo al 2025 (l'indice di militarizzazione dei vari Paesi), emerge subito come la Corea del Nord abbia superato la Russia nella classifica. Stando ai dati diffusi dal Global Peace Index, Pyongyang è al terzo posto con un punteggio di 3.132, contro il quinto posto occupato da Mosca (3.061 punti). In mezzo, al quarto posto, troviamo proprio l'Ucraina con 3.110 punti. La Corea del Nord possiede uno degli eserciti permanenti più grandi del mondo e imponenti programmi di missili balistici. Il punteggio è calcolato prendendo in esame la spesa militare in rapporto al Pil, i livelli del personale dell'esercito, il commercio di armi, gli arsenali nucleari e i contributi alle attività di peacekeeping dell'Onu. L'indice di militarizzazione risultante rivela dunque come le varie nazioni danno priorità alla difesa e alla proiezione d'influenza rispetto all'economia.