Da quando è scoppiato il conflitto, questo popolare personaggio ha perso la sua innocenza. Ormai lo si trova sul materiale propagandistico e anche sulle divise dei soldati, che hanno dato il suo nome persino a un lanciafiamme
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Non è una novità. Già durante la Seconda Guerra Mondiale i cartoni animati "andarono alla guerra", diventando protagonisti di cortometraggi creati ad hoc per contribuire alla propaganda bellica della Nazione che li aveva creati. Così, mentre i giapponesi usavano le proprie icone per screditare in primis gli americani, questi ultimi facevano lo stesso arruolando pesi massimi del genere come Topolino, Paperino o Bugs Bunny (basti pensare a capolavori come Der Fuehrer's Face o The Ducktators).
I cartoni animati aiutano a veicolare messaggi semplici e immediati, facendo comprendere le dinamiche di un conflitto anche a chi non potrebbe (e non dovrebbe) capirle. Per questo in Paesi pericolosamente affascinati dalla guerra come la Corea del Nord non hanno mai smesso di proporre scoiattoli e lupi in conflitto tra loro ai bambini. Lo choc tuttavia è più immediato quando si assiste alla completa trasformazione di un personaggio per ragioni belliche, un processo che può tramutare persino il dolce incrocio tra un orsetto di peluche e un topo nella versione "pucciosa" di Rambo. Čeburaška è un simbolo in Russia praticamente dal giorno in cui è nato, nel lontano 1966, dalla penna di Eduard Uspenskij. In breve le sue avventure hanno conosciuto un successo tale da farlo diventare un personaggio dei cartoni e un'icona pop conosciuta in tutto il Paese. Il "Topolino russo" era sponsorizzato anche da chi comandava a Mosca, ben felice di aver trovato la perfetta incarnazione del "bravo cittadino sovietico" che compiva il suo dovere e non temeva di denunciare le irregolarità.
Al netto di questo, tuttavia, Če (come viene affettuosamente abbreviato non a caso), non era mai stato un personaggio davvero controverso. Questo anche per diretta decisione del suo autore, ampiamente contrario a una certa propaganda russa. Nel 2014 Uspenskij aveva apertamente condannato l’invasione della Crimea, chiarendo come non avrebbe mai usato la sua scimmietta per sponsorizzare certe imprese belliche. Poi però, prima dell'inizio dell'invasione dell'Ucraina, lo scrittore è scomparso, lasciando la povera Čeburaška alla mercé della propaganda russa.
Se fino a quel momento il dolce animaletto era stato unicamente la faccia di iniziative pacifiche, arrivando a sponsorizzare al massimo due spedizioni olimpiche e la Zecca di Stato, ora lo si poteva usare anche per altre ragioni "diversamente patriottich"e. All'indomani della cosiddetta operazione speciale, i social russi iniziarono a essere inondati di immagini inedite di Čeburaška in mimetica o armato. I bambini iscritti alla Junarmija, un’organizzazione paramilitare per ragazzini e ragazzine in età scolare, vennero invitati a spedire ai soldati al fronte delle riproduzioni del personaggio in cartoncino o feltro mentre gli stessi ragazzi impegnati nel conflitto lo ricamavano sulle toppe delle proprie divise. Tutti erano cresciuti con quei libri e quei cartoni e portare Čeburaška in trincea era un modo per restare legati alla propria infanzia. Le truppe impegnate in Ucraina arrivarono addirittura a chiamare affettuosamente MLRS Čeburaška un lanciafiamme utilizzato sul campo. Intanto la scimmietta continuava a guadagnare popolarità, arrivando a diventare nel 2023 la protagonista di un lungometraggio che è diventato il film più visto nella storia del cinema russo.
Ormai nulla ferma la popolarità del cartone, amato come non mai in patria da praticamente chiunque. Solo il discusso filosofo e politologo Alexandr Dugin non è entusiasta del suo successo, convinto che Čeburaška sia un demone venuto dalla luna il cui vero nome è Šerdbaršeotšertatan e per questo non possa sponsorizzare le imprese del suo Paese. Ma in pochi a Mosca ascoltano certe critiche, felici come sono di poter mantenere il legame con chi gli ha regalato tanta spensieratezza. La metamorfosi di Čeburaška intristisce casomai ovviamente chi i russi li combatte sul campo ogni giorno. Gli ucraini che hanno amato per anni Če ora ne vietano i libri e i cartoni, arrivando a definirlo pubblicamente "un occupante". A Kiev la domanda risuona nella mente di chi è stato bambino in tempo di pace: "Tu quoque Čeburaška?".