Mosca ha ripreso le attività militari nelle vecchie basi sovietiche a ridosso della frontiera. Rifugi per aerei, accampamenti, magazzini: Putin si prepara a uno scontro con la Nato?
La Russia rafforza la sua presenza militare a ridosso del confine con la Finlandia e torna a spaventare l'Europa. Mentre da un lato Vladimir Putin conferma il riavvicinamento diplomatico agli Stati Uniti e non esclude negoziati diretti con l'Ucraina, dall'altro non può rinunciare alla narrazione della difesa nazionale dalla minaccia della Nato. L'ingresso della Finlandia nell'Alleanza, avvenuto nell'aprile 2023, aveva già innescato una militarizzazione biunivoca della frontiera, giunta ora a livelli molto alti. Nel novembre dello stesso anno lo Stato scandinavo aveva sigillato i propri confini con la Russia, chiudendo anche l'ultimo valico di passaggio nel novembre 2023. Le immagini satellitari hanno evidenziato la costruzione su larga scala di nuove basi militari russe, tra cui rifugi per aerei, magazzini e accampamenti per truppe.
Il portale Army Recognition ha segnalato un notevole ammassamento di truppe nella zona di Kamenka, appena sopra San Pietroburgo e a meno di 60 chilometri dalla Finlandia. Si contano oltre 130 maxi tende in grado di ospitare fino a duemila soldati. Più a nord, a Petrozavodsk, è prevista l'installazione di un quartier generale e di almeno quattro depositi per veicoli blindati, di cui tre già ultimati. Lo spostamento di effettivi verso nord era già iniziato mesi fa, giustificato dalla necessità di allontanare i soldati delle retrovie dalla minaccia dei droni a lungo raggio ucraini.
È stata poi osservata una decisa ripresa delle attività nella base aerea di Murmansk, nell'Artico russo, dove gli elicotteri russi sono tornati dopo essere stati assenti per più di vent'anni. L'attività di costruzione nella base è costante e la sua trasformazione nel tempo è evidente, visto che fino a qualche mese fa era inutilizzata e ricoperta dalla vegetazione. Decine di jet militari sono stati avvistati di recente anche presso l'altra base di Olenya, tra l'altro già utilizzata in questi tre anni come partenza per bombardamenti in Ucraina.
Helsinki ha compiuto un notevole sforzo per rafforzare le proprie difese al confine, aumentando anche la spesa per la Difesa (ancor prima del lancio del ReArm Europe) e organizzando esercitazioni congiunte su larga scala con truppe statunitensi e Nato. Una risposta plastica alla militarizzazione russa, con manovre nelle foreste e addestramento al combattimento sugli sci. Secondo gli analisti, i russi stanno espandendo le loro brigate al livello di divisione. Ciò potrebbe significare un aumento di migliaia di truppe nella regione. L'intelligence militare finlandese ritiene che, una volta terminata la fase ad alta intensità della guerra in Ucraina, Mosca concentrerà le risorse alla frontiera settentrionale. La conferma è giunta anche dai vertici della Nato, che ribadiscono l'importanza strategica dell'azione russa. Il confine finlandese è da due anni la linea di contatto più lungo dell'Alleanza Atlantica con la Russia: oltre 1.300 chilometri. Secondo il New York Times, l'esercito finlandese ha circa cinque anni di tempo prima che le forze russe possano raggiungere un livello tale da rappresentare una minaccia diretta. Un periodo che però sarebbe decisamente inferiore nella realtà, vista la cooperazione tecnologica e industriale che Mosca intrattiene con la Cina e altri Paesi del blocco anti-occidentale. Intanto Helsinki si è detta pronta a mobilitare un milione di soldati, in un Paese che ne conta appena 5,5 milioni. La Finlandia ha inoltre istituito un nuovo centro di comando Nato in Lapponia.
La mossa del Cremlino segnala una strategia a lungo termine, che si proietta dopo la fine della guerra in Ucraina. Un ritorno, cioè, all'attenzione sul confronto con la Nato e sul rafforzamento delle posizioni nell'Artico, che diventerà terreno conteso con Stati Uniti e Cina a causa dello scioglimento dei ghiacci e alla conseguente apertura di nuove rotte commerciali. Secondo il Carnegie Endowment for International Peace di Washington, dopo la guerra le forze di terra russe saranno probabilmente più numerose rispetto al 2022. Considerando la riorganizzazione prevista dei distretti militari, "sembra chiaro che daranno priorità alle aree che confinano con la Nato". Secondo il generale finlandese Vesa Virtanen, la rapidità con cui Mosca sta rafforzando la propria presenza nella regione sarebbe proprio un indizio della volontà russa di testare la capacità di risposta euro-americana e l'efficacia dell'Articolo 5. Gli obiettivi del Cremlino sarebbero dunque: esercitare pressione sul fianco nord-orientale della Nato, prepararsi a possibili operazioni future nella regione artica e avere contingenti pronti a gestire eventuali crisi in Bielorussia o nei Paesi Baltici. E non, dunque, un'invasione su larga scala come quella compiuta in Ucraina nel 2022.