GUERRA COMMERCIALE

Perché Trump ha imposto dazi così alti al Canada e cosa deciderà per l'Ue

Il grande vicino del Nord è nel mirino del Maga assieme alla vecchia Europa, considerati fardelli economici e militari troppo pesanti per la nuova America stanca e sovraesposta

di Maurizio Perriello
11 Lug 2025 - 08:00
 © Afp

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Prima ha dichiarato di volerlo trasformare nel 51esimo Stato degli Usa, poi lo ha accusato di campare sulle spalle dell'America e ora ha inasprito la guerra commerciale. Donald Trump sembra proprio avercela col Canada. Fin dalla campagna elettorale, il presidente americano aveva cavalcato ciò che ogni americano profondo, lontano da Los Angeles e New York, pensa del grande vicino del Nord: è una palla al piede. Esattamente come la "vecchia e molliccia" Europa, sempre secondo i sostenitori del Maga (Make America Great Again). La retorica trumpiana sui dazi è tutta qui: farla pagare a chi ci ha spillato soldi e protezione per anni. Così siamo giunti all'ennesimo saliscendi delle tariffe imposte con tanto di lettera pubblicata sui social: alle merci importate dal Canada sarà comminata un'imposta doganale del 35%. Per ora.

Lo avevamo preannunciato: l'estrema imprevedibilità di Trump risponde alla sua tattica preferita di "puntare forte e poi accordarsi". La verità, se esiste, è che gli Usa sono stanchi e sovraesposti su troppi fronti caldi, dal Medioriente all'Ucraina fino al più strategico di tutti: Taiwan e la competizione con la Cina. Nel frattempo gli americani sono però cambiati: più depressi, stanchi di correre in aiuto di mezzo mondo, non più disposti al sacrificio militare e materiale per mantenere la superpotenza. Un Paese sempre più diviso tra coste ed entroterra, un impero che cerca di andare contro la strategia che gli impone di restare il compratore di ultima istanza. Cioè di importare in maniera massiccia, checché ne dica il presidente.

Perché Trump ha deciso nuovi dazi contro il Canada

 Sul piano della propaganda, i dazi sono stati imposti dopo la decisione canadese di tassare i giganti tecnologici americani, le cosiddette big tech. In quel momento l'amministrazione statunitense aveva interrotto ogni negoziato commerciale "con effetto immediato", in pieno stile Trump. La contro-decisione di Ottawa di revocare l'imposta aveva riaperto le trattative, in tempo per la scadenza fissata dal tycoon al 21 luglio per trovare un accordo. Ma non è tutto qui. I nuovi dazi del 35% sono stati introdotti chiamando in causa il ruolo del Canada nel traffico di fentanyl, la droga sintetica che sta decimando la gioventù statunitense, nonostante il vero fiume di oppioidi provenga dal Messico (con la complicità della Cina). Trump ha anche espresso frustrazione per i flussi migratori e per il deficit commerciale maturato con il Canada, che riflette in gran parte gli acquisti di petrolio da parte degli Stati Uniti.

Di quanto sono aumentati i dazi Usa al Canada

 La lettera al primo ministro canadese Mark Carney rappresenta un deciso aumento delle aliquote tariffarie massime del 25%, imposte da Trump per la prima volta a marzo dopo mesi di minacce. Ecco di seguito la cronistoria dei dazi decisi da The Donald da quando è tornato alla Casa Bianca.

  • Marzo: dazi al 25% - Il 4 marzo 2025, Trump ha annunciato l'introduzione di tariffe commerciali del 25% su tutte le importazioni da Canada (esclusi i prodotti energetici, soggetti invece a dazi del 10%).
  • Dazi su acciaio e alluminio - Contemporaneamente, nell'ambito della stessa escalation commerciale, Trump impose tasse doganali del 25% su acciaio e alluminio canadesi, in linea con la sua politica basata sulle sezioni 232 e 301 del Trade Expansion Act.
  • Aprile: "Liberation Day" e sospensione temporanea - Il 2 aprile 2025 il presidente americano proclamò l'ormai celebre "Liberation Day", annunciando un piano di dazi reciproci con vari Paesi. Inevitabilmente arrivò anche l'annuncio di sospensione, al fine di avviare trattative commerciali che sarebbero dovute giungere a un accordo entro luglio. In caso contrario, i dazi sarebbero tornati in vigore dal primo agosto. Nonostante il rincaro (35%) i negoziati col Canada sono ancora aperti.
  • Luglio: dazi al 35% - Salvo accordi, la nuova e maggiore percentuale del 35% sui beni canadesi sarà applicata dal 1° agosto.

La situazione commerciale tra Usa e Canada

 I dazi del 35%, se applicati sul serio, potrebbero danneggiare l'economia canadese, che dipende fortemente dalle esportazioni e che è strettamente legata agli Stati Uniti, suo principale partner commerciale. All'inizio di quest'anno, Trump aveva imposto una tariffa del 25% sulle importazioni dal Canada, ma ha poi esentato la maggior parte dei prodotti che si qualificano come nordamericani ai sensi dell'accordo commerciale tra Stati Uniti, Messico e Canada, firmato durante il suo primo mandato (Usmca, sostituto del precedente Nafta). Le eccezioni riguardavano acciaio e alluminio, che ora sono soggetti a una tariffa del 50%, e veicoli, che tengono conto della componentistica americana. Il tycoon ha inoltre stabilito una tariffa più bassa per petrolio, fertilizzanti e prodotti energetici provenienti dal Canada.

Cosa succede ora

 Di conseguenza, le nuove tariffe doganali del 35% potrebbero non riguardare tutti i prodotti canadesi. Secondo un funzionario dell'amministrazione Trump, si prevede che i dazi più elevati si applicheranno ai prodotti attualmente soggetti a una tariffa del 25%. Tuttavia non si hanno ancora notizie di decisione definitive. I colloqui commerciali tra Stati Uniti e Canada si sono intensificati nelle ultime settimane. Durante l'incontro dei leader del G7, tenutosi proprio in Canada il mese scorso, il premier Carney ha imposto il 21 luglio come termine ultimo per un'intesa tra i due Paesi. Con una condizione importante: Ottawa accetterà solo l'eliminazione di tutti i dazi. Come si può intuire, l'amministrazione Trump ha risposto picche.

Cosa aspettarsi sui dazi ai Paesi Ue

 Per l'Ue il discorso è simile e diverso. Come il Canada, anche l'Europa è bersaglio del risentimento degli americani. L'imposizione dei piani di riarmo e la volontà degli Usa di delegare agli europei la manutenzione e le spese della difesa del continente (e dell'Ucraina) sono già parte della "punizione" partorita da Trump. In questo senso, ci si possono aspettare dazi compresi tra il 10% (il minimo secondo la tabella del tycoon) e il 20%. In linea con la previsione delle tariffe generalizzate, annunciate dallo stesso Trump nell'intervallo 15%-20%. Molto probabilmente più vicini alla soglia "bassa" del 10%. Gli Stati Ue speravano in un'esenzione, ma la volontà statunitense è trattare coi singoli governi e differenziare le tariffe in base alle garanzie offerte. Divide et impera, dicevano gli antichi.

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