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Milano, Renato Vallanzasca arrestato per furto di... mutande

Sorpreso in un supermercato da un addetto allʼanti-taccheggio e arrestato: "Vedrete che casino verrà fuori". Sospesa la semilibertà, il bel René torna in carcere

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Renato Vallanzasca torna a far parlare di sé. In permesso premio e ammesso al regime della semilibertà presso il carcere di Bollate, venerdì sera intorno alle 20, il bel René, condannato all'ergastolo, è stato sorpreso da un addetto all'anti-taccheggio di un supermercato di Milano mentre rubava merci di scarso valore, tra cui mutande. Arrestato per furto aggravato, gli è stata sospesa la semilibertà ed è tornato in carcere.

Vallanzasca avrebbe pagato correttamente alcuni generi alimentari nascondendo in una sua borsa due paia di boxer che aveva tolto dalla confezione, un paio di cesoie e del concime per piante, per un valore di circa 70 euro. Bloccato dagli addetti, che non l'hanno riconosciuto, "Renatino" è sbottato: "Vedrete che casino verrà fuori adesso...". Parole che i magistrati hanno considerato una minaccia, e per questo è stato convalidato per direttissima l'arresto per rapina impropria e gli è stata revocata la semilibertà.

Durante il processo per direttissima, che si è svolto a porte chiuse, è arrivata la decisione del tribunale di sorveglianza di revocare temporaneamente il regime di semilibertà di cui godeva Vallanzasca, e quindi il pm ha chiesto la conferma dell'arresto deciso dal giudice Ilaria Simi De Burgis.

Nel corso dell'udienza, Vallanzasca ha voluto solo contestare l'accusa di rapina impropria che sarebbe scattata per le minacce che avrebbe rivolto a un addetto alla sicurezza del supermercato Esselunga di viale Umbria a Milano, senza dare giustificazioni per la rapina di pochi oggetti di scarso valore. Il giudice ha poi fissato il processo, che si terrà a fine mese.

Renato Vallanzasca, protagonista indiscusso della criminalità degli Anni '70 e '80, e ancora al centro delle cronache nonostante il suo pubblico ravvedimento avvenuto ormai da anni, è ammesso al beneficio del lavoro esterno e sconta la pena nel carcere di Bollate, nel Milanese. Proprio per la sua condotta integerrima, in questi giorni era in licenza.

Il direttore del carcere, Massimo Parisi, si è detto sorpreso dall'accaduto: "niente ci avrebbe fatto immaginare un'azione così illogica da parte sua. Una cosa da non credere: la misura della semilibertà scorreva in modo lineare".