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Giornata contro la violenza sulle donne, l'Italia scende in piazza: a Roma 500mila persone | Mattarella: "Non bastano le indignazioni a intermittenza"

Il padre di Giulia Cecchettin: "Parlate, denunciate, fidatevi". Uccise oltre 89mila donne in tutto il mondo. Von der Leyen: "Serve una legge Ue". Schlein: "Indignazione e rabbia non bastano, fermare questa mattanza"


Fotogallery - 25 novembre, l'Italia scende in piazza contro la violenza sulle donne

L'Italia scende in piazza in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne.

Numerose le manifestazioni organizzate in tutto il Paese. "Non una di meno" organizza cortei a Roma, dove sono presenti 500mila persone, e Messina, mentre si fa sentire l'eco politico della guerra in Medioriente. Scoppia la polemica per il palco concesso alle donne palestinesi, iraniane e curde, con le attiviste che però aprono alla presenza delle donne israeliane: "La nostra piazza è apolitica". Elly Schlein: "Indignazione e rabbia non bastano, bisogna fermare questa mattanza". Facciate dei palazzi pubblici illuminate di rosso, a Palazzo Chigi proiettato sulla facciata uno slogan anti-violenza. Secondo il Cnr, 12 milioni di donne hanno subito violenza almeno una volta. L'appello del vice capo vicario della polizia, Vittorio Rizzi: "Denunciate anche uno schiaffo". Secondo il presidente Mattarella, "dietro ogni uccisione il fallimento della società, non bastano le indignazioni a intermittenza". Quasi 89mila donne sono state uccise intenzionalmente nel 2022 in tutto il mondo: il numero più alto registrato annualmente nel corso degli ultimi due decenni. Arriva anche l'appello del padre di Giulia Cecchettin: "Parlate, denunciate, fidatevi".

Giornata contro la violenza sulle donne, l'Italia scende in piazza: a Roma 500mila persone | Mattarella: "Non bastano le indignazioni a intermittenza" - foto 1
Tgcom24

Nessun concerto o manifestazione sono mai riusciti a portare così tanta gente nelle piazze italiane e soprattutto a Piazza San Giovanni a Roma. Una marea umana rumorosa: mazzi di chiavi agitati in aria, slogan gridati per sovrastare il vento forte, tamburi. Una marea fucsia ha risposto all'appello di "Non una di meno" nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e ha invaso le strade della Capitale nella manifestazione principale, "Per Giulia, per tutte". "Siamo 500mila", hanno detto dal palco le organizzatrici. Ma sono tante le piazze che si sono riempite in tutta Italia per ricordare i 107 femminicidi dal primo Gennaio, perché non ce ne siano più.

 

I messaggi del Papa e di Mattarella

 "La violenza sulle donne è una velenosa gramigna che affligge la nostra società", ha scritto il Papa su X. "Dietro queste violenze c'è il fallimento di una società. Le donne devono essere libere di essere libere", sembra fare eco il presidente Sergio Mattarella, per arrivare alle parole della premier Giorgia Meloni: "Siamo libere e nessuno può toglierci quella libertà, nessuno può pensare che siamo nel loro possesso". 

 

La politica in piazza senza bandiere

 I politici e i sindacalisti sono scesi nelle piazze senza bandiere, senza simboli come Elly Schlein, Giuseppe Conte e Maurizio Landini. Ma ci sono pure i vip: Paola Cortellesi, Fiorella Mannoia, Noemi, Malika Ayane. Poi Luca Zingaretti, Ferzan Ozpetec a Roma, Chiara Ferragni a Milano: "Dovremmo esserci tutti qui", dice dietro un paio di occhiali da sole insieme a 30mila manifestanti. C'è anche il sindaco Beppe Sala: "Il 37% delle donne non ha un conto corrente", spiega, invitando a riflettere. 

 

Le bandiere palestinesi e le polemiche

 A Roma sfilano anche le bandiere palestinesi, come annunciato nei giorni scorsi, invito che ha dato vita a non poche polemiche: "Siamo contro ogni forma di violenza", dice una studentessa. Anche a Messina, l'altra manifestazione organizzata da Non una di meno, sventolano le bandiere palestinesi: "Se gli ebrei vogliono parlare anche loro sul palco possono farlo, noi non siamo contro gli ebrei, ma contro i sionisti, lo Stato di Israele che sta facendo dei massacri a Gaza. Siamo in democrazia quindi tutti possono parlare. I fatti contano non le parole", ha precisato Rene Abu-Rub, originaria della Cisgiordania.

 

A Roma è arrivata Elena, la sorella di Giulia Cecchettin

 E poi c'è Elena, sorella di Giulia, piena di dolore ma in prima linea, che chiede su Instagram, ancora una volta, una reazione a tutti: "Affinché nessuno più debba sentire il vuoto che sento io, il dolore lancinante che nel buio della mia camera sento incessantemente, dobbiamo reagire. Ci deve essere un cambiamento, una rivoluzione culturale, che insegni il rispetto, l'educazione, l'affettività. Che insegni ad accettare i no, che insegni che le donne non sono proprietà di nessuno". Poche ore prima era stato il papà Gino a postare un fiocco rosso e un semplice appello: 'Parlate, denunciate, fidatevi!'.

 

Momenti di tensione si sono registrati davanti alla sede di Pro Vita & Famiglia durante il corteo di Non una di meno a Roma. Sono state lanciate bottiglie e fumogeni contro l'edificio che era presidiato dalle forze dell'ordine. Il gruppo di manifestanti si è poi allontanato. Sul posto blindati e agenti in tenuta antisommossa. "Le forze dell'ordine ci hanno preso a manganellate mentre facevano un'azione con fumogeni e scritte sul muro", raccontano alcune manifestanti. "Due ragazze sono rimaste ferite - dice un'attivista - una al viso, che è stata portata in ospedale, l'altra alla testa".

 

Fotogallery - Tensione al corteo di Roma quando passa davanti alla sede Pro Vita

 

Di questa giornata così partecipata e sonora resterà l'immagine del Circo Massimo gremito e fucsia, dove è stato dapprima chiesto il silenzio e di stare seduti, poi di alzarsi esplodendo nel grido: "Insieme siam partite, insieme torneremo. Non una, non una, non una di meno". 

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