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Parma, Ghirardi: "I debiti nel calcio sono una normalità" 

L'ex presidente torna a parlare: "Chiedo i danni a Taci" 

- Molti danno la colpa a Ghirardi per la situazione del Parma, ma l'ex presidente si difende: "Debito di 88 milioni di euro? Nel calcio è la normalità. Al Parma basterebbe vendere i giovani Mauri e Cerri, e pure Defrel, che ho parcheggiato al Cesena, per abbatterlo della metà. Società molto più importanti sono messe peggio". L'ex patron passa all'attacco: "Chiedo i danni a Taci, non ha rispettato il contratto".

Parma, Ghirardi: "I debiti nel calcio sono una normalità" 

Tommaso Ghirardi racconta tutto in un'intervista a La Gazzetta dello Sport: "Taci non mi ha dato i 10 milioni di euro previsti dal preliminare, ma si è accollato i debiti, ha incontrato sindaco e presidente degli industriali, ha fatto promesse. Le prime mosse di mercato mi hanno confortato, ha preso Rodriguez, Varela e Nocerino, e poi il capitano dell'Albania. Pensavo di aver ceduto il Parma alla persona giusta e mi sbagliavo. Chiedo scusa ai tifosi perché tempo fa ho detto di aver lasciato la società in buone mani. Oggi non lo direi più e non venderei il club a Taci. Mi sento tradito. Così ho citato Taci in sede civile, gli chiedo i danni per inadempienza del mandato contrattuale".
L'ex presidente prova a fare anche chiarezza sul debito: "Ammontava a 78 milioni, saliti poi a 88 verso fine anno. Quel buco da 200 milioni è una balla. Ho pagato gli stipendi dei giocatori e quelli dei 22 dipendenti fino a novembre, per cui non capisco perché oggi qualcuno degli impiegati dica che non vede i soldi da un anno. Non è vero, ma vabbé, lasciamo stare". Ghirardi non capisce la nuova gestione: "Non mi spiego perché Paletta sia andato al Milan per un solo milione di euro, io lo avrei dato via a 3-4, o perché a Cassano e Felipe sia stato concesso lo svincolo, senza la rinuncia agli stipendi".
Adesso l'ex patron vive sotto scorta perché riceve "minacca e insulti. Ho moglie e figlio piccolo da tutelare: i carabinieri passano di continuo, ma per sentirmi sicuro al cento per cento sono costretto a pagare una vigilanza privata". Poi si lascia con una promessa: "Non tornerò mai nel calcio, non guardo più nemmeno le partite".
 

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